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Emiliano alla direzione del Pd in soccorso di Renzi

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nonché leader di “Fronte democratico” (la neo corrente interna al Pd nata, alla vigilia del congresso del partito della scorsa primavera, intorno alla candidatura a segretario del governatore pugliese), nella direzione nazionale svoltasi ieri a Roma è andato in soccorso dell’ex premier Matteo Renzi, con il quale – come è noto – i rapporti politici all’interno del partito non sono mai stati idilliaci. Anzi, il più delle volte sono conflittuali e di rivalità politica. Però, nell’ultima direzione Emiliano si è mostrato collaborativo con la segreteria, al punto da chiedere ed ottenere piena condivisione sui dieci punti proposti e, poi, acquisiti nella relazione finale di  Renzi. Infatti, a dare notizia di quanto accaduto in Direzione e, soprattutto, del cambio di passo verificatosi nei all’interno del partito tra il segretario Renzi ed il suo ex rivale barese  alla segreteria, è stato lo stesso Emiliano che in un post su Facebook ha pure commentato: “Il primo passo per ricostituire il centrosinistra lo abbiamo fatto. Adesso si apra il tavolo del programma della coalizione di centrosinistra attorno ad un progetto nuovo per l’Italia”. E, prima di elencare tutti e dieci i punti su cui il Pd si è ritrovato unito, il governatore pugliese ha affermato: “Il Pd deve ascoltare e recepire le istanze della società e dei partiti della sinistra italiana con lo spirito di ricostruire una comunità e non solo un’alleanza”. Una nuova fase politica che, stante sempre alle affermazioni di Emiliano, dovrebbe comportare un’apertura del segretario Renzi per una gestione collegiale del partito, e quindi condivisa sia da Emiliano che dall’altro sfidante dell’ex premier alle primarie del 30 Aprile scorso, vale a dire il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al fine di realizzare alle politiche della prossima primavera un ampio cartello di centrosinistra che comprenda dall’Udc a Sinistra italiana. Ma a mettere indirettamente i puntini sulle “i” all’annunciata apertura con entusiasmo di Emiliano sul noto social network ci ha pensato subito il capogruppo alla Camera di “Articolo 1- Mdp”, Francesco Laforgia, che rispondendo a Bari alle domande di alcuni giornalisti ha precisato: “Se Emiliano pensa che siamo importanti per la regione, deve chiedere a noi una collaborazione, non una subalternità o un rapporto di fedeltà. Se stiamo sul merito e ci viene chiesto il nostro contributo, dalla sanità all’ambiente, noi ci saremo”. Ed è chiaro, quindi, che se il governatore pugliese ritiene importante la presenza di Mdp nella coalizione di governo della Regione, ancor di più lo sarebbe per un’alleanza elettorale in vista delle prossime elezioni politiche. Dove i voti del neo partito di coloro che hanno abbandonato il Pd prima dell’ultimo congresso, per seguire l’ex segretario Pierluigi Bersani insieme a Roberto Speranza ed al’ex premier Massimo D’Alema, in base alla nuova legge elettorale potrebbero essere determinanti in molti dei 231 collegi uninominali per la Camera e nei 106 per il Senato. Infatti, se in base ai recenti sondaggi risulterebbe difficile sia per il M5S che per il centrodestra unito riuscire a raggiungere la soglia del 40% dei consensi nella quota proporzionale, per entrambi i rami del Parlamento, ed ottenere quindi il premio di maggioranza, non è affatto detto che per uno di questi due blocchi politici, che riuscisse alle prossime elezioni politiche, ad aggiudicarsi la vittoria in circa i 2/3 dei collegi uninominali (ossia quelli dove ad essere eletto sarebbe il candidato dello schieramento che prende più voti), possa poi rivelarsi ugualmente improbabile l’ottenimento della maggioranza in una od addirittura in entrambe le Camere, qualora nella quota proporzionale le sigle che compongono lo schieramento raggiungano un numero di eletti che uniti a quelle della quota maggioritaria raggiungano o superino la soglia minima per governare in autosufficienza di 316 deputati per la Camera e 161 per il Senato. E questo, forse, sarebbe il rischio di sconfitta più grosso che la coalizione di centrosinistra guidata dal Pd correrebbe, qualora alle prossime elezioni politiche corresse spaccato come alle recenti elezioni siciliane. In definitiva, la nuova legge elettorale di Caera e Senato, il cosiddetto “Rosatellum 2.0” , potrebbe rivelarsi un boomerang per il partito di Matteo Renzi, qualora il Pd non riuscisse, alle prossime politiche, a coagulare intorno a se tutte le anime della sinistra con cui finora è in disaccordo su tutto, o quasi, a cominciare dalla stessa legge elettorale appena approvata. Quindi, raggiungere un’intesa non sarà impresa da poco. E ciò, evidentemente, lo bene il governatore Emiliano, ma lo sa pure il segretario Renzi, che ora sembra essere addirittura in sintonia piena con i suoi ex rivali interni  al partito.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Novembre 2017

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