Emiliano chiude gli ospedali, mentre in Veneto fanno esami anche di domenica
Quando si parla di sanità in Italia, è impensabile non poter fare un confronto tra le regioni meridionali e quelle del nord d’Italia. Perché è troppo facile dare delle giustificazioni storiche al divario da sempre esistente tra nord e sud, ma se analizziamo nel dettaglio come vengono amministrati quei settori socialmente utili come appunto quello della sanità ,ma non solo, emergono delle divergenze oggettive che non possono non essere imputabili che all’incompetenza (o al proprio tornaconto) delle Istituzioni preposte per garantire questo servizio di vitale importanza in una comunità. Proprio le ultime dichiarazioni del Governatore della regione Puglia confermano quanto detto: a seguito della scoperta del buco finanziario di 100 milioni di euro, del quale il suo predecessore- Nichi Vendola- ignorava evidentemente (o compiacentemente) l’esistenza, Emiliano si vede costretto a chiudere direttamente alcuni ospedali per arginare la perdita finanziaria,come se non fossimo già carenti di posti letto nelle strutture sanitarie, ad oggi, ancora operative. Piuttosto basterebbe tagliare le spese pazze che fanno lievitare i costi a carico dei cittadini, ad esempio: per un ago a farfalla le Asl pugliesi pagano 0.054 euro contro la cifra standard di 0.028 euro. Secondo i dati dell’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) uno stent coronarico a rilascio di farmaco, in Puglia, costa in media 1.410,75 euro contro i 448,95 euro del listino standard su scala nazionale e per una testa femorale da rivestimento si passa dal prezzo di riferimento di 344 euro agli attuali 960 euro. O ancora evitare di comprare ulteriori attrezzature per le ASL che nei loro magazzini conservano dei supporti sanitari nuovi o semplicemente da ricondizionare per poter essere riutilizzati nuovamente, con un notevole risparmio di euro. E’ pur vero che questo andrebbe a danno delle case farmaceutiche e sanitarie che forniscono i prodotti alle strutture pugliesi, ma questa è un’altra storia… Nel frattempo in Veneto, dove le priorità nell’ambito sanitario sono evidentemente diverse, è stato incrementato il servizio per gli esami diagnostici e del sangue che potranno essere effettuati anche nei giorni festivi, tramite una prenotazione effettuabile sul portare della ASL online, per dare l’opportunità ai cittadini di curarsi senza dover chiedere permessi a lavoro o giustificare i figli per un ritardo a scuola. In due paesi della provincia di Treviso, il Centro Prelievi dell’ospedale di Conegliano e quello di Vittorio Veneto funzioneranno a pieno regime. L’azienda sanitaria in questione ha così applicato le disposizioni della Regione, che aveva suggerito di ampliare il più possibile gli orari degli ambulatori per facilitare l’accesso ai cittadini. Ma già nel 2013, la regione Veneto aveva esteso la fascia di effettuazione delle indagini radiologiche dando ai suoi assistiti la possibilità di effettuare risonanze magnetiche anche la domenica. E nello stesso anno aveva avviato gli esami “notturni”, di fatto l’ampliamento del servizio nella fascia serale, snellendo abbondantemente le liste d’attesa per gli utenti. Lo stesso sistema vige anche per la regione Lombardia, dove in soccorso degli affollati ospedali pubblici sono state potenziate le strutture private convenzionate che offrono lo stesso servizio in regime di ticket sanitario come previsto dalle strutture pubbliche. In Puglia, invece, le liste d’attesa secolari sono solo l’ultimo nodo da sciogliere, secondo Emiliano infatti: <
Maria Giovanna Depalma
Pubblicato il 8 Ottobre 2015