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“Emiliano come Vendola: parole, ma senza fatti”

I rappresentanti del Comitato pugliese “Acqua bene comune” temono che la Regione Puglia non abbia interesse a rendere l’Ente di gestione dell’acqua, di cui è proprietaria, un’Azienda speciale di Diritto pubblico, ma ha mantenerla come società di diritto privato, ossia come Società per azioni, qual è tuttora per l’appunto, in modo da poter vendere le quote in qualsiasi momento e, quindi, ha portarla sul mercato. Infatti, stante ad una nota dello stesso Comitato alle parole dei governanti regionali finora non sono seguiti i fatti ed il presidente regionale, Michele Emiliano (Pd), sarebbe come il suo predecessore, Nichi Vendola (Sel), che, sull’Aqp Spa, a parole assicurava di voler considerare l’acqua un bene comune da preservare alla gestione collettiva, e quindi pubblica, ma nei fatti non ha mai provveduto alla ripubblicizzazione di tale Azienda regionale di gestione dell’acqua. Nel comunicato il Comitato pugliese “Acqua bene comune” ha rilevato che qualche giorno fa il presidente Emiliano in Consiglio regionale ha dichiarato: “Nel nostro programma di Governo la privatizzazione dell’Acquedotto pugliese è esclusa, non è possibile, non ci sarà mai, almeno fino a quando io sarò Presidente della Regione”, ricordando che anche Vendola, a più riprese durante le due precedenti Legislature, aveva fatto analoghe affermazioni. Però, se è vero che le azioni di Aqp Spa non sono state vendute a privati, è anche vero che il governo Vendola non ha fatto l’unica cosa che avrebbe dovuto fare per mettere al riparo l’Acquedotto da un eventuale e possibile passaggio di mano a privati, ovvero ripubblicizzarlo, cioè trasformarlo in Azienda speciale di Diritto Pubblico, sull’esempio dell’Azienda speciale “Acqua Bene Comune” di Napoli. Ed a tal proposito, nella nota, il Comitato pugliese contro la privatizzazione dell’acqua ha ricordato al presidente Emiliano che in data 3 agosto 2016, il Consiglio regionale pugliese ha votato una mozione presentata dal M5S, che ha fatto propria la precedente richiesta dello stesso Comitato di istituzione di un tavolo tecnico paritario fra Regione ed i rappresentanti del Comitato “Acqua Bene Comune”, per la ripubblicizzazione di Aqp Spa.  Mozione a cui ultimamente, il presidente Emiliano – a detta sempre dello stesso Comitato – sembra stia dando seguito con la promessa di convocazione del tavolo entro il corrente mese di gennaio. “Ma intanto il Presidente Emiliano cosa fa?” si chiedono ironicamente nella nota i rappresentanti del Comitato pro-acqua pubblica e si danno anche la risposta: “Va nella direzione opposta (ndr – a quella promessa) con la proposta di trasformazione dell’Acquedotto in una multiutility, per arrivare a trasformare Aqp Spa in una vera e propria holding che diverrebbe l’unico gestore del Sud, inglobando tutti gli altri acquedotti!” Quindi, si rileva inoltre nel comunicato, “Stiamo andando ad una gestione puramente manageriale, che probabilmente ci porterà anche alla fine a risparmiare dei soldi”. Ma anche questo indirizzo di gestione, secondo il Comitato, è simile a quanto sostenne Vendola al momento della nomina dell’Ing. Ivo Monteforte, senza che per altro – sottolineano ancora i rappresentati del Comitato – “sia stato finora possibile visionare il piano industriale di Aqp”, ricordando con lo stesso precedente pizzico di ironia che  “a distanza di qualche anno abbiamo visto come è andata in termini di assenza di trasparenza, mancanza di applicazione dell’esito referendario, violazione del diritto umano all’acqua potabile” e rilevando che alla fine “l’ingegnere (ndr –Monteforte) è finito indagato per reati ambientali e, più recentemente, per truffa e peculato”. Reati che – secondo le ipotesi accusatorie – sarebbero stati consumati, evidenzia il Comitato, “sempre nell’esercizio delle sue funzioni di amministratore unico di Aqp Spa”. La nota si conclude con una riflessione in cui si evidenzia che “la storia dimostra – a tutti i livelli – che i manager (o i cosiddetti tecnici) non è detto che siano più onesti dei politici, ancor meno che siano interessati a indirizzare l’attività economica a fini sociali, come prescrivono gli art. 41 e 43 della Costituzione e la volontà espressa da 27 milioni di cittadini (ndr – italiani) nel referendum del 12 e 13 Giugno 2011”. “Ancora una volta – secondo il Comitato pugliese per l’acqua pubblica – si cerca di sviare l’attenzione dal nodo della questione: il rispetto della volontà dei cittadini pugliesi e la ripubblicizzazione di Aqp Spa”. E per tale motivo il Comitato pugliese “Acqua bene comune” sollecita la Regione ed, in particolare, il presidente Emiliano all’immediata istituzione del tavolo tecnico per il ritorno  dell’Acquedotto pugliese ad Ente pubblico, che è la  condizione ineludibile per scongiurare effettivamente un passaggio in mani private dell’Azienda. “Tutto il resto –  rileva il Comitato a chiusura della nota – sono chiacchiere!”

Giuseppe Palella

  

 

 


Pubblicato il 6 Gennaio 2017

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