Cronaca

Emiliano continua a essere divisivo per il centrosinistra pugliese

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, continua ad essere divisivo non solo per la coalizione di centrosinistra che a maggio del 2015 lo ha eletto governatore, ma finanche con il suo stesso partito, il Pd, di cui continua a dichiararsi appartenente nonostante il non rinnovo della tessera lo scorso dicembre. Infatti, il presidente Emiliano, che notoriamente aspira ad una riconferma nel 2020 alla guida della Puglia, ha deciso di sferrare la sua battaglia per primarie anticipate nel centrosinistra, sul nome da candidare alle regionali del prossimo anno alla presidenza della Regione, proprio nel bel mezzo del campagna congressuale del Pd, che il prossimo 3 marzo ha fissato la conta ai gazebo per la scelta del nuovo segretario nazionale. Una battaglia, quella di Emiliano, che ha come obiettivo chiaramente quello di tenere al suo fianco alle prossime elezioni regionali il Pd, che al suo interno mostra da tempo segni di insofferenza alla sua riconferma a governatore, oltre che ovviamente alla sua ricandidatura a presidente in quota al partito, come dimostrano in maniera ormai dichiarata le affermazioni non solo autorevoli esponenti nazionali di quel partito (vedi l’ex ministro Carlo Calenda ed uno degli aspiranti segretari, Roberto Giachetti), ma soprattutto quelle di un cospicuo numero di iscritti riunitisi in un apposito Comitato, il “Pandino tour”, che da alcuni mesi chiede a gran voce la non ricandidatura di Emiliano a presidente della Regione nel 2020 per la tradizionale coalizione di centrosinistra. Segnali, questi, che verosimilmente hanno insospettito Emiliano e lo hanno indotto ad un’accelerata sulla sua richiesta di primarie per stabilire in Puglia, con notevole anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, il nome del candidato governatore di centrosinistra alle regionali del prossimo anno. E lo sprint finale di Emiliano a tale accelerata è giunto proprio con la convocazione di dette primarie per il prossimo 24 febbraio. Ossia esattamente una settimana prima di quelle nazionali del Pd per il nuovo segretario. Convocazione “imposta” (anche per la data) verosimilmente dallo stesso Emiliano che, attraverso il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, ed alcuni altri rappresentanti di sigle politiche satelliti del centrosinistra nella nostra regione, ha il pieno controllo del tavolo della coalizione politica che sostiene il governatore pugliese nell’Assemblea regionale. Però, la situazione di confusione e lacerazioni, che lo stesso Emiliano ha evidentemente contribuito a creare, oltre che nella coalizione, nel suo stesso partito, è tale che la mossa di voler far svolgere le primarie  per le regionali del 2020 il prossimo mese di febbraio sta determinando al governatore pugliese ulteriori divisioni e derisioni all’interno del centrosinistra, al punto che potrebbe forse risultare difficile ad Emiliano legittimarsi, poi, in maniera credibile la ricandidatura a presidente in simili condizioni di scontro aperto e di aspre critiche provenienti proprio da alcune sigle politiche significative che nel 2015 lo hanno fatto vincere. Infatti, tra coloro che in queste ore stanno andando giù pesanti nei confronti delle primarie “imposte” da Emiliano c’è il leader della civica “La Puglia in più”, il senatore salentino Dario Stefano del Pd, che sulle motivazioni addotte dal governatore per le primarie anticipate ha così commentato: “L’arte di inventare. Primarie fissate ad un anno e mezzo d’anticipo rispetto alle elezioni regionali per ‘avere il tempo di costruire dal basso un programma condiviso e partecipato’. E il programma attuale, invece? È di sicuro una delle giustificazioni più creative mai sentite”. “Anche perché, – ha continuato Stefano – in più di tre anni di governo regionale, chi si preoccupa oggi della ‘azione futura’ non ha mai avvertito il bisogno di convocare uno straccio di riunione di coalizione in cui confrontarsi, discutere su vecchie e nuove criticità, condividere azioni e soluzioni ai problemi dei pugliesi”, chiarendo che “Fanno tutto da soli, anche quando cercano di vestire i panni democratici parlando di leggi sulla partecipazione”. Per cui – ha affermato inoltre il leader de “La Puglia in più” che nel 2015 ha espresso in consiglio regionale ben 4 rappresentati – “Queste non sono primarie del centrosinistra, sono le primarie ad uso e consumo di Michele Emiliano, il quale, nel tentativo di autoproclamarsi candidato a tutti i costi, ha scelto di produrre uno strappo”, cambiando “consapevolmente fisionomia e contenuti della coalizione di centrosinistra che gli ha permesso di essere governatore e, finora, sostenuto con lealtà”. “ E consapevolmente – per Stefano – sta facendo un’operazione di sostituzione netta di ceto politico con l’illusione di sostituire anche un elettorato che gli ha girato le spalle da tempo”. “Consapevolmente” ribadisce, con evidente ironia, il senatore salentino del Pd che aggiunge: “Non è una prova di forza, come qualcuno prova a raccontare. Semmai è sintomo di grande debolezza. Ma è la logica dell’uomo solo al comando”. E quella di fissare primarie con notevole anticipo sarà stata per Emiliano probabilmente una decisione solitaria. Pero, ora, si tratterà di vedere in quanti lo seguiranno su detta decisione e quanti invece si adegueranno. Se si adegueranno. Diversamente la strada del governatore pugliese verso le regionali del prossimo anno sarà quasi sicuramente ancora più in salita, oltre che verosimilmente molto aspra ai fini di un’eventuale vittoria nel 2020. Di certo  lo scenario politico pugliese è un continuo divenire, ma non soltanto per Emiliano ed il “suo centrosinistra” ormai ampio, ma anche molto sbiadito.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 23 Gennaio 2019

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