Cronaca

Emiliano e i dubbi che non ha mai avuto…

L’iniziativa del Procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, di avviare l’iter per sottoporre ad azione disciplinare il pm barese Michele Emiliano che, da magistrato seppur “fuori ruolo”, svolge attività politica assumendo tessera ed importanti ruoli di partito, ha innescato un’accesa polemica nel mondo politico pugliese, tra qualche esponente del centrodestra (da una parte) che accusa l’ex Primo cittadino barese di fare attività partitocratica, violando norme fondamentali dell’Ordine professionale di appartenenza e della Costituzione, e del centrosinistra (dall’altra) che, invece, difende il segretario del Pd pugliese, prospettando la necessità di rivedere la normativa vigente, al fine di evitare l’ipocrisia dei magistrati in aspettativa. che partecipano alla conduzione di partiti politici solo in qualità di invitati e non di iscritti. “Se l’azione disciplinare del Pg della Cassazione, per nulla tempestiva, contro Michele Emiliano dovesse trovare riscontro, ciò significherebbe che la Puglia rischia di essere governata da un uomo che ha vissuto e continua a vivere nel più totale spregio della legge” si chiede il vicepresidente dell’Assemblea regionale pugliese, Nino Marmo, che inoltre aggiunge: “Più volte avevamo evidenziato la possibile illegittimità della carica ricoperta da Emiliano all’interno del Pd, prima come segretario e poi come presidente. Ciononostante, Emiliano ha continuato a violare le norme non solo non dimettendosi, ma anche facendosi nominare assessore a San Severo solo per fare campagna elettorale”. Ma, soprattutto, rileva ancora Marmo: “Ciò getta un’ombra su tutto il centrosinistra di cui è leader. Tra l’altro, non sarebbe male se chi per anni ha puntato il dito contro lo schieramento avverso, non cominciasse a sentirsi leggermente in imbarazzo per una leadership scomoda e inopportuna per lo stesso centrosinistra e per la Puglia”. E, poi, il vice presidente del consiglio regionale conclude: “Emiliano si chiede perché il Pg sia intervenuto dopo 11 anni dall’inizio della sua carriera politica. Ma noi, invece, gli chiediamo: perché non se ne è accorto prima da solo, essendo magistrato e conoscendo la legge?”. In realtà, è molto strano che l’ex pm antimafia della Procura barese da attento e valido magistrato, quale ritiene di essere, conoscendo la normativa ed avendo qualche dubbio in merito, visto le sue recenti dichiarazioni in merito, non si sia almeno preoccupato di formulare un interrogazione, sia alla suprema Corte a Sezioni unite, sia all’Organo di autogoverno dei giudici, ossia al Csm, per chiedere se fosse lecito che nella sua posizione di magistrato “fuori ruolo” potesse ricoprire anche cariche politiche di partito, oltre quelle istituzionali per le quali è assodato che non vi sia alcuna incompatibilità. A maggior ragione tale interrogativo Emiliano avrebbe, evidentemente, potuto e dovuto porlo dopo l’esito finale del procedimento disciplinare a carico del collega napoletano Luigi Bobbio, noto già da maggio del 2010. Ma il sospetto che il procedimento aperto di recente dalla Procura generale della Cassazione a carico di Emiliano possa essere fondato lo confermerebbe indirettamente anche un deputato barese dello stesso partito di Emiliano, Dario Ginefra, quando, in polemica con Marmo, afferma che: “Pur rispettando quanto stabilito dalla Pg della Cassazione, da legislatore mi interrogo sulla opportunità di novellare la legislazione vigente al fine di assicurare davvero ad ogni cittadino i precetti degli artt. 3 e 51 della Costituzione e di evitare così l’ipocrisia della partecipazione dei magistrati in aspettativa, in qualità di meri invitati e non di iscritti alla direzione politica dei partiti”. Dichiarazione, questa, che confermerebbe il sospetto di Marmo che Emiliano possa aver in questi anni ricoperto ruoli istituzionali importanti (sindaco di Bari, presidente Fondazione Petruzzelli, assessore a San Severo) e continuare ancora, in una posizione di illegalità professionale da magistrato. Infatti, sono in molti tra gli addetti ai lavori a chiedersi: “Poteva Emiliano non sapere di una sua possibile incompatibilità tra dirigente di partito e magistrato in aspettativa?”. “Probabilmente – dichiarano ironicamente gli stessi – faceva finta di non sapere”. Ma ora che il Pg della Cassazione ha aperto il caso che farà Emiliano? Verosimilmente aspetterà l’esito del procedimento disciplinare a suo carico, poi deciderà. Nel frattempo potrebbe aversi guadagnato l’elezione a Presidente della Regione e comunque, anche se andasse male, quella di semplice consigliere regionale. Quindi, si dimetterebbe solo da segretario del Pd pugliese e da altri eventuali incarichi di partito ricoperti, oltre che da tesserato del Pd. In tal modo verrebbero meno le ragioni dell’incompatibilità con la propria posizione professionale eccepite dalla Procura della Cassazione. E, quindi, rimarrebbe per molto tempo ancora un magistrato ‘fuori ruolo’, perché impegnato in attività istituzionale elettiva. Meraviglia, però, che nel suo partito, il Pd, nessuno ha nulla da eccepire sul percorso di Emiliano per primeggiare alle primarie del centrosinistra, qualora risultasse effettivamente che ha svolto l’incarico di capo regionale del partito in una posizione di “illegalità” professionale? Ed a quel punto che credibilità potrebbe più vantare il Pd in Puglia sul rigoroso rispetto delle regole e della legge? Intelligenti pauca.          

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Dicembre 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio