Primo Piano

Emiliano fuori dal guado. Resta nel Pd e si candida contro Renzi

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, solo poco prima dell’inizio della Direzione nazionale del Pd ha rotto gli indugi ed ha comunicato la sua decisione di non abbandonare il partito che nel 2007 ha contribuito a fondare e di proseguire la sfida al segretario uscente, Matteo Renzi (che non ha concesso alla minoranza interna neppure i tempi tecnici per poter prepararsi alla sfida congressuale), confermando la propria candidatura alla guida del partito. Una decisione non facile, quella assunta dal governatore pugliese, vista la situazione in cui si era infilato dopo aver condotto la battaglia interna contro Renzi al fianco di altri due aspiranti candidati alla segreteria, Roberto Speranza ed Enrico Rossi, e con cui aveva condiviso, fino a sabato scorso, propositi scissionisti, qualora non fossero state concesse dalla maggioranza interna del partito almeno le condizioni minimali per la celebrazione di un congresso “vero” e non “cotto e mangiato”, come lo ha etichettato il leader della sinistra interna al Pd, l’ex segretario Pierluigi Bersani, che, insieme ad Emiliano, Rossi e Massimo D’Alema, ha cercato in tutti i modi di allungare i tempi per la conta congressuale. “Mi candido —  ha dichiarato Emiliano in Direzione, dopo aver rinunciato ad ogni ipotesi di scissione coltivata fino a poche ore prima assieme a Rossi e Speranza — perché questa è casa mia, è casa nostra e nessuno può cacciarmi o cacciarci via”. “Mi candido dunque – ha poi sottolineato il governatore pugliese – accogliendo l’invito e l’esempio degli ex leader del Pd, ma soprattutto quello di tantissimi militanti che mi hanno chiesto in queste ore di far sopravvivere il progetto politico cui abbiamo lavorato insieme a partire dal 14 ottobre del 2007”. E per togliere ogni alibi a chi da domenica scorsa, dopo aver ascoltato il suo appello in assemblea al segretario uscente del Pd, lo ha additato come uno che cambia velocemente idea, ha voluto mettere evidentemente le mani avanti ad ogni altra eventuale accusa di volubilità, affermando: “Sorrido amaramente quando mi descrivono esitante nel prendere questa decisione: è evidente che chi è capace di tanta superficialità rispetto a questioni così gravi, non ha mai vissuto analogo travaglio”. Ma su tale questione che lo riguarda in prima persona Emiliano ha detto di più, quando nel suo discorso in Direzione ha sostenuto che coloro che lo descrivono come un esitante “sono le stesse persone che nulla hanno avuto da dire ad un segretario e premier che dopo aver personalizzato un referendum costituzionale, promettendo addirittura il ritiro dalla vita politica in caso di sconfitta, oggi vanno avanti con lui senza porgli le domande” che invece fanno a lui. Però, l’attacco più duro Emiliano lo ha riservato al segretario uscente, Renzi, che – secondo il governatore  di Puglia –  “ha mostrato con evidenza di essere il più soddisfatto della possibile scissione”. Infatti, ha poi commentato Emiliano: “Se il tuo contraddittore è contento che tu abbandoni la discussione, vuol dire che teme i tuoi argomenti”. Ed ha proseguito ribadendo: “Mi candido dunque nonostante il tentativo del segretario uscente, chiaro a tutti, di vincere il congresso ad ogni costo e con ogni mezzo, approfittando di avere gestito per tre anni tutto il potere politico, economico e mediatico di questo Paese” e spiegando che l’ex premier ora dimissionario anche dalla segreteria “ha fretta perché non vuole rinunciare a questa posizione dominante e non concede ai suoi avversari il tempo necessario per girare nemmeno la metà delle province italiane”. Emiliano nel suo discorso alla Direzione cita finanche alcune parole del fondatore della vecchia Dc e dice: “Il nostro è infatti un popolo di ‘liberi e forti” (ndr – Don Luigi Sturzo) che sa scegliere e ascoltare, che concede sempre, anche a coloro che non condivide, attenzione e disponibilità a cambiare idea”. Rivendica anche di aver impedito, insieme a Rossi e Speranza, che il segretario dimissionario “precipitasse il Paese verso elezioni anticipate”, chiedendo invece “un congresso vero ed approfondito” che consentisse di riflettere sui 1000 giorni di governo Renzi. Ma quest’ultimo si è inventato – sempre secondo Emiliano –  “un congresso col rito abbreviato da celebrare entro aprile” o, al più, “entro metà maggio”, se quelli della minoranza faranno i bravi. Tornando sulla riunione di domenica scorsa, il governatore pugliese ha voluto evidenziare che durante l’assemblea  ha tentato un’ultima disperata mediazione che impedisse una scissione con l’area della sinistra del partito rappresentata da Rossi e Speranza. Però, ha sottolineato inoltre Emiliano:  “Il mio intervento seguiva quello di Guglielmo Epifani che aveva richiesto al segretario dimissionario una maggiore contendibilità del congresso per utilizzare questo elemento come punto di partenza di una ricucitura. Assieme a loro ho aspettato un gesto, semplice e facilmente realizzabile, che avrebbe con certezza evitato la paventata scissione che tutti viviamo come una sciagura. Ma quel gesto non è arrivato. Anzi il segretario non ha replicato in assemblea lasciando di stucco tutti gli osservatori e l’Italia intera”. Non solo, ma per lo sfidante pugliese di Renzi, questo “oggi è arrivato al punto di irridere tutti noi non partecipando a questa direzione per rendere vani i sinceri tentativi fatti in queste ore da tutti i dirigenti e i militanti del Pd che avrebbero potuto evitare questa irreparabile sconfitta”, aggiungendo che nel Pd: “La rottamazione di tutto ha preso il posto della funzione della leadership che unisce”. Emiliano ha ricordato pure una frase di Don Milani quando ha detto: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”. Alla fine, il governatore di Puglia ha chiarito il motivo del suo non abbandono del Pd, affermando che la sua missione di sfida a Renzi è quella di “trasformare il fremito di tanti ad andare via in desiderio di riprendersi diritto di cittadinanza in questo grande partito”. Infatti, ha poi concluso Emiliano: “In questa battaglia di difesa del Pd non abbiamo ragionato su tatticismi ed alleanze precostituite, ma fidandoci dei singoli militanti, degli italiani e della loro coscienza. Consapevoli che: Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. E che lo sfidante pugliese di Renzi, dopo i suoi repentini giravolta comportamentali e tattici all’interno del Pd, possa anche essere sconfitto nell’ardua impresa contro il segretario dimissionario è pure possibile. Però, è quasi certo – secondo alcuni addetti ai lavori della politica – che Emiliano, da candidato segretario, a Renzi in questa battaglia riuscirà almeno a ferirlo.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Febbraio 2017

Articoli Correlati

Back to top button