“Emiliano impugna dinanzi alla Corte costituzionale? Fdi: Solo un colpo di teatro”
Attuato per rimediare alla "figuraccia" con le altre Regioni di centrosinistra che attendevano la Puglia per promuovere la richiesta di referendum
Dopo la delibera incompleta votata dalla maggioranza del Consiglio regionale per la richiesta di referendum abrogativo della recente legge Calderoli sull’autonomia differenziata ed il flop consigliare della settimana successiva, che avrebbe dovuto rimediare alla mancata indicazione dei delegati pugliesi alla presentazione del quesito referendario presso la Corte costituzionale, il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha deciso di impugnare in via diretta la legge Calderoli dinnanzi alla Consulta, ritenendo la stessa lesive di talune competenze esclusive delle Regioni. Una decisione che – secondo i sei consiglieri dell’opposizione di centrodestra che fa capo al partito pugliese della premier Giorgia Meloni – sarebbe scaturita dal fatto che neppure lo stesso presidente Emiliano “crede più nella sua maggioranza e dispera che il Consiglio possa approvare i due quesiti referendari contro l’Autonomia” dopo la pausa agostana. Perciò, ha commentato il Gruppo di Fdi alla Regione, Emiliano “per riparare alla figuraccia rimediata in due sedute consecutive (e dopo aver furiosamente litigato con la ‘sua’ presidente del Consiglio, Capone) ha tirato fuori dal cilindro un colpo di teatro”. Ossia fare ricorso alla Consulta contro la legge Calderoli. Infatti, così facendo, per l’opposizione meloniana pugliese, il governatore “ha riconquistato i riflettori della stampa e salvato la faccia con i suoi colleghi presidenti dell’Emilia Romagna, Toscana, Campania e Sardegna” che – come è noto – aspettavano la Puglia come quinta Regione richiedente il referendum sulla legge Calderoli. “Insomma, un’impugnazione che – hanno commentato inoltre i consiglieri di Fdi – ha il sapore più di riabilitare Emiliano rispetto agli altri governatori rosso-gialli e di tirare uno schiaffone alla sua maggioranza che di vera intenzione di opporsi all’attuazione di un’Autonomia, prevista dalla nostra Costituzione per volontà del centrosinistra”. Ma non sono solo queste le accuse di Fdi ad Emiliano per l’impugnativa della legge Calderoli, poiché il governatore pugliese – sempre secondo i sei rappresentati meloniani alla Regione Puglia – cerca probabilmente anche di “pareggiare i conti, decisamente sbilanciati, delle leggi regionali (ndr – pugliesi)” che il Governo centrodestra di Giorgia Meloni ha finora impugnato davanti alla Corte costituzionale. Però, si chiede il Gruppo di Fdi alla Regione, “quanto ci costa l’autorevole costituzionalista Massimo Luciani” per questo “ennesimo colpo di teatro” di Emiliano effettuato “a spese dei pugliesi”? A puntare il dito contro il governatore pugliese per i costi “sempre a spese della collettività” da parte “di chi ambisce ad essere il primo della classe, ma sempre e comunque senza vero costrutto per la collettività” è anche il senatore pugliese di Fdi, nonché ex consigliere regionale, Ignazio Zullo, che con una nota ha accusato Emiliano di “magnificarsi a spese della collettività”. Però, ha proseguito Zullo, “viene da chiedersi a cosa serva questo ricorso, se ormai il referendum è avviato”, a seguito del raggiungimento – come è noto – del numero di firme necessarie (ndr – 500mila) per la richiesta popolare del referendum sulla legge Calderoli. Infatti, secondo il senatore pugliese di Fdi, sarebbe meglio “lasciare esprimere i cittadini come più alta forma di partecipazione democratica alla vita del Paese”. Però, ha rilevato Zullo nelle dichiarazioni contro il governatore – Emiliano potrebbe rimediare alle “primizie” di cui fa dono ai pugliesi, facendo la promessa che l’onorario del professionista affidatario dell’incarico per l’impugnativa della legge Calderoli davanti alla Corte costituzionale sarà pagato di tasca propria. Infatti così facendo, per Zullo, il governatore pugliese acquisirebbe “almeno un po’ di credibilità”, oltre che “la divisa di fare il primo della classe non con i soldi della collettività”. Ma ciò sarebbe, forse, chiedere troppo ad un politico che, come tanti altri, è sempre pronto a spendere e spandere, sapendo che alla fine a pagare il conto è sempre e solo “Pantalone”!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 7 Agosto 2024