Cronaca

Emiliano sul referendum contro le trivelle non molla

La Corte Costituzionale ha rinviato a martedì prossimo la decisione che avrebbe dovuto essere presa oggi sull’unico quesito sopravvissuto al vaglio della Cassazione dei sei referendum abrogativi promossi da ben 10 Regioni italiane (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise), che a settembre dello scorso anno, per la prima volta nella storia delle Regioni, si sono attivate per chiedere che su talune norme volute dal governo Renzi si pronunci il popolo. La decisione di rinviare al 19 gennaio la Camera di consiglio dei giudici costituzionali è stata presa per consentire ai legali delle parti (Avvocatura dello Stato per il governo, da un lato, ed avvocature regionali dall’altro) che già avevano depositato memorie sulle scorta della precedente decisione della Cassazione, di rivederle e di depositarle alla luce dell’ultima pronuncia della Suprema Corte. Infatti – come è noto – la Cassazione, cui spetta il primo vaglio di legittimità, in un primo momento li aveva accolti tutti e sei i referendum abrogativi richiesti dalle Regioni. Poi é intervenuta la Legge di stabilità, che ha per così dire “sanato” molti dei punti su cui ruotavano i referendum abrogativi, compreso quello sul divieto di perforazione entro le 12 miglia marine dalla costa, che è stato l’unico a restare in piedi dopo la Legge di stabilità. Quindi, la Cassazione ha dovuto nuovamente esprimersi ed è sopravvissuto, per l’appunto, un solo referendum: quello che riguarda, in sostanza, la durata delle autorizzazioni a perforare ed estrarre. Una durata che la legge estende a tutta la vita del giacimento ed è proprio questa la disposizione che si chiede di abrogare con la consultazione popolare. Intanto il premier Matteo Renzi, con riferimento alle polemiche scoppiate a seguito del decreto governativo rilasciato il 22 dicembre scorso (quindi prima dell’approvazione della Legge di stabilità) alla compagnia Petrolceltic ed a firma del ministro allo Sviluppo economico, per la ricerca di petrolio nell’Adriatico, in una dichiarazione rilasciata a “Repubblica Tv” ha affermato: “Ho letto di potenziali trivellazioni ed ho letto il comunicato stampa di Federica Guidi che dice che non c’è nessuna trivellazione, ma è solo attività di ricerca”.E, continuando, ha commentato: “Bisogna verificare se si tratta di allarmi veri o finti. Leggo tante cose che non sono vere: nei mesi scorsi ho letto pure che abbiamo deportato gli insegnanti…vedremo”. E qui l’allusione evidentemente si riferisce al neo governatore pugliese, Michele Emiliano, che la scorsa estate ha preso posizione sulla cosiddetta riforma governativa della “buona scuola”. Però il presidente della Regione Puglia, intervistato da Giovanni Minoli sul tema trivellazioni nel Mar Adriatico e Mar Tirreno a Mix24 su Radio24, ha dichiarato: “La notizia di queste ore dovrebbe essere che ci sarà il referendum anti-trivelle in Italia e che ovviamente per il Partito Democratico sarà un dramma”. Ed alla domanda di Minoli su cosa si aspetta dalla Consulta (ndr – che deve decidere sul quesito referendario) Emiliano ha risposto: “Io mi aspetto che salvi questo ultimo quesito rimasto e che si faccia la campagna referendaria”. Ed ancora Emiliano nell’intervista di Minoli: “Lo dice lo stesso Governo che (ndr – trivellare) è una follia, perché dopo aver autorizzato moltissime trivellazioni e dopo che le Regioni avevano, per la prima volta nella storia d’Italia, chiesto un referendum, dieci Regioni delle quali nove –  ha sottolineato il presidente della Regione Puglia – governate dal Pd avevano chiesto il referendum, a un certo punto il Governo aveva deciso di fare marcia indietro e ha presentato nella Stabilità un emendamento”. E quando Minoli ha incalzato chiedendogli quali erano i patti che secondo lui Renzi ha tradito, Emiliano ha risposto: “Praticamente quando il Governo, resosi conto della reazione delle Regioni che hanno chiesto il referendum, ha tentato di evitarlo anche per evitare la coincidenza tra il referendum sulle trivelle e il referendum sul mutamento costituzionale, sostanzialmente si è detto allora torniamo indietro, facciamo l’emendamento nella Stabilità e revochiamo tutte le autorizzazioni finora concesse. Dopodiché quest’operazione in qualche modo è stata parata dal Governo stesso e il 22 dicembre, cioè il giorno prima dell’approvazione della legge di Stabilità, con l’emendamento che chiudeva questa situazione incresciosa, praticamente in questa maniera si salvano tutte le autorizzazioni già concesse e quindi si evita solo il referendum prendendo in giro la volontà popolare”. Mentre a chi gli ha chiesto di commentare le parole allusive del Premier nell’intervista rilasciata a “Repubblica Tv”, il governatore pugliese ha seccamente dichiarato: “Voglio precisare – riferendosi evidentemente alle parole di Renzi – di non aver mai parlato di deportazioni”. “Quindi – ha commentato ironicamente Emiliano –  se qualcuno a caso volesse attribuirmi l’utilizzo del termine deportazioni, io non l’ho mai adoperato”. “Ovviamente – ha rilevato inoltre il Presidente della Regione Puglia – attendo di conoscere dal sindacato della scuola e dagli insegnanti l’evoluzione di una normativa rispetto alla quale ho espresso alcune mie perplessità, ma sulla quale non ho alzato nessuna barricata”. Poi, il governatore pugliese con riferimento al tema delle trivelle ha chiesto chiarezza al Governo. Infatti, ha detto Emiliano: “Chiedo di sapere se il Governo crede che noi dobbiamo cercare il petrolio e poi sfruttare i pozzi petroliferi, o se non ci crede”, ribadendo: “E lo vogliamo sapere con chiarezza. Non può essere una attività, quella di ricercare petrolio, che dopo non ha esito perché altrimenti che lo cerchiamo a fare?”. Secondo Emiliano, infatti, il “Governo deve dire io voglio cercare il petrolio e poi aprire le piattaforme per il prelievo del petrolio, perché voglio utilizzarlo. E noi diremo che non siamo d’accordo e faremo la nostra bella battaglia politica chiara e limpida, informando i cittadini di quello che sta succedendo”. “Ma – ha poi concluso Emiliano – se giochiamo a disinnescare le mine e a prendere in giro Regione e cittadini, io non ci sto”. In definitiva, tra il neo governatore della Puglia, Emiliano, ed il premier Renzi, pur essendo entrambi espressione dello stesso partito politico, il Pd, i temi su cui non c’è alcuna sintonia sono più d’uno. Quindi la “battaglia” tra i due continua. E per molti insegnati contro la riforma Renzi sulla scuola ed i cittadini ‘anti triv’ anche in politica finché c’è guerra, c’è pure speranza.  

Giuseppe Palella 

 

 

 

 


Pubblicato il 13 Gennaio 2016

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