Cultura e Spettacoli

“Empio osarono dirti…”

“Empio osarono dirti / e d’anatemi oppressero il tuo cuore / e ti legarono / e alle fiamme ti diedero..” Così, Friedrich Hölderlin, il grande poeta tedesco, nel suo ‘Vanini’ (1798). L’uomo di cui qui si parla, Giulio Cesare Vanini, è stato uno degli spiriti più indipendenti, coraggiosi e audaci del suo tempo. Nato in Puglia (a Taurisano) nel 1585, Vanini fu un precursore dell’Illuminismo, uno dei pochi del suo tempo a spianare la strada alle teorie critiche della religione cattolica. Il suo pensiero fu sintomo della crisi di un’epoca ancora zavorrata delle teorie dogmatiche sanguinosamente difese dall’Inquisizione e di cui nello stesso periodo saranno vittime Giordano Bruno e Galileo Galilei. Vanini  ebbe vita travagliatissima e raminga. Una vita breve. Si chiuse nel 1619, ad appena 34 anni, a Tolosa, per mano del boia dell’Inquisizione sotto l’accusa di ateismo e bestemmia. Se l’era andata a cercare dissero i suoi detrattori. In effetti, in tempi in cui il potere della Chiesa veniva esercitato con modalità degne dei Talebani , era un bel rischio affermare che “se Dio vuole i peccati, allora è lui che li commette ; se non li vuole, essi vengono tuttavia commessi. Quindi, o egli è imprevidente o impotente, oppure è crudele, perché o non sa o trascura di compiere quello che vuole”. Così in Amphitheatrum aeternae Providentiae Divino Magicum” (L’anfiteatro divino magico dell’eterna Provvidenza). Più avanti, nella stessa opera, questa grande canzonatura del dogma cattolico, Vanini alza il tiro : “Se Dio non volesse che nel mondo avessero luogo le peggiori e le più indegne azioni, senza alcun dubbio egli con un solo cenno caccerebbe e bandirebbe dai confini del mondo tutte le azioni ignominiose… Come si può pensare che i delitti vengano commessi contro la volontà di Dio se egli dà agli scellerati, nel momento di commettere un delitto, la forza a ciò necessaria?… Se ne deduce che Dio vuole il mondo qual è : se ne volesse uno migliore, lo potrebbe avere”. Ancora più sferzante suona il suo pensiero in “De Admirandis”, opera dedicata al Machiavelli, da lui definito “principe degli atei”, uomo per il quale “tutte le cose religiose sono false e sono finte dai Principi per istruire l’ingenua plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione”, tesi che il Vanini sposa in pieno. Ce n’era più che abbastanza perché quest’uomo venisse riconosciuto colpevole del reato di ateismo e di bestemmia contro il nome di Dio. Vanini patì morte atrocissima. Scrisse in proposito Arthur Shopenahauer :  “Prima di bruciare vivo Vanini, un pensatore acuto e profondo, gli strapparono la lingua, con la quale, dicevano, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo cose del genere, mi vien voglia di bestemmiare quel Dio”.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Marzo 2019

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