Primo Piano

Ennesimo indagato, ma l’indagine sugli incentivi non decolla

Sono ormai quasi tre anni che la vicenda giudiziaria riguardante Aeroporti di Puglia si dipana attraverso indagini e cavilli sul contratto sottoscritto con la compagnia “Ryanair” per incentivare i voli dagli scali: indagati anche l’ultimo amministratore che ha preso il posto di Mimmo Di Paola, Giuseppe Acierno (in scadenza di mandato), il direttore generale Marcello Franchini e il direttore amministrativo Patrizio Summa. Tra i politici in fermento per capire a che punto sono le loro denunce, i parlamentari del Movimento 5 Stelle, per capire gli sviluppi, appunto, dell’inchiesta condotta dalla procura del capoluogo. “Sono anni che facciamo interrogazioni parlamentari per far verificare il comportamento di Aeroporti di Puglia ai Ministri – ha ricordato il deputato leccese, Diego De Lorenzis, capogruppo pentastellato in Commissione Trasporti della Camera – e più volte abbiamo considerato anomalo e non trasparente il comportamento di AdP soprattutto per quanto riguarda gli appalti, gli affidamenti e i contratti. Abbiamo presentato interrogazioni a Governo e Ministero dei Trasporti ed è sconcertante che debba rispondere la magistratura, attivatasi proprio su denunce politiche”. In effetti è da dodici anni che il “tycoon” irlandese Michael O’Leary (mr. Ryanair) ha fatto planare anche a Bari – come in centinaia di città europee – i suoi metallici ‘uccelli alati’ che realizzano l’utopia del low cost spinto: viaggiare in aereo gratis (o quasi). Ai sempre più potenti irlandesi dell’aria – prima compagnia in Italia –  interessano affari assai concreti: mentre i boeing 737 sfrecciano a frotte nei cieli di Palese e di Brindisi Casale, si contabilizzano introiti, premi e ricavi, con AdP legata mani e piedi a Ryanair. La compagnia irlandese ha insediato due basi operative (Bari con due velivoli residenti, Brindisi con uno) con uno “strano” contratto che prevede come corrispettivo da parte di AdP 12 milioni di euro l’anno per un non meglio definito “Marketing Service Agreement” a cui aggiungere ulteriori contributi in funzione all’incremento dei passeggeri trasportati. Il progetto esecutivo del “Piano di comunicazione per lo sviluppo del turismo incoming” AdP approvato dalla Regione, è altrettanto parco in quanto a informazioni puntuali e operative. Da AdP scrivono: “Per raggiungere l’obiettivo è necessario utilizzare metodologie innovative. Concentrare le risorse su un unico mezzo….Identificare un mezzo/canale il più vicino possibile al target identificato. Focalizzare su internet la campagna…”. Si investono, insomma, 12 milioni di euro l’anno molto semplicemente passandoli alla società irlandese Airport Marketing Services, di proprietà della Ryanair, che di mestiere fa semplicemente quello di concessionaria della pubblicità del sito web della compagnia. A scorrere i listini presenti online, anche volendo comprare tutti i moduli proposti contemporaneamente, difficilmente si arrivano a spendere 12 milioni di euro. Con questa cifra probabilmente si potrebbe acquisire l’intera proprietà del sito. Ma quello che più desta perplessità è la modalità con la quale questa ingente somma passa mensilmente dalle casse della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico “Marketing Services Dec2011” che fanno transitare all’estero i 12 milioni puliti puliti, senza che neanche un centesimo resti in Italia, visto che l’Iva su fatturazione estera non è prevista. Immense zone d’ombra, insomma, che farebbero saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell’Agenzia delle Entrate. Questa singolare politica operativa della Ryanair, già nel mirino della Comunità Europea, comincia a trovare contestazioni in varie parti d’Italia. A Bergamo si indaga sull’ipotesi di evasione delle tasse italiane poiché la compagnia contrattualizza tutti i suoi dipendenti secondo la più favorevole normative irlandesi, anche se di fatto tutto il lavoro viene espletato in Italia. Molte società di gestione aeroportuali iniziano a chiedersi quanto possa risultare redditizia questa dipendenza da un singolo soggetto del mercato che, come abbiamo visto, in Puglia diventa la “droga pesante” della società regionale di gestione degli aeroporti. “Nel caso specifico legato agli incentivi a Ryanair” – spiega ancora De Lorenzis  – quel che preoccupa è che ci sono addirittura due enti di vigilanza, l’Ente Nazionale Aviazione Civile e l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che devono vigilare per legge, ma non compiono il proprio lavoro. Il Ministero dei Trasporti che controlla queste autorità, nonostante i molteplici atti parlamentari da me presentati, ha evidentemente e colpevolmente taciuto: Delrio non poteva non sapere!” “Ogni volta che interviene la magistratura,” – continua il parlamentare salentino – a causa dell’irresponsabilità di chi doveva vigilare, è una sconfitta per la Politica. Questo significa che anche questa vicenda si sarebbe potuta evitare intervenendo al momento giusto e che se ci fosse stato il M5S al Governo, molto probabilmente oggi la magistratura e i cittadini avrebbero risparmiato tempo e denaro. Questa è l’ennesima dimostrazione”.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 2 Aprile 2016

Articoli Correlati

Back to top button