Cronaca

Entra nel vivo la raccolta delle ciliegie, ma anche la “crisi” del prezzo

L’entrata nel vivo della raccolta delle ciliegie in provincia di Bari fa emergere i problemi di sempre nel settore cerasicolo, ossia crollo del prezzo all’ingrosso e scarsa redditività per le aziende agricole che hanno investito sulla tipicità e qualità delle loro produzioni. Infatti, il prezzo all’ingrosso della varietà “bigarreaux”, una delle primizie dell’annata cerealicola nel barese, è passato nel giro di qualche giorno da 2,20 Euro al chilogrammo ad appena 60-70 centesimi al Kg, a fronte di inesistenti avversità atmosferiche che potrebbero compromettere la qualità del prodotto, né di  abbondanza di produzione, bensì a causa delle solite speculazioni messe in atto sul mercato da chi detiene praticamente l’oligopolio dei canali di approvvigionamento e collocazione finale di questo ghiotto prodotto primaverile. Difatti, a detta delle stesse associazioni di categoria, come Coldiretti, al Nord le ciliegie vengano rivendute con rincari di oltre il 500% rispetto al prezzo corrisposto ai produttori, con vantaggi economici enormi solo a vantaggio della restante parte della filiera e con esclusione proprio di coloro che gli alberi di ciliegie li coltivano, li raccolgono e poi vendono il frutto all’ingrosso. E per questo che alcuni produttori lamentano la mancanza di mediazione, con un  “monopolio bello e buono” in atto nel settore, a cui replicano i commercianti asserendo che il crollo dei prezzi è invece dovuto quasi esclusivamente alle calamità atmosferiche (ad  esempio, grandine, pioggia eccessive al momento della maturazione del frutto, ecc.) che danneggiano facilmente le primizie, come la ciliegia di varietà “bigarreaux”. Sulla questione è intervenuto recentemente il deputato pugliese del M5s, componente della Commissione agricoltura della Camera, Giuseppe L’Abbate, che, per garantire trasparenza al comparto e redditività agli agricoltori, ha  invitato i produttori locali a riorganizzare il comparto utilizzando gli strumenti delle Op (Organizzazioni di produttori) e del Cun (la Commissione unica nazionale per la mediazione dei prezzi). “Quel che è certo – ha commentato L’Abbate in una nota – è che gli anni passano, ma chi amministra non si adopera affinché le problematiche di sempre vengano superate”, rilevando che “nonostante la nostra sia la prima regione in Italia per produzione di ciliegie, con il 96,4% concentrato nella provincia di Bari, pari al 34% del totale nazionale con ben 47mila tonnellate prodotte e 17mila ettari coltivati, nonché 20 milioni di euro di giro d’affari e circa 10.000 aziende impiegate, si stenta ancora ad attuare quelle necessarie riforme per il futuro del comparto cerasi colo”. Infatti, ha poi spiegato il capogruppo del M5s in Commissione agricoltura di Montecitorio, “la filiera agroalimentare  riunisce una varietà di operatori (agricoltori, trasformatori, commercianti, grossisti, dettaglianti e grande distribuzione) che operano in un sistema di relazioni fortemente asimmetrico, dove la posizione dei produttori (siano essi agricoltori o allevatori) è tradizionalmente più debole di quella degli acquirenti (industrie di trasformazione e distributori), anche per le possibilità che hanno quest’ultimi di differenziare il prodotto e per il minor grado di concentrazione del settore agricolo rispetto a quelli a valle della filiera”. “Questa asimmetria – ha proseguito L’Abbate  – amplia la sproporzione tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo e favorisce pratiche commerciali sleali. Per questo, come già affermato nel 2015, credo sia indispensabile promuovere e potenziare, così come disposto dalla nuova normativa comunitaria sull’Ocm unica (Regolamento UE 1308/2013, le aggregazioni tra produttori e quelle tra gli operatori di filiera al fine di stabilizzare i prezzi, incentivare la produzione, gestire le crisi e migliorare la competitività del settore”. Da non dimenticare, però, che dopo la crisi nei prezzi delle ciliegie del 2015, con questi obiettivi iniziò a prendere piede a Conversano (Comune del barese con un’alta concentrazione di produttori di ciliege) la possibilità di costituzione di una Op,  ma il progetto di riunire i produttori del settore sotto un unico cartello, dopo i primi incontri, pare essersi arenato. E per questo che L’Abbate, nel concludere il comunicato, ha voluto ricordare pure che “gli agricoltori hanno a disposizione un ulteriore strumento: la Cun”. Ossia, “la Commissione unica nazionale –  divenuta legge grazie ad un emendamento dello stesso esponente parlamentare pugliese del M5s – che permetterebbe di conferire trasparenza, compattezza, prezzi più equi e di mercato all’intera filiera”. Quindi, ha terminato L’Abbate, “tocca però ai produttori richiederne l’istituzione e fare in modo che le prerogative normative vengano poi, di fatto, rispettate nella Cun, affinché i loro diritti alla redditività siano garantiti”. Ma il variegato e frazionato mondo dei produttori agricoli è davvero in grado di farsi potatore in maniera autonoma di istanze come quelle suggerite dal deputato del M5s? Ma questo è tutto un altro discorso che esula dai suggerimenti di L’Abbate e che, però, non attenua le responsabilità politiche di chi nelle Istituzioni dovrebbe tenerne conto, adottando quindi le misure necessarie a tutela di un così importante comparto produttivo ed occupazionale.

 

 Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Maggio 2017

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