Cultura e Spettacoli

Epistola ad Antonella Clerici

E – grege antonella clerici,

i frati minori dell’antoniano di bologna in combutta con cino totorella, il “mago zurlì”,  inventarono “lo zecchino d’oro”, paolo bonolis, poi, a ruota seguì con “Chi ha incastrato Peter Pan” (programma televisivo che, se ben Ricordo, si prefiggeva di far ridere  gli adulti, mettendo alla berlina i bambini, mentre i loro genitori s’immergevano nel “brodo di giuggiole”, se le telecamere, fugacemente, strisciavano il loro stronzo faccino per la bisogna imbellettato), infine, ella, conduttrice annosa di   “Ti lascio una canzone”, ha portato alla negativa perfezione l’ ”adultizzazione”, la “spettacolarizzazione” dei bambini, degli adolescenti, trasformandoli in lemuri addestrati, ammaestrati dal suo regista, dai suoi autori a cinguettare canzoni i cui testi raccontano ad un pubblico da “colosseo” “miserabilia”, cioè patetismi, tristezze, lamenti di cuori infranti e di esistenze squassate nel tragicomico pianeta animale adulto. Ed ella, che già in un’ altra trasmissione della rete regina della “rai”, quella “rete uno”, specializzata in programmi pudibondi, compiaciuti, paghi di esaltare le ancillari, domestiche virtù culinarie delle casalinghe italiote, ha interpretato, interpreta l’ ”alma mater” (dal “physique du role” che calza a pennello siffatte castronerie catodiche e viceversa), s’è atteggiata nella messa in onda della “canzonetteria degli imberbi”, ridicolmente, alla mammina o matriarchina, “rompimaroni” per antonomasia dei suoi pargoli, ansiosa di far gustare alle invidiose comari le armoniose “ugolate” di essi, anche, quando, steccano, vistosamente, sonoramente, su qualsivoglia palcoscenico per essi approntato o imposto. E – grege antonella clerici, ella, che non perde occasione di far sapere, eziandio a chi non lo vuol sapere o non gli interessa saperlo, che è madre di una bambina, tanto occupata e preoccupata di farla crescere in armonia con le capacità, i bisogni della sua età, non le è venuto il “voltastomaco” o un moto di rigetto nell’essere stata costretta a costringere bambini, adolescenti ad assumere pose da adulti con gesti, movenze, “look”, previsti da un copione da cesso; inermi nel farsi derubare delle emozioni, del linguaggio, peculiari dei loro anni, che, mai più, potranno provare, impossibilitati a recuperarli  ?  Permetterebbe ad alcuno di ingiungere a sua figlia di presentarsi, davanti a milioni di  telecircensi, dalla sadica lagrimuccia dei commossi e maravigliati dei notevoli riflessi condizionati, alla “Pavlov”, delle bestioline alla loro egra percezione date in pasto, come una miniaturizzata britney jean spears, la regina del pop, se la sua stagione esistenziale autorizzerebbe solo l’anonimato in un coro parrocchiale, in grado di intonare non più di un “Tu scendi dalle stelle”, intubata in una tunica da prima comunione ? Come mai, Ripeto, parla tanto della sua bambina e non le ha, giammai,  assegnato un ruolino, una vaga comparsata nel suo programma in cui vengono usati i bambini, dolosamente, ché le loro esibizioni valgono ”audience” e attraggono molti euro di pubblicità ? “Intelligenti pauca” o, napoletanamente, “Capisc a me”! Inoltre, giacché siamo in tema di “piccioli” (nome di un’antica moneta fiorentina, di cui Giovanni Boccaccio Si Valse in una Novella del “Decameron”) che, e – grege antonella clerici, il suo programma, sfruttando i bambini, ha guadagnato dalla pubblicità, sarebbe interessante e istruttivo conoscere i costi di esso: scenografia dalla pompa faraonica, orchestra, numericamente, non qualitativamente, degna di suonare alla “Scala”di milano, costumi di scena, che avranno impegnato una ciuma di costumisti, il suo onorario che, a detta dei maligni, sarebbe (meritatamente???) tra i più alti in “rai” e, “dulcis in fundo”, il trasporto dal meridione dell’italietta di greggi di genitorucoli che, approfittando dei figli canterini, hanno provato l’ebbrezza di transumanze in aereo, di ospitate in alberghi di lusso e di “mangiate” a spese del pantalone italiettino. Genitori meridionali, di cui sopra, appunto! Bisognerebbe fare un’indagine sociologica sul perché della prevalenza di bambini, adolescenti canori, esibiti nel suo programma, nativi della provincia di città della campania fino alla sicilia e alla sardegna, non “bypassando” l’abruzzo, il molise, la puglia, la basilicata, la calabria. “Precipue sicilianenses”! “Ecce agnus sicilianensis” di caltagirone, di gela,  di acicastello, di acitrezza, di acireale, di mistretta, di cefalù, di naro, ella nunciava, e, poi, il regista ritraeva i mammini e i papini contenti e fottuti di avere bambocci analfabeti che, “tamen”, permetteva loro di coltivare la speranzella che un giorno sarebbero stati i genitori di ascesi sul podio della gloria e della ricchezza. Migliaia di piccole creature, Ribadisco, in gran parte siciliote, alle selezioni per partecipare al suo programma, centinaia selezionate, decine di stellette, personaggi “bonsai” popolari, famosi per un anno e, in seguito, di essi si sono perse le tracce. Sedotti, o autoillusosi, comunque, utilizzati per interessi, che a loro e ai loro maggiori non appartenevano, e abbandonati all’ignominia dei pettegolezzi nei loro paesi. A tanta carne d’agnello, niente di ciò che s’era autopromessa e di ciò che era stato promesso, è stato reso! Dalla vita, dalla “rai”, dai suoi sorrisi stereotipati, dal suo buonismo bigotto, mieloso da casalinga papessa tra i cuochi in prova ? E’, inequivocabilmente, certo che a tre suoi figliocci, tra migliaia che il suo programma ha “castingato”, selezionato, premiato, ecc., ecc., ecc., la fortuna ha regalato un successo, addirittura, internazionale. Però, però, forse, nessuno ha considerato che codesti tre picciotti ingabbiati e depredati del loro nome e cognome nel comune “logotipo”, quasi marchio di piccola azienda pseudomusicale, sono destinati ad essere per tutta la vita “il volo”, mentre se fossero stati lasciati in pace, senza essere sollecitati a logorare, usurare, prematuramente, le loro corde vocali, se fossero stati Impegnati nello Studio, nel quale tanti Grandi Cantanti Si sono Profusi e Si Profondono, da essi si sarebbe potuto Educare un Baritono e due Tenori e non tre nessuno dissolti in un musicale prodotto di successo commerciale, assolutamente, mediatico. E quanto “se la tirano” per la loro “uvula” che, non passerà molto tempo, non sarà capace di emettere, neanche, grugniti! Lo zero, “tout court”, dei tre è il bimbo della sicula naro. A volte, sembra che voglia parlare, “sed”, non avendo, probabilmente, nel suo “foro interiore” coltivato altro che accidia, disinteresse alla comunicazione interpersonale, presuntuoso egocentrismo, prorompe, spesso, in sorrisetti che hanno il sapore di compatimento per Coloro che sono Serrati a, felicemente, GuadagnarSi il Pane con Fatica e Sudore. O Sicilia, ieri, ma molto ieri, “Magna Graecia”, oggi, ”magna merda”, secondo la “Lectio Magistralis” di Vecchioni: ”I siciliani sono la razza più intelligente al mondo, ma si buttano via così. Non sopporto che la Sicilia non sia all’altezza di se stessa!”. Sono nel presente alla bassezza della mafia, della quale non si può dire che tutti i figli della trinacria, chi più, chi meno, non siano in solido responsabili. Mnemòsine, la Mitica Personificazione della Memoria, alla quale “cotidie” Offro fasci di rose, bianche in omaggio al Candore Disinteressato con cui Custodisce i Ricordi di Coloro, come ME, che a Lei Si Rivolgono ché Li Rinverdisca nella loro complessa e completa Autenticità, data la mia Terza Età avanzata, non poteva più VenirMI in Aiuto. Pertanto, non potendo Contare sull’ Appoggio, Sostegno della Dea, sono stato Forzato, con difficoltà e Laboriosa Pazienza, dalla valigia di cartone, alla ben meglio chiusa con abbondante spago (Appartengo alla Eroica Generazione di Insegnanti Emigranti che, realmente, S’Avventuravano al nord dell’italietta a GuadagnarSi la Sopravvivenza, Trasportando dalla dimora avita alla Scuola, dove avrebbero Incontrato i loro Discepoli, da Formare con Competente Passione e dai quali FarSi Apprezzare, molti Libri e poco altro in contenitori di improbabile consistenza) a Tirar fuori da ME informazioni di niuna importanza, banali, immagazzinate in momenti, che, anche, i Giganti, sulle cui spalle IO Incedo, hanno patito, vissuto, non immuni dall’unica esigenza della plebaglia di sprofondare nella melma, mischiate, purtroppo, a Quelle di Alto, Nobile Spessore Culturale. Quindi, sono Venuto, finalmente, alla Decisione, non per la prima volta, in Verità, di Far Esplodere, con la Mia Digitazione Cibernetica, la Enorme, Immedicabile, Incontrovertibile, Ineludibile, Indicibile Indignazione per il programma televisivo, “Ti lascio una canzone”, che per tanti anni lei ha condotto, vestendo, consapevolmente o inconsapevolmente o per ignoranza, i panni della fatina. Infatti, ella, maneggiando la bacchetta magica, ribadendo la, disastrosamente, convinta certezza, coltivata dalle plebi, soprattutto, meridionali, che la vita non merita d’essere vissuta se non si diventa “vip” o “star” nel mondo del calcio o della canzonetta, ha incantato molti bambini, adolescenti e i loro parenti, in possesso di crani riempiti di fetida materia cambronniana, che tali si può diventare, pur essendo solo in grado: di tirare, alla ben meglio, quattro calci a una “pelota” o di tirar fuori “e faucibus” qualche raglio asinino. Parafrasando un Adagio in Lingua bitontina, si potrebbero captare i rimurginamenti fallaci degli “animalia”, di cui sopra, e dei loro mèntori: ”Senz locr e senza casr s pout addmannà a do iej la fndiair”. Traduco: “Senza poderi, appezzamenti di terreni, senza case, si può domandare, si può cercare l’ufficio delle entrate, in cui si pagano le tasse). Ad onor del vero, ella in parecchie circostanze, per rintuzzare, esorcizzare le critiche, che da più parti si sono avventate su di lei, sul suo antipedagogico programma, s’è, ognora, affannata, inutilmente, vanamente, a chiarire, a precisare, che i bambini, gli adolescenti, partecipando al suo “talent show”, avrebbero dovuto solo divertirsi, cantando qualche canzone, socializzare tra di loro,  non essendo messi in competizione; che, semmai, la competizione riguardava, esclusivamente, le canzoni. Invece, a conti fatti, sia pure, suo malgrado, ad onta dei propositi, dei progetti,  degli intendimenti teorici, in tutte le tornate, in tutte le annate la prassi, delittuosamente, competitiva tra bambini, adolescenti del suo programma s’è resa indefettibile, ché ha dovuto rispondere al foraggiamento pubblicitario di esso,  più cospicuo quanto più, grazie ad essa, l’asticella dell’ ”audience” si  rivolgeva verso l’alto, superando i programmi della concorrenza, mandati in onda nelle medesime ore, sì che, se la giuria  era invitata a scegliere una canzone, “in automatico” (oggi il coro si esprime così) sceglieva il bambino o l’adolescente, che la ragliava, tanto che in diretta molti bambini, in lacrime, hanno mostrato la loro amarezza per i verdetti non positivi delle giurie di turno e i loro genitori l’energico, infastidito, minaccioso disappunto.  O e – grege antonella clerici, Capisco, anche, se MI Rammarico, fortemente, che lei, pur di fare i canonici interessi suoi, per non usare un’espressione più, plasticamente, icastica, ha sottratto, praticamente, anche quest’anno, per mesi i suoi pargoli all’Impegno Scolastico e ai loro Studi Curricolari, per farli sottoporre a prove massacranti che, indubitabilmente, li distraevano dalla necessaria concentrazione in Essi. Nondimeno, Approfitto della Mia Epistola, a lei Destinata, per Scagliare un’Apostrofe, Parafrasando Seneca, ai genitori meridionali, ai quali cale non altro che la carta,  neppure utilizzabile per uso igienico, dei diplomi scolastici o degli allori accademici:  “Senza gli Studi è la morte, è la sepoltura dell’uomo vivente. Con gli Studi è la Nascita dell’Uomo in cui Rifulge per il Bene della sua Comunità  la sua Virtù e la sua Onestà che, altrimenti, rimarrebbero nascoste”.

Pietro Aretino, gia detto Avena Gaetano 


Pubblicato il 11 Dicembre 2015

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