Cultura e Spettacoli

Epistola al Presidente Mattarella

E – grege. sig. Sergio Mattarella,

a mano a mano che lei snocciolava i problemi, che gli italiettini medi e sottomedi e senza tetto e ”closcards” angustiano (non lei e tutti coloro che sono al suo o quasi al suo livello economico, sociale: le influenti “personae”, cioè le “maschere” del panorama politicante italiettino, della magistratura, della “boiardia” di stato, del parastato, delle forse armate, della polizia, della guardia di finanza, dell’ alta finanza, della grande industria, della grande distribuzione commerciale, del terziario avanzato, delle professioni, talvolta, ché non rispettose dei codici deontologici di esse o non di altissimo livello professionale, immeritevoli del successo che loro ha arriso e arride. Come in un interminabile, continuo girotondo, a cui hanno partecipato i vostri genitori, in seguito avete voi partecipato e ora, sono pronti a partecipare, se non sono già in gioco, i vostri figli, tra di voi, insomma, si dipana la rete o la catena degli incarichi importanti e prebende succulente nel pubblico e nel privato, oggi qui, domani là; nelle vostre mani, non tutte capaci, competenti, è il destino di Chi non ha Voce, ché non ha patroni o padrini disposti a FarNE l’Eco o di chi non ha voce, ché indifferente a tutto e a tutti, distratto dalle inezie, cianfrusaglie di qualsiasi genere e tipo, non ha per voi, per le vostre parole, azioni, omissioni i “coglioni” gonfi per espellerla e riempirne tutto il creato)  con una monotonia indicibile, di cui lei non s’accorgeva ché, se da essa si fosse sentito avvertito, avrebbe cacciato in diretta tutti i cervelloni che le hanno compitato o consigliato il suo primo messaggio di fine anno ad un popolo che non c’era, non c’è, mai, stato, mai, ci sarà, MI sono Domandato con interminato rammarico: ”Ma costui, che MI sta di fronte, colmando l’aere di guai, acuendo vieppiù la mia ulcera gastrica per essere costretto a vivere su una zolla del Pianeta “Terra” tra “animalia” (esseri viventi) che, giammai, sono stati Popolo, giammai, Società, giammai, Nazione, un minuto prima di aprire la bocca davanti alle reti televisive italiettine, unificate e non, non faceva e, mentre parla, non è, in fin dei conti, il presidente della repubblica italiettina che, anteriormente, al quirinale, altri palazzi importanti ha frequentato, tanta gente altolocata ha incontrato, ché da migliaia di votanti aveva avuto ed ha  la missione di risolvere, all’unisono con essa, i loro problemi ?”. Ebbene, sì!  Sin da quando era in fasce,  lei, sig. Mattarella, non fu allevato ad essere un notabile siciliano, da inserire in adulta età al vertice nazionale della democrazia cattolica italiettina ? Non è stato ministro dell’ importante dicastero  della “difesa” in uno dei tanti governi della repubblica italiettina che si sono avvicendati a “palazzo chigi”, senza lasciare traccia nella cronaca e nella storia del nostro paese ? A proposito, sig Mattarella, poiché anche lei (come i suoi predecessori,  napolitano, soprattutto, il quale fu colpito da un senile eccesso o ascesso di militarismo, tanto che, tra le tante sortite militaristiche. in cui i nostri (o i vostri ?) contingenti militari furono e sono, inutilmente, impiegati, sponsorizzò i bombardamenti, accanto alla francia, sulla libia di gheddafi, con le conseguenze, di cui ci lamenteremo per molto tempo, per la stabilità politica di quell’area) non s’è sottratto al rito di ringraziare i militari italiettini coinvolti, accanto a contingenti della “nato” e degli “states”, in trasferte, difficilmente, definibili di pace, esprimendo loro riconoscenza per la loro ”presenza”, armata, Dico IO,”diffusa all’estero”, nessuno, quando lei era “ministro della difesa”, le soffiò nell’orecchio che i nostri militari, senza eccessive precauzioni, come quelle che usavano e usano, ad esempio, i militari degli “states”, maneggiavano e, forse, maneggiano proiettili all’uranio impoverito ? E ora, che è presidente della repubblica italiettina, nessuno le ha soffiato,”medesimamente”, nell’orecchio che non pochi di quei militari sono morti a causa  di quei pericolosi “ninnoli” e che non pochi di essi, prima di morire, hanno generato pargoli con spiegabili malformazioni ?  Non ha lei avuto un padre, di cui in qualche relazione dell’antimafia non si parla benissimo, ascoltato notabile siciliano e, anch’egli, come lei, dopo, accolto nel grembo degli amici degli amici di “piazza del gesù” e ministro di uno degli innumeri ministeri, formati dai cavalli di razza e non, sfornati dalla ”balena bianca”? Non ha lei avuto un fratello, di nome piersanti, presidente della regione siciliana, “omicidiato” dalla mafia ? Non è lei stato, prima di essere elevato alla più alta magistratura della italiettina repubblica, membro della “Corte Costituzionale” ? Sig.Mattarella, lei ha sbattuto in faccia agli italiettini problemi che la più parte di essi conoscono, di cui, fortemente, soffrono; che  nel suo messaggio di fine anno ha fatto galleggiare, come tronchi d’albero, per non dire altro di più icastico, alla deriva nei vortici di un fiume in piena; che ha enumerato con il distacco di chi volesse, “statim”, far intendere: ”Io non mi sento colpevole di essi!”. Siffatti problemi, “tamen”, non sono esplosi, oggi, e nemmeno ieri, e nemmeno avantieri, ma nascono a far data da molto lontano, addirittura dalle motivazioni ideologiche, politiche, dalle finalità, dalla prassi militare che ispirò, spinse i  “resistenti” alla lotta di stampo alfieriano contro mussolini e i suoi cortigiani, non al fascismo culturale, alla malattia dello spirito degli italiettini, che mussolini e i suoi gerarchi concretizzarono in un ventennale regime; disvalori non sconfitti, neanche, con lo strazio del corpo del despota e dei suoi complici a “piazzale loreto” in “mlano” (sicilianamente). Non efficacemente, per non Proclamare, definitivamente, a quelle forze  padronali, gli industriali e gli agrari, illiberali, politicamente,  liberiste in economia, che non volendo dare risposte alle richieste, dai proletari (braccianti agricoli e “cipputi”), insistentemente, avanzate, con occupazioni di fabbriche e di latifondi inutilizzati, in combutta con la monarchia  e con i rappresentanti di una nobiltà, fradici avanzi del medioevo, dopo aver abolito le risicate guarentigie democratiche, tra cui l’ ”habeas corpus”, la libertà di stampa,  i due rami del parlamento, previste dallo “statuto albertino”, misero al vertice dello stato il maestro elementare, capace di raccogliere il consenso alla loro “reazione”  della piccola – borghesia, più sottoculturalmente, fascista della grande borghesia, illusa di poter, tramite il predappiano, azionare i bottoni del comando nelle stanze romane che contavano e contano, ancora. Non alla gerarchia cattolica che, grazie all’ ”uomo della provvidenza”, sciamò con il “dux” e oltre il “dux” nella cloaca del politicume italiettino, ringalluzzita in tanta abiezione dalla pubblicazione di una “costituzione” (un pateracchio immane di compromessi tra i rappresentanti delle forze economiche che avevano tramortito mussolini, nonostante, da loro delegato, lo avessero insignito della greca di capo del governo e il  partito popolare, il comunista, il socialista, il partito d’azione) che disegnava un regime, quello democattolico, meno autoritario, apparentemente, ma, subdolamente, fascista nei fatti, durato i 50 anni della prima repubblica, nomato “forza italia” berlusconiana nei primi venti anni della seconda repubblica italiettina, diventato “pd” renziano con sottotitolo: “partito della nazione”, che oggi soffriamo e non si sa sino a quando, sponsorizzato da un ex comunista, il napolitano, buon seguace del “migliore”, il togliatti, mèntore dell’inclusione dei “patti lateranensi” nell’art. 7 della “costituzione”, nata dalla resistenza alfieriana (a che, de che, contro che e chi ?), per i quali l’italietta divenne una repubblica cattolica, alla quale fu imposta la morale cattolica, la corrotta gesuitica ingordigia dei detentori di turno del potere. Lei, con la sua famiglia, sig, Mattarella, ha attraversato tutte le fasi della storia italiettinia, alle quali ho dato una veloce scorsa, ricevendo onori e oneri e ricompense in consonanza con essi. Di grazia, può indicare ai suoi fan, finché sarà temporaneo inquilino del “quirinale”, un solo intervento suo e dei suoi famigliari ché ciò che è avvenuto di sinistro nei burrascosi percorsi storici dell’italietta non avvenisse ? In sintesi, i problemi di non modesto spessore, tragici che ha  descritto nel suo messaggio, mostrandosi inconsapevole del fatto che lei e la sua famiglia e il partito, del quale non s’è, mai, vergognato di appartenere, qualcosa avreste dovuto fare per impedire che si dovesse, si debba, ancora oggi, di essi fare un voluminoso catalogo. Sig. Mattarella, quando lei fa un noioso inventario dei problemi italiettini, senza suggerire sue proposte di rimedi ad essi, pare che non sappia, non conosca l’Etimo Latino del sostantivo “presidente”; ed è un guaio, ché Recuperare l’Essenza Semantica delle parole italiane, Recuperando la Derivazione di esse dal Latino, e nella nostra azione ad Essa Riferirci, è un Obbligo Etico. “Presidente”, dunque, sgorga dal Verbo Latino “Praesum” che, oltre a: presiedere, essere a capo, governare, comandare, attendere, per esempio, alla funzione dell’arbitro, di cui lei si gloria e che enfatizza, significa “essere il principale responsabile” di ciò che si fa o non si fa  nel/del paese, nel suo caso, di cui lei è, formalmente, ma dovrebbe esserlo, sostanzialmente, il “primo cittadino”. Quindi, lei, sig. Mattarella, non solo per la sua personale carriera e quella dei suoi famigliari nei primi posti, ognora, delle istituzioni e, nel presente, come titolare della massima di esse, è corresponsabile, e tale si deve sentire, degli annosi problemi, da ella precisati, e non, ancora, risolti, quali: il non risanamento economico e sociale del mezzogiorno (da adolescente sono stato infastidito da siffatte “querulanze”, “lacrimanze”, mai, prosciugate da presidenti della repubblica meridionali o isolani: de nicola, segni, leone. cossiga, napolitano, mattarella e da un “infinitume”, dall’unità dell’italietta ad oggi, di capi di governo e di ministri, altrettanto, meridionali); l’imperversante, incipiente disoccupazione (attività industriali nazionali e multinazionali trasferite, delocalizzate in paesi ove il costo della manodopera è irrisorio, la fiscalità è, oltremodo, abbordabile, gli intralci burocratici inesistenti); le non pari opportunità salariali e di percorsi lavorativi tra maschi e femmine; l’evasione fiscale, che da uno studio confindustriale ammonterebbe a 120 miliardi di euro, e la corruzione allegata ad essa (non sarà certo il barista di paese o il ciabattino restauratore di scarpe affaticate dall’uso prolungato, ecc., ecc, ecc., che pure vanno redarguiti, a far lievitare l’evasione fiscale e la contestuale corruzione, ma i soliti noti che ho stigmatizzato nell’ ”incipit” di questa Epistola); infine, i giovani senza lavoro, anche con lauree e diplomi. Sig. Mattarella, nel confermare il suo messaggio la disperante disoccupazione giovanile, lei non ha potuto non confessarsi. Infatti ha, testualmente, detto: ”Come altrove (non, però, nelle proditorie, impudiche forme, come da noi. Il contenuto  parentetico è mio), anche nel nostro Paese i giovani che provengono da alcuni ambienti sociali (come quello che fu suo, che è dei suoi figli, dei suoi nepoti; come quello dei boiardi pubblici e privati, che ho denunciato all’inizio di questa Epistola, dai quali è sbocciata, ad esempio, la ministra madia, tra l’altro, ex fidanzata del figlio di napolitano, docente, tra l’altro, in una università ove il rettore era o è lo zio; dai quali, ad esempio, è fiorita la ministra boschi, che non deve essere colpevolizzata, per essere figlia di lombi democristiani, ben ammanigliati ai locali giochi di potere in quel di arezzo, “sed” per esserlo rimasta.  Il contenuto parentetico è mio) o da alcune regioni (quelle che dall’unità dell’italietta ad oggi si sono arricchite, economicamente, approfittando del fenomeno migratorio alle regioni del nord dalle regioni meridionali, prevalentemente, agricole, tenute dal politicume meridionale, organico ai negrieri nordisti,  in uno stato di abbandono, sostanzialmente, funzionale allo sviluppo delle regioni industrializzate del nord. Il contenuto parentetico è mio) hanno più opportunità: dobbiamo diventare un Paese… con maggiore mobilità sociale”. Paradossalmente, c’era più mobilità sociale nel passato italiettino presessantotino che oggi. La Scuola Elementare e  la Secondaria di Primo e di Secondo Grado  non era, come quella di oggi, una elemosiniera, dispensatrice di diplomi. Per cui  le Università sono, oggi, costrette ad accogliere, anche, i decapitati, affiggendo, non avendo a disposizione teste, sui tronchi di essi allori accademici, assolutamente, dequalificati. A volte, di Eccellente Qualità Didattica, a volte meno, in ogni caso, sig. Mattarella, mi scusi per la mia intemperanza linguistica, bisognava ”fare il mazzo” per essere da essa premiati con il fatidico ”pezzo di carta”. Che, soprattutto, Ottenevano, smentendo i pedagoghi razzisti sessantottini e post,  i miei Coetanei, il cui parentale desco era costituito di pane e cipolle, ché i soldi destinati al “companatico” dai loro genitori venivano investiti, “stappandosi i capelli”, nel “Cursus Studiorum atque Honorum” di Essi. Onori, Oneri, Prebende, Prestigio Nazionale e Internazionale Sortiti, per la Condanna, quasi, biblica, che, però, si dissolveva in una Sollecitazione ”ad Majora”,  dal Sudore della Fronte. Nel suo messaggio, sig. Mattarella, ha, immantinente, voluto chiarire che non si sarebbe occupato di politica. Chiarimento non felice in quanto la “presidenza della repubblica” è un organo costituzionale della democrazia italiana ed, essendo tale, anche a lei, titolare di esso, spetta il medesimo Dovere che spetta al parlamento, rappresentante del popolo sovrano, e ai partiti di occuparsi della “Polis”, di ciò che si fa di essa, in essa, per essa e d’informare i cittadini  dei risultati positivi e/o negativi, acquisiti in codesto affacendarsi. Occuparsi delle regole costituzionali del “fare” come lei ha voluto ribadire, definendosi arbitro tra il “fare” dei rappresentanti degli altri organi costituzionali, significa occuparsi se il “fare”, tanto per intenderci le riforme renziane, pubblicate con la sua firma, hanno rispettato le regole costituzionali in maniera formale, “sed”, prima di tutto, sostanziale. Ed è sulla sostanza del rispetto delle regole costituzionali che lei  ha evitato di pronunciarsi! Come, infatti, si fa a cambiare la ”costituzione” con maggioranze risicate, da un parlamento che la “Consulta” ha ritenuto eletto in maniera illegittima, svilendo le funzioni e la rappresentanza dei componenti del senato con una ciurma di omini,  provenienti dalle regioni italiettine, istituzioni ove le Procure Italiane hanno acclarato che non pochi  ladri di polli si sono giustapposti a non pochi tangentari di rispetto, quasi, mafioso ? E l’ ”italicum” comporrà non una camera di deputati eletti dal popolo sovrano, “sed” di “nominati”  da renzi (novello caligola che elesse il suo cavallo senatore!), le cui competenze, funzioni, poteri, ovviamente, passeranno al governo. La riforma del mercato del lavoro, l’innominabile “jobs act”, non ha cancellato solo l’ ”art. 18 dello Statuto dei Lavoratori”, ma ha vandalizzato anni di Lotte Operaie e i Morti per la Conquista dei Diritti e della Dignità nel Mondo del Lavoro. Infine, la riforma della “rai”, contro il parere di ben tre Sentenze della Corte Costituzionale che Affidano al parlamento la Responsabilità di guidare la politica radiotelevisiva, di fatto, invece, la mette nelle mani del governo. Sig. Mattarella, permettere al putto renzi di non rispettare  con le sue riformette le Sentenze della Consulta, come non ha rispettato l’intimazione di Essa di ripristinare l’adeguamento  delle Pensioni al costo della vita, significa essere arbitro che vigila sul rispetto formale e sostanziale delle regole costituzionali ? A ME, parlando con la dovuta deferenza nei suoi riguardi e nei riguardi della Dignità, di cui lei è stato investito, pare, sinceramente, di NO! Inoltre, sig. Mattarella, a ME è, anche, parso un atteggiamento consolatorio, una forma di “escapismo”, diffondere il suo messaggio di fine anno non dal suo studio di rappresentanza, ma dal salotto del suo appartamento privato. I lacchè del quirinale, cartacei e catodici, hanno spiegato la sua decisone di “rompere gli schemi” con la volontà sua di entrare, simbolicamente, in punta di piedi nelle case degli italiettini. Atteggiamento, MI perdoni, sig. Mattarella, da filantropica damina di carità che si reca nelle case dei disperati, dei poveracci (in tale condizione sono stati ridotti  milioni di italiettini. Di chi la responsabilità?  Non, forse, anche , sua ?) a portare loro, per scrupolo di coscienza, una parola di conforto e, in nome del Cielo, che essi non osino pretendere di più!  

Pietro Aretino, già detto, Avena Gaetano

 

 

 


Pubblicato il 8 Gennaio 2016

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