Cronaca

Epitaffi urbani : per strada come al cimitero

Un altro ciclista morto, questa volta sulla Triggiano-San Giorgio. Vedremo un’altra bicicletta dipinta di bianco ed ancorata per sempre ad un gard-rail? Si allarga intanto sulle strade di Bari e di Puglia il costume (arbitrario e tollerato) delle lapidi che qua e là segnalano dove qualcuno ha perso la vita viaggiando a bordo di un’automobile, di un tre ruote, di un ciclomotore oppure mentre andava a piedi. Specialmente in città, è’ giusto o non è giusto ? La discussione resta apertissima. E’ certamente gesto tenero segnalare (più che altro a sé stessi) il punto in cui si consumò l’ultimo guizzo di una vita. E in qualche modo questa teoria di lapidi funge da monito rivolto a tutti gli utenti della strada. Resta però il gusto un po’ greve di epitaffi trapiantati in un contesto al quale suonano estranei, allo stesso modo in cui tornerebbe a tutti inopportuno se i cipressi dei nostri cimiteri si riempissero di bomboniere di nascita. Per non dire del tono sottilmente polemico che innervano certe iniziative, volte per lo più volte a denunciare ‘categorie’ che vengono avvertite come nemiche di quella cui si appartiene. E poi è forse la morte il peggio che possa toccare? Si può morire anche in vita per effetto di un cattivo incontro, di una debolezza imperdonabile, di un proposito rovinoso. Se solo nel capoluogo si volesse ricordare che lungo via Argiro un ragazzo si avvicinò per la prima volta alla droga, che all’angolo Melo/Putignani una donna conobbe l’uomo con cui avrebbe tradito il marito trascinando allo sfascio due famiglie oppure che appoggiato alla tale  ringhiera del lungomare Di Crollalanza un malavitoso maturò l’idea di fare una strage, ebbene Bari (e pensiamo qualunque altra città), sarebbe una selva di croci. Peraltro, perché sollecitare solo la memoria degli eventi infausti? Sarebbe carino ricordare in qualche modo, ma non con un mazzo di fiori, una scultura o un’iscrizione, che su quella panchina di piazza Umberto per la prima volta si baciarono due ragazzi destinati a formare una famiglia felice, che in un noto ristorante l’incontro fra due imprenditori diede vita a un colosso dell’economia, che passando davanti alla chiesa di San Ferdinando un meditabondo scienziato ebbe un’intuizione destinata a cambiare il volto della medicina… Ma ciò non sarà mai. Il lettore ricorda quando alcuni anni fa spopolò la moda tra fidanzati di attaccare ad un’inferriata un lucchetto prima di gettarne via la chiave, proprio come fanno i protagonisti di ‘Tre metri sopra il cielo’, fortunatissimo romanzo di Federico Moccia? Ebbene, a Bari alcune ringhiere della Rotonda si riempirono a tal punto di metallo che in capo a qualche settimana l’iniziale tenerezza dei passanti si volse in ragione di disappunto. Quell’accumulo di lucchetti era diventato obiettivamente uno spettacolo indecente. Un giorno, mandati dal Comune, si presentarono operai che a colpi di tronchese fecero pulizia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Settembre 2014

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