Cronaca

Era ora: le associazioni animaliste gestiscono il canile sanitario

Con ordinanza n. 2016/00127 il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha disposto l’attivazione del canile sanitario presso struttura comunale sita in Via dei Fiordalisi e, cosa più importante, ne ha affidato la gestione alle associazioni animaliste. Era ora: dopo circa venti anni viene così ripristinata la legalità in tema di gestione del randagismo, visto che la Legge Regionale n. 12/95, e successive modifiche della Legge Regionale n.4/10 prevedono l’obbligo dei Comuni di realizzare apposite strutture, necessariamente gestite in proprio o tramite associazioni animaliste iscritte allo specifico albo regionale. Naturalmente vige il divieto di ricovero dei cani vaganti appartenenti ai Comuni in strutture private. E’ chiaro, a questo punto, che gli animalisti locali esprimono “…grande riconoscimento all’Amministrazione comunale” che ha reso possibile questo storico cambiamento per il Comune di Bari. In particolare le Associazioni Nati per Amarti Onlus, LAV onlus e ADA Onlus, desiderano ringraziare l’Assessore all’Ambiente Pietro Petruzzelli e il Direttore della Ripartizione Ambiente ing. Vincenzo Campanaro, che hanno lavorato per produrre un simile risultato. “Si tratta di una scelta importante nel segno della legalità e del risparmio di risorse pubbliche” ci tiene a dire Patrizia Giaquinto, presidente dell’associazione Nati per Amarti onlus, che continua “finora il Comune di Bari destinava alla gestione del canile sanitario presso struttura privata 2500 euro al mese, che ora verranno risparmiati dai contribuenti. Inoltre, gestire il sanitario con la collaborazione di tutte le associazioni animaliste, in primis l’ADA, avendo bene in mente le prescrizioni della L.R. 26/06 in tema di sterilizzazione/reimmissione, e il principio della promozione delle adozioni, di certo non incentivate finora dai gestori privati imprenditori, costituirà un ulteriore vantaggio economico per il Comune e per il benessere dei cani, interrompendo il circolo vizioso instauratosi negli anni (accalappiamento, permanenza nel sanitario, conferimento in rifugio vita natural durante, a spese dei contribuenti). Passo successivo dovrà essere l’adeguamento alla stessa norma che prevede la capienza massima di 200 cani per ogni struttura mentre il rifugio privato convenzionato con il Comune di Bari ne detiene attualmente più del doppio”. Sul risultato raggiunto dall’ente civico e sulle adozioni, in particolare, interviene anche la LAV onlus che ne sosterrà l’attuazione con un progetto nella visione del canile come luogo di passaggio per gli animali e non di reclusione a vita a vantaggio di un deprecabile business a danno di esseri senzienti.

 

Antonio De Luigi

 


Pubblicato il 4 Febbraio 2016

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