Erica “è” l’incognita
Leggera e tenera come uno stelo d’erba, perciò forte a suo modo e resistente al vento. Parafrasando il titolo del suo ultimo album, Erica Mou “E’” così”. Può piacere come non piacere, resta che il suo è segno forte. Entusiasmo al Forma giovedì sera per la presentazione del disco numero due di questa giovanissima cantautrice di casa nostra (Bisceglie 1990). Sotto il tiro di un calibratissimo light design, accompagnata al piano e alle percussioni da MaJIKer, Erica Mou ha dato vita ad uno spettacolo raffinato, intimo e caldo. Uno spettacolo anche coerente con la cifra umana del personaggio. Rinunciando ai luoghi comuni da concerto, incluse ruffianate da palco, la Mou si propone con tutto il suo entusiasmo, tutta la sua disarmante freschezza post adolescenziale. Un pregio che però alla lunga si traduce anche in limite. Il fascino acqua e sapone e la solarità pagano sì, ma fino a un certo punto, giacché possono rendere l’esibizione monocorde. E, alla lunga, discrezione e timidezza vanno a scapito della capacità scenica, apparsa nel caso in questione deficitaria ai limiti dell’impaccio. Vero è pure che la giovanissima interprete sembra poterselo permettere. Quella di tre sere fa al Forma era già folla di fans. Sorprendete la rapidità con cui la Mou si è costruito il suo pubblico, questo piccolo popolo che alla sua beniamina non chiede di meglio che questo candore da eterna bimba. Ma in avvenire, quando l’ambizione personale o della Sugar (la potente etichetta di Caterina Caselli) chiamasse la Mou a misurarsi con una platea e un mercato non più di nicchia? Sì, persino personaggi come Elisa sono riusciti ad evolvere in animali da palcoscenico e poi in star, solo che Erica appare troppo vera per immaginarla scaltrita e mestierante. Il dubbio nasce dalla qualità dei testi, dalla rinuncia ai ritrovati della tecnologia musicale, dalla essenzialità degli accordi. Certo, soprattutto a livello femminile e di musica indipendente si va affermando un modello cantautoriale che fra le righe guarda con rimpianto ad un’infanzia consumata frettolosamente nell’ansia di ‘fare grandi’, peccato che lo star system non contempli l’indulgere in certe ‘debolezze’. “E’” è disco piacevole, sebbene leggermente acerbo, e il suo modo di portarlo in scena ha il sapore della scommessa. In qualche modo entrambi si muovono in controtendenza. Là dove altre ventunenni (vedi il caso Emma) mostrerebbero d’aver mandato a memoria la lezione delle varie Oxa, Consoli e Mannoia, Erica Mou si distacca da questo variegato arcipelago in ragione di un apprezzabile senso dell’indipendenza. Siamo allora in presenza di una forma di auto isolazionismo o di naturale collocazione a margine di un insieme di cose che invece predilige la costruzione dell’immagine? Erica è un’incognita appassionante. Saranno i prossimi anni e le prossime incisioni a dire chi è o chi – volendo – diventerà la Mou.
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Pubblicato il 28 Marzo 2011