Esordio disastroso per il sindaco Leccese e la sua ampia maggioranza
La nuova Giunta, autodefinita "di alto profilo", ha già "perso" due assessori e l'elezione del presidente dell'Assemblea, indicato dal Primo cittadino, è slittata a settembre su sua stessa richiesta
Non è stato di certo un esordio entusiasmante per la nuova amministrazione comunale di Bari guidata dal neo sindaco Vito Leccese. Infatti, tutti i “proclami” effettuati dal Primo cittadino barese il giorno prima dell’insediamento del Consiglio comunale, alla conferenza stampa di presentazione della Giunta, sono stati sconfessati in Aula, già in sede di esordio. Difatti il primo obiettivo annunciato in conferenza stampa da Leccese è stato quello di aver “perseguito e pienamente raggiunto” la piena compattezza del campo largo del centrosinistra barese, dopo la spaccatura elettorale del primo turno e lo sventato strappo post ballottaggio con la formazione di Michele Laforgia, ossia dell’ex candidato sindaco di centrosinistra della “Convenzione per Bari” stoppato al primo turno. Obiettivo, questo, che è stato il primo ad essere smentito dal gruppo dei due consiglieri del M5S, Antonello Delle Fontane ed Italo Carelli, che proprio durante la prima seduta della nuova Assemblea cittadina, intervenendo al di fuori dell’Odg, che – come è noto – riguardava solo la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco e l’elezione del Presidente d’Aula e dei suoi due vice, hanno dichiarato di “non riconoscere” in quota ai pentastellati” l’assessore Raffaele Diomede e conseguentemente di uscire dall’annunciata maggioranza del campo largo di cui appena 24 ore prima si era vantato il sindaco. Maggioranza a cui, invece, Delle Fontane e Carelli hanno dichiarato di dare un appoggio esterno, riservando solo un sostegno, di volta in volta, in base ai provvedimenti che gli saranno sottoposti. Tale dichiarazione dei pentastellati già da sola ha fatto crollare il pomposo proclama sul ricostruito campo largo barese dei progressisti, che alla prova dei fatti si è rivelato invece inesistente, oltre che fragile, già in sede di avvio della consigliatura. Ma l’estrema fragilità degli accordi interni alla maggioranza politica che ha dato vita alla vittoria a sindaco di Leccese al secondo turno è emersa, in maniera ancora più netta, quando si è passati a trattare l’unico punto effettivamente politico contenuto nell’Odg. Ossia il terzo punto, visto che i primi due punti (convalida dei consiglieri, surroga di quelli dimessisi, perché nominati assessori, e giuramento del neo sindaco) erano praticamente degli atti tecnici necessari all’insediamento del nuovo Consiglio e del sindaco nell’esercizio legittimo delle sue funzioni. Infatti, il terzo argomento all’Odg avrebbe dovuto trattare l’elezione del Presidente del Consiglio comunale e dei suoi due vice. Invece è accaduto che è stato lo stesso Leccese a chiedere alla sua (teorica) ampia maggioranza del campo largo progressista di rinviare l’elezione del presidente d’Aula e dei vice ad una prossima seduta, da tenersi a settembre. Ciò fa presumere che anche sul nome indicato da Leccese in conferenza stampa, ovvero il consigliere più suffragato di “Con”, Romeo Ranieri, non ci sarebbe certezza di compattezza del campo largo, per cui il sindaco ha preferito lui stesso chiedere il differimento della decisione, onde evitare di mostrare ulteriori crepe nella maggioranza. Difatti, la conferma a tale sospetto è giunta comunque dai voti sulla proposta di differimento a settembre di tale scelta, visto che appena 19 dei 27 rappresentati di maggioranza presenti nell’aula “Dalfino” hanno inteso votare a favore, perché ben 7 consiglieri del Pd si sono astenuti. Risultato, questo, che ha confermato i dubbi sul fatto che anche sulla scelta per la Presidenza dell’Assemblea ci sono ancora mal di pacia interni al campo largo e, forse, più in particolare da parte del Gruppo di maggioranza relativa, ossia quello dei Dem. Quindi, le narrazioni effettuate finora dal sindaco Leccese sulla ritrovata compattezza del capo largo progressista evidentemente non corrispondono al vero, tanto che ha dovuto prendere tempo per l’elezione del presidente del Consiglio comunale e non sappiamo ancora quanto altro tempo gli servirà ancora per quadrare i “conti” necessari al completamento dell’esecutivo cittadino. Un esecutivo che già prima di entrare in opera dovrebbe aver perso due neo-assessori (il condizionale è d’obbligo, considerato che al momento in cui pubblichiamo questo servizio non è ancora certo se, dopo la rapida uscita di scena di Nonnis Marzano, anche per Diomede il sindaco abbia deciso di accogliere la disponibilità a rinunciare al mandato. Ma a sorprendere del neo sindaco Leccese finora non sono state soltanto le affermazioni sulla ritrovata compattezza del campo largo progressista barese, rivelatesi poi – per quanto innanzi riferito – destituite di fondamento, perché ancor più sorprendente e – a detta di molti – “più sconcertante” è stata la giustificazione data da Leccese alle frasi non certo educate, e forse offensive nei confronti di sua Santità, papa Francesco, e dei vertici mondiali del G7 venuti in Puglia lo scorso giugno e riportate nei post sui social dalla dimessasi Carlotta Nonnis Marzano. Post oltraggiosi, oltre che irriguardosi e forse anche incitati all’odio, che il sindaco Leccese ha etichettato come semplice “libertà di pensiero”. Una “libertà” di cui il sindaco evidentemente ignora i limiti per un esponente che lui aveva chiamato a ricoprire la carica pubblica di assessore e che, in quanto tale, rappresenta tutti i cittadini e, quindi, anche quelli che del Papa e dei vertici del G7 hanno tutt’altra opinione rispetto a quella manifesta sui social dalla Marzano. Come pure paradossale ed azzardata appare la definizione di “alto profilo” attribuita al neo esecutivo cittadino dallo stesso che lo ha nominato. Infatti, sarebbe stato sicuramente meglio se tale definizione il sindaco Leccese l’avesse fatta fare da altri, anziché darsela da solo e prima ancora di vedere all’opera tale squadra di “collaboratori”. Assessori, questi, che tra l’altro – per esplicita ammissione dello stesso Leccese – non sarebbero stati scelti neppure tutti in piena autonomia, ma concordati politicamente con i vertici dei partiti e non anche in sintonia con i rispettivi gruppi consigliari. Come la vicenda con i pentastellati e quella per il presidente del Consiglio comunale stanno a dimostrare. Insomma, un esordio più disastroso per il neo sindaco Leccese e la sua paventata ampia maggioranza forse non avrebbe potuto esserci.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 23 Agosto 2024