Cultura e Spettacoli

Estinta? Non del tutto

L’edizione del 30 settembre 1905 del Corriere delle Puglie riportava la seguente notizia : “Ieri, fuori il porto esterno di Brindisi,due pescatori si accorsero che un formidabile pesce tentava con salti di guadagnare la terra. Ma sia pel continuo sbattere contro i sassi che per lo stato in cui si trovava l’animale, dopo un’ora cominciò a perdere lena. Fu allora che i due marinai, procuratisi un’accetta ed un piccone gli furono addosso e poterono ammazzare una grandissima foca marina lunga 2 metri e pesante oltre 250 chili ( ! ). legatala ad una corda la trascinarono in porto e, squartatala, si rinvenne nel ventre un figlio che avrebbe dovuto vedere la luce. Madre e figlio sono esposti in una baracca”. L’enorme esemplare a cui fa riferimento l’anonimo cronista apparteneva alla specie Monachus monachus o, volgarmente, Foca Monaca, l’unico pinnipede che vive nei mari caldi. La crudeltà manifestata dai due marinai non deve meravigliare. In passato la foca monaca veniva macellata. Rendeva però più se catturata viva, poiché era più addomesticabile di quella comune e perciò meglio si prestava a numeri da circo. A inizio Novecento questa bellissima creatura era tanto diffusa in Adriatico che la si catturava al fine di offrirne gli organi agli studenti dell’Università di Trieste impegnati nelle esercitazioni d’anatomia (molti di quei reperti sono conservati presso il Museo di Storia Naturale della stessa città). Al presente si calcola vivano in Adriatico fra le dieci e le venti unità, il che fa della foca monaca una specie a forte rischio estinzione. – In tutto sopravvivono in natura meno di settecento esemplari distribuiti tra Mediterraneo, Mar Nero, coste atlantiche di Spagna, Portogallo, Marocco, Mauritania e isole Canarie ; occasionalmente vengono avvistati individui in dispersione lungo le coste di quasi tutti i paesi mediterranei. – Qualche foca monaca di tanto in tanto si fa vedere nelle acque pugliesi (sino al secondo dopoguerra questo animale era stanziale lungo le nostre coste, almeno là dove esse presentano grotte, soprattutto sommerse). L’ultimo avvistamento risale a giugno di due anni fa nelle acque di Tricase Porto. Quale valore assegnare all’avvistamento pugliese? Di sicuro esso conferma l’utilità delle aree protette. Se già miracoli stanno producendo la realtà di Torre Guaceto, la riserva marina de Le Cesine (tra San Cataldo e Torre Specchia) e il parco di Porto Cesareo, cose migliori arriveranno quando alle grotte Zinzulusa e Romanelli verrà assegnata – come si dà per certo – la funzione di ‘luogo di riproduzione faunistica’. Forse allora la foca monaca tornerà a essere stanziale in Puglia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Giugno 2019

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