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Ex fabbrica Scianatico, una polveriera pronta a esplodere

Sono parecchie le aree a rischio di degrado ambientale sparse per la Città, sempre più spesso nelle zone periferiche. Aree dove un materiale pericoloso come l’amianto la fa ancora da padrone fra indifferenza e assuefazione generale. Un degrado che, come detto, da decenni sta assumendo una sorta di inarrestabile “assuefazione” con conseguenze deleterie anche sotto l’aspetto dell’immagine che offre la città. Nel mirino di comitati civici e residenti ci finisce sempre più spesso lo stato di abbandono –ultra trentennale- dell’ Ex fabbrica Scianatico, tra Via Napoli e via Ammiraglio Caracciolo, un tempo industria siderurgica di fama nazionale, oggi ridotta a struttura fatiscente che presenta parecchi rischi per l’incolumità pubblica. Il Comune ha da tempo approntato un intervento di recupero e bonifica dell’intera area che però giace in armadi e cassetti delle ripartizioni tecniche del Comune, mentre c’è chi non fa grazia a nessuno dello stato in cui versano i capannoni. Per capire cosa si rischia dalle parti dell’ex stadio “della Vittoria”, bisognerebbe cominciare a guardare i muri perimetrali del vecchio tubificio, muri dove i tufi, oltre ad essere privi di ogni rivestimento, si rivelano a vista d’occhio come una vera e propria parete pronta ad accartocciarsi su se stessa. Insomma, a occhio nudo si vede che quei muri possono crollare da un giorno all’altro, per il logorio dovuto alle intemperie, ma anche al fatto che tronchi di alberi secolari, non potati da tempo immemore, “spingono” su muri stessi. Poi l’occhio impietoso si sposta all’interno dei due capannoni a ridosso dell’area dove ogni domenica, peraltro, si svolgeva il mercatino delle pulci, frequentato da centinaia di persone. Ebbene, nei capannoni ‘Ex Scianatico’ , anche dopo che le bancarelle sono state sloggiate prima verso il nuovo stadio-astronave e poi verso Carbonara, nei paraggi dell’ex tubificio s’è consolidato un habitat di immondizie varie, tali da generare una spirale batteriologica, ancor più grave, allargano le braccia i residenti rimasti da quelle parti, specie se si tiene conto che nei paraggi vi sono anche abitazioni civili ed inoltre è ancora attivo il mercato ortofrutticolo all’ingrosso. Infine le lastre di amianto, considerata la pericolosità delle relative fibre così come insegnano esperienze precedenti accadute nella nostra città, dall’ex fabbrica Fibronit tra Japigia e San Pasquale, fino alla spiaggia sul lungomare a sud della Città. “Dubitiamo che la situazione di rischio sia sotto controllo mediante un monitoraggio, ma, anche laddove l’opificio fosse a tutt’oggi di proprietà privata, è dovere del Sindaco di Bari intervenire mediante apposita ordinanza per intimare ai proprietari di adottare ogni misura tesa a scongiurare tutti i rischi che abbiamo evidenziato”, spiega Nicola Lotito del comitato di quartiere San Girolamo, confermano –casomai ce ne fosse bisogno…- che dovrebbe essere il Sindaco, in quanto tutore degli interessi dei cittadini in materia Igienico-Sanitaria, ad intervenire il più rapidamente e drasticamente possibile. Demandando all’Amministrazione Comunale che prima Michele Emiliano e ora Antonio Decaro hanno guidato e guidano, il compito di far bonificare e monitorare l’intera area, rendendo esecutivi quintali di mappe, carte e progetti approvati ormai da oltre otto anni…

 

Francesco De Martino. 


Pubblicato il 14 Marzo 2015

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