Cronaca

Ex Fermi occupato: superata la paura c’è speranza e solidarietà…

 
Un giorno qualsiasi di novembre, a Bari, qualcuno s’è svegliato con la speranza di prendere possesso d’una casa. Non era la firma di un contratto d’affitto e nemmeno quella d’acquisto di un appartamento. Era semplicemente un’occupazione, la quinta o la sesta a Bari, dopo quelle eclatanti dell’ex Ferrothel vicino alla stazione centrale, di via Beltrani e dell’ex mercato coperto di Poggiofrano. Azioni politiche nate tutte dal bisogno d’avere un tetto per ripararsi dalla pioggia e dal freddo, un diritto sacrosanto per ogni cittadino, spiega un ragazzone senegalese che abbiamo incontrato domenica mattina a Villa Roth, l’ultimo immobile pubblico occupato un mese fa. Lui è Mbacke Gadji, uno dei tanti volti anonimi e di colore che vivono in questa società in cui crescono sempre di più il divario, le differenze tra i ricchi e i poveri, tra chi ha tanti privilegi e chi è senza i diritti elementari come il lavoro, la casa. “In questa società crescono l’insofferenza verso le persone che vengono da altri Paesi, spinte dalla necessità di sopravvivere, ed il pregiudizio o l´indifferenza verso il diverso per cultura, religione e tradizioni. Il pregiudizio e l’odio –spiega ancora Gadji – sono fomentati da una campagna che fa della sicurezza, garantita da leggi speciali, il proprio tornaconto politico, dimenticando che anche la sicurezza economica e sociale, il rispetto tra i diversi sono elementi  per garantire pace e serenità con il rispetto tra i diversi; il quieto  vivere in una società. Questi pregiudizi colpiscono in modo particolare i nuovi cittadini,  persone per la maggior parte cittadini italiani, ma privati dei diritti fondamentali della cittadinanza”. A Villa Roth una ventina di persone senza fissa dimora, baresi e stranieri, sanno che esiste il dovere morale di rafforzare la difesa dei diritti e il rifiuto delle discriminazioni, soprattutto quelle economiche e sociali e rendere possibile la partecipazione diretta dei ceti deboli della società. A Villa Roth da domenica prossima ogni settimana ci sarà una mensa per i poveri, con l’aiuto della gente del quartiere, a San Pasquale. Ma torniamo a Mbacke Gadji ,47 anni, dal Senegal ma milanese di adozione per i vent’anni  di residenza passati nella capitale della Lombardia. A Bari, da dove ha risposto alle nostre domande, è arrivato ad agosto dell’anno scorso, spinto probabilmente dalla stessa speranza per un futuro migliore che, già nel 1986 dal Senegal lo portò  a Nizza in Francia poi a Adrara S. Martino in provincia di Bergamo, a Milano e ultimamente anche in Ticino, nella Svizzera italiana. “Ho avuto il lusso di passare qualche annetto ad istruirmi sia in Senegal che a Nizza. Ho lavorato in Italia prima come operaio, poi come impiegato e nei ultimi quindici anni come mediatore interculturale, pubblicista in qualche testate milanesi. Fra un progetto e l’altro ho pubblicato libri di fiabe e racconti, memoria della mia infanzia e del mio vissuto in Europa. Nei miei racconti faccio guardare da vicino l’Africa e divento allora una sorta di moderno griot che tramanda la memoria e l’essenza del popolo africano, tra magia e realtà, senza perdere di vista la concretezza della quotidianità con tutte le sue sfide e i suoi problemi”. Ora Gadji vive  a Bari da quasi quattro mesi dopo aver vagato tra un dormitorio e l’altro, le varie mensa pubbliche e private, tra piazza Umberto, via Sparano e i corsi Emanuele e Cavour, ha sperimentato sulla sua pelle la precarietà, l’essere senza alcuna garanzia per i più elementari bisogni giornalieri della vita. “Abbiamo occupato Villa Roth, un bell’edificio del Novecento. L’abbiamo rimesso a nuovo in sette giorni (i proprietari lo avevano abbandonato per più di dieci anni al degrado ed alla sporcizia). Abbiamo ricevuto da subito in tutti questi giorni tanta solidarietà, tanta fratellanza, tanta comunanza da parte di moltissimi. In questa città vivono migliaia di persone senza casa, alcuni di loro si rifiutano di alimentare le politiche losche delle amministrazioni competenti, fatte di tendopoli, dormitori con tanto di proclami demagogici per dare risposta all’emergenza casa. A questo bisogno vero, non basta né la solidarietà, né le promesse ed ancor meno le finte soluzioni. Non sarà facile, ma siamo convinti anche che sia possibile. Se questa sfida dovesse essere vinta, tante persone uscirebbero dal silenzio per riprendersi ciò che spetta loro, ciò che spetta a tutti noi, ciò che spetta ad ogni essere umano: il diritto di cittadinanza”. Firmato, Mbacke Gadji, uno dei venti senza fissa dimora da villa Roth, sotto un tetto tra paura, speranza e solidarietà.
 
Francesco De Martino
 
 
 
 


Pubblicato il 15 Dicembre 2011

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