Ex Ferrhotel: ancora al buio e senza acqua l’ex dormitorio visino alla stazione
E’ ancora emergenza nei locali dell’ex Ferrhotel, dove da mesi e mesi, ormai, mancano acqua corrente ed energia elettrica nell’indifferenza generale dopo che cinque anni fa, nella palazzina – ex dormitorio delle Ferrovie dello Stato vicino alla Stazione Centrale, si sono rifugiati una cinquantina di rifugiati somali. E’ ancora emergenza, dunque, in locali completamente immersi nel buio, nonostante funzioni sporadicamente qualche generatore elettrico rudimentale, mentre la luce doveva arrivare “…a giorni”, almeno a stare a sentire prima l’ex assessore municipale all’accoglienza Fabio Losito e poi chi ha preso il suo posto, al Welfare Comunale. “La decisione di occupare l’ex Ferrhotel è la conseguenza del fatto che in città non c’è alcuna struttura disponibile ad accoglierli e le autorità competenti sono inadempienti nei confronti dei profughi richiedenti asilo”, ripetono i giovani della rete antirazzista e della comunità somala, pronti a difendere il Ferrhotel occupato da chi vorrebbe riqualificarlo senza pensarci due volte ai somali. Giunti sul territorio italiano nell’autunno 2009 a Bari con tante speranze. Tra loro anche donne e bambini che avevano fatto immediata richiesta di asilo politico e che nei giorni prima dell’occupazione, risalente a ottobre 2009, come detto, erano partiti per la Svezia per stabilirvisi, ma il governo svedese, richiamandosi al trattato di Dublino, aveva rispedito i profughi in Italia, in quanto il trattato prevede che fino al riconoscimento dello ‘status’ di rifugiato politico la permanenza sul suolo europeo deve avvenire nel paese dove è stata fatta richiesta di asilo. E quindi a Bari, ragion per cui, una volta tornati nella Città dove avevano richiesto asilo, i somali non hanno trovato alcuna sistemazione abitativa e dopo un po’ di vita per strada, e di esasperazione, hanno contattato l’Associazione Comunità Somala e la Rete Antirazzista di Bari. Di qua la decisione di occupare il Ferrhotel, la struttura chiusa tempo fa dall’amministrazione comunale che aveva deciso di trasferire i senza tetto e di aprire i battenti in una villa verso Carbonara, gestita dal Caps. Ora l’ex immobile delle Ferrovie dello Stato ancora occupato dai rifugiati somali e diventato nel frattempo di proprietà comunale, è in attesa di essere ristrutturato grazie ai fondi del ‘PON/Sicurezza’ per diventare un Centro polifunzionale. Un centro, si leggeva tempo fa nei comunicati stampa diramati dai ministeri competenti e dallo stesso Comune di Bari, destinato a offrire servizi di accoglienza, integrazione e orientamento lavorativo agli immigrati extracomunitari regolari. Il problema è che la palazzina è ancora immersa nella sporcizia e nel buio, come se non fossero trascorsi quasi cinque anni dalla sua occupazione. Il progetto portato avanti a tentoni dal Comune prevede anche spazi di accoglienza, ma non per chi attualmente occupa la struttura poiché, a seguito dei lavori di ristrutturazione (finanziati con 2.066.200,38 euro) saranno disponibili complessivamente una quindicina di camere da letto per un totale di trentadue posti. Ma adibiti a un servizio di residenzialità temporanea, non certamente residenziale. In compenso, in coerenza con l’Obiettivo 2.1 del Programma cofinanziato dalla UE – Migliorare la gestione dell’impatto migratorio -, il Centro polifunzionale che sorgerà nell’ex Ferrhotel offrirà una serie di servizi diretti a favorire l’integrazione sociale e l’inserimento lavorativo degli immigrati. Infatti, oltre al servizio di accoglienza per migranti in difficoltà regolarmente soggiornanti sul territorio vi saranno, almeno nei soliti proclami già strombazzati dalla seconda giunta Emiliano, servizi di informazione e orientamento, intrattenimento ricreativo-culturale, formazione e riqualificazione professionale. E non è finita. Un info-point fornirà tutte le informazioni necessarie per quanto riguarda l’accesso ai servizi socio sanitari, mentre verranno attivati corsi di lingua italiana con percorsi didattici individualizzati, mentre i corsi di formazione e riqualificazione professionale, per un massimo di 40 utenti, saranno offerti dalla Provincia di Bari o dall’ente che ne prenderà il posto nell’ambito dell’offerta formativa dei piani annuali di formazione professionale. Dal canto suo il Comune, oltre al cofinanziamento di 33mila euro relativo alle spese non ammissibili, quattro anni fa si è impegnato a sostenere la gestione e la manutenzione del centro per almeno i primi cinque anni successivi alla conclusione del progetto. Che, una volta accolto, prevede un termine di ventiquattro mesi per la durata di lavori già avviati, almeno sulla carta, e dei quali per adesso nessuno parla. Chissà se anche questo progetto per ristrutturare una specie di rudere senza acqua e né luce, dove vivono una manciata di giovani africani, resterà come tanti altri disperso nel magma delle occasioni perse di questa Città dove nessuno è straniero….
Francesco De Martino
Pubblicato il 20 Novembre 2014