Cronaca

Ex Fibronit: lavori ancora fermi, ma intanto si torna a contare i morti…

 

Torna in primo piano a Bari l’ex Fibronit, dopo che la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato, in sede di esame della legge di stabilità 2015, un ordine del giorno che impegna il Governo a predisporre una indagine al fine di verificare il numero di coloro i quali hanno contratto malattie a seguito dell’esposizione alle polveri di amianto. Lo ha fatto sapere ieri il sen. Luigi D’Ambrosio Lettieri, capogruppo di FI nella 12a Commissione, promotore, insieme ad altri colleghi di Commissione, dell’iniziativa. “L’ex Fibronit è stata inserita nell’elenco dei siti inquinati di interesse nazionale allegato al decreto ministeriale ambiente e tutela del territorio 8 settembre 2001, n. 468″, precisa ancora il senatore barese. Che è anche pronto a ricordare come il Comune di Bari, fin da ottobre 2005, abbia approvato il progetto esecutivo dei lavori di messa in sicurezza di emergenza dell’area. Lavori, ricordiamo, interrotti nel 2007 e che, almeno nelle intenzioni, avrebbero dovuto portare al seppellimento dei rifiuti in un sarcofago e alla conseguente trasformazione del suolo inquinato nel Parco della Rinascita”. Ma solo nelle intenzioni. L’ordine del giorno sottolinea come “il Comune di Bari, da ultimo, abbia approvato, lo scorso 13 febbraio 2013, il progetto definitivo e il quadro economico relativo alla messa in sicurezza «permanente» del sito inquinato di interesse nazionale ex Fibronit”. “Al momento, risulterebbe che al termine della gara d’appalto, non ancora avviata – 14.983.930 milioni di euro previsti, 14.227.664 milioni di euro già stanziati e disponibili – l’opera complessiva di bonifica potrebbe iniziare il prossimo anno. Ma non sfugge che i lavoratori la cui esposizione all’amianto è stata accertata alcuni anni dopo la chiusura degli stabilimenti sono costretti, ancora oggi, a defatiganti controversie per vedere riconosciuti i trattamenti straordinari di integrazione salariale o i pensionamenti anticipati secondo le norme vigenti. Inoltre, il numero dei casi di malati d’amianto continuerebbe a crescere”. E a questo punto l’impegno di d’Ambrosio Lettieri, insieme a quello della Commissione che ha approvato l’odg”, “…è non solo quello di mantenere alta l’attenzione su questo tema, ma anche di vigilare, sollecitare, esigere da una parte l’attivazione di interventi adeguati per rispondere ai sacrosanti diritti dei malati e dei loro familiari, dall’altra la conclusione delle operazioni di bonifica permanente e di ripristino ambientale, restituendo nel più breve tempo possibile quell’area risanata alla fruizione della comunità”. Sono trascorsi oltre quattro anni da quando, a luglio 2010, si prometteva che in trentadue mesi e con 10 milioni e 676mila euro si sarebbe realizzata la messa in sicurezza permanente dell’area dell’ex fabbrica di cemento-amianto Fibronit di Bari. Il progetto definitivo, infatti, era stato appena presentato nella sala giunta del Comune dal sindaco, Michele Emiliano, e dal consigliere delegato all’ambiente, Maria Maugeri. I lavori sul sito di interesse nazionale dovevano partire nel 2011, dovendo ancora tenersi la conferenza di servizi prima della gara d’appalto. «La messa in sicurezza della Fibronit – s’impettiva Emiliano – è una delle ragioni per la quale la mia amministrazione è stata eletta e la giudico la cosa più importante che ci accingiamo a completare. Stiamo anche avendo rapporti con la curatela fallimentare dell’azienda circa la proprietà dei luoghi. Il parco che sorgerà sarà un tributo ai tanti morti legati alla Fibronit e sarà dedicato alla loro memoria». «Manteniamo l’impegno preso di chiudere la questione Fibronit nel secondo mandato di questa amministrazione e ne siamo contenti. Da settembre – prometteva invece Maria Maugeri – discuteremo anche dell’ex gasometro, visto che il Consiglio di Stato si è espresso sul ricorso presentato sull’aggiudicazione dei lavori di bonifica da una delle aziende interessate». L’intervento sul sito della ex Fibronit prevede la demolizione (controllata in area confinata-tensostruttura) degli edifici contaminati da amianto, la messa in sicurezza delle macerie (frantumazione e insaccamento) e delle aree dove sono stati trovati terreni contaminati da amianto mediante isolamento superficiale, oltre all’asportazione dei terreni contaminati da sostanze inquinanti diverse dall’amianto. Le macerie appositamente insaccate saranno posizionate nell’area confinata per poi essere, con il terreno sottostante, isolate definitivamente dall’ambiente circostante. Sono in tutto una dozzina i capannoni su cui si andrà ad intervenire. Quando di preciso, purtroppo, ancora non si sa…

Antonio De Luigi


Pubblicato il 17 Dicembre 2014

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