Cronaca

Ex Fibronit, nel progetto l’abbattimento dei capannoni che spargevano veleno

Non sembra più tanto lontano dal capolinea la travagliata vicenda della Fibronit, a Bari, specie dopo che tre anni fa è stato presentato il progetto definitivo per la messa in sicurezza permanente e definitiva di quella che può essere considerata la più grave catastrofe ambientale della città. Fino a venticinque anni fa, come oramai sanno tutti, la fabbrica all’incrocio di San Pasquale, Japigia e Madonnella, produceva elementi per l’edilizia in amianto, soprattutto eternit, e le polveri tossiche sprigionate dai materiali venivano quotidianamente inspirate da centinaia di lavoratori e migliaia persone residenti nella zona limitrofa alla fabbrica di via Caldarola, con la logica conseguenza di un aumento esponenziale di casi di tumore, nella fattispecie di mesotelioma pleurico, che continua a mietere vittime. “I numeri della tragedia rendono il progetto qualcosa che restituisce alla città e ai cittadini la propria dignità” ha ripetuto spesso il sindaco Emiliano e, nonostante i ritardi nel dare inizio alla progettazione, ha rimarcato l’impegno dell’amministrazione a tutela della salute pubblica affidata però ad un consigliere che, a detta del sindaco, svolge lo stesso lavoro di un Assessore. L’area dell’ex fabbrica è inserita nell’elenco dei siti inquinati di interesse nazionale contaminato dalla presenza di amianto perciò il progetto di riqualificazione deciso dal Comune di Bari dovrà giungere, si spera entro il fine settimana, al Ministero dell’Ambiente per averne l’approvazione, dopodichè si procederà alla gara d’appalto per la realizzazione del progetto e, col nuovo anno, dovrebbero avere il via i lavori. Dall’ultimo campionamento degli edifici è emersa la presenza di amianto sia nell’intonaco che nell’impasto di cemento dunque tutti gli undici capannoni verranno isolati all’interno di particolari tensostrutture e demoliti uno per volta. Le macerie saranno frantumate, insaccate e sepolte sotto una collinetta artificiale, adeguatamente resa impermeabile e messa in sicurezza. Per la realizzazione dell’intera opera i tempi previsti sono lunghi, la stima iniziale è di  due anni e mezzo, mentre il costo complessivo ammonta a poco meno di 11 milioni di euro. Anche il comitato di salute pubblica guidato da Nicola Brescia, pur facendo tutti gli scongiuri del caso, esprime soddisfazione per essere giunti alle fasi finali del periodo istruttorio per la riqualificazione dell’ex fabbrica. “Un periodo molto lungo a dire il vero, che dovrebbe aprirci le porte alla fase operativa della messa in sicurezza definitiva e permanente dell´area Fibronit”, spiega Brescia. Il progetto, di recente presentato anche al suo Comitato Fibronit dai progettisti incaricati dal Comune di Bari, come detto è ora all´attenzione del Ministero dell´Ambiente per poi essere sottoposto all´approvazione delle Conferenze di servizi istruttoria (e ci saranno anche associazioni e comitati) e, subito dopo, decisoria. Per Nicola Brescia la messa in sicurezza definitiva è il prologo alla realizzazione del “Parco della Rinascita”, che porterà alla definitiva chiusura delle querelle Fibronit e che segnerà il più grande successo ottenuto da comitati, associazioni e cittadini baresi. Il Comitato cittadino Fibronit, dunque, prosegue la sua battaglia invitando tutti i residenti e cittadini baresi a non abbassare la guardia. Insomma, solo una volta terminati i lavori, si potrà tornare a camminare sull’area Fibronit, al posto della fabbrica dei veleni ci sarà un parco, il cui piano di fattibilità è già stato approvato, dedicato alle tante vittime che negli ultimi anni hanno perso la vita.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Gennaio 2014

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