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Ex Gazometro: e le centraline per monitorare il cantiere?

E’ giunta finalmente l’ora della bonifica nell’area occupata una volta dall’ex Gazometro, al quartiere Libertà. Ma la prevenzione ambientale per i cittadini, in corso d’opera, è stata rispettata? Michele Cipriani, Consigliere Provinciale del PDL, in relazione ai programmati lavori di bonifica dell’area ex Gazometro di C.so Mazzini, ha chiesto con una nota scritta rivolta al Sindaco e al Direttore della Ripartizione Ambiente del Comune di conoscere se, in relazione alla presenza sia nel sottosuolo sia nelle falde sottostanti di numerose sostanze nocive e cancerogene ( metalli pesanti – cadmio e piombo – fenoli – composti aromatici e policiclici – idrocarburi leggeri e pesanti – cianuri), nel capitolato d’appalto risultano previsti preliminari installazioni di centraline di monitoraggio – 24 ore su 24 ore – atte a rilevare le emissioni che potrebbero sprigionarsi durante la lavorazione nell’intera area interessata. Una domanda legittima, se si considerino gli intuibili rischi per la salute dei residenti in particolare, considerato che la zona in questione presenta un alto tasso abitativo. Cipriani rammenta, infatti, che non lontano dall’area interessata alla bonifica bisogna mettere in conto la presenza del mercato ortofrutticolo, che espone sulle bancarelle prodotti alimentari di prima necessità. “”Nell’ipotesi che le centraline per monitorare l’ambiente non sia stata prevista nel capitolato d’appalto, chiedo che si provveda nei tempi antecedenti alla cantierizzazione alla installazione della strumentazione in questione””, si legge nella missiva indirizzata dal consigliere provinciale barese a Sindaco e tecnici comunali. Con la circostanza Cipriani ha anche avvertito  il Sindaco Emiliano e l’ingegner Vincenzo Campanaro che, laddove non trovano seguito le precauzioni da lui elencate, procederà alla raccolta delle firme dei residenti, sotto forma di petizione popolare, e successivamente, se persistesse la grave mancanza delle centraline, si vedrà costretto ad interessare direttamente la Procura della Repubblica. L’area dell’ex Gasometro -l’impianto dismesso intorno alla metà degli anni Ottanta – occupa un’estensione di oltre 13 mila metri quadrati nel pieno centro urbano di Bari. Nel 2001, come si ricorderà, l’ Amministrazione di Cagno Abbrescia avviò un intervento di caratterizzazione in vista della realizzazione del progetto di una nuova sede degli uffici comunali da costruire proprio su quel suolo. Una perizia tecnica realizzata dalla società Geotrivell evidenziò la pericolosità del sito, risultato pesantemente inquinato da metalli, composti aromatici, idrocarburi, presenti anche nella falda sottostante. Il terreno inquinato – circa 6.000 mq – che è stato mappato secondo la nuova normativa entrata in vigore nel 2006, verrà rimosso fino ad un metro di profondità. I lavori di scavo e smaltimento avverranno in sicurezza sotto un tendone di copertura. Inoltre, per tutta la durata del cantiere, sarà assicurato un monitoraggio ambientale continuo, mentre in profondità il terreno verrà  “depurato” e poi racchiuso in contenitori stagni. Il tempo stimato dall’equipe torinese della “Golder” per queste operazioni è di circa sei mesi: dopodiche sarà  possibile realizzare il famoso parco e perfino degli impianti sportivi per il quartiere. Ma il consigliere Cipriani, come detto, ha richiesto a tecnici ed amministratori municipali rassicurazioni sull’applicazione di quanto previsto nel capitolato d’appalto, anche perché in quella zona, in passato, sono stati rilevati rischi gravi per la popolazione, con la fuorisciuta di benzantracene, benzopirene e dibenzoantracene, sostanze altamente cancerogene. La loro presenza, così come quella dei metalli pesanti, è da dieci a trentanove volte superiore al limite di rischio accettabile, così come fissato dalla legge 152 del 2006. Secondo i tecnici che hanno redatto le perizie nell’area ex Gasometro, le sostanze sono presenti sia nel sottosuolo sia nella falda sottostante in concentrazioni superiori ai limiti fissati dal decreto ministeriale 471 del 1999. Non solo. «Le sostanze inquinanti – è scritto nella relazione – sono state ritrovate anche nei vapori del suolo. L’ inquinamento della falda interessa anche una zona esterna al sito». Ora toccherà prima alle imprese redigere e poi al Comune approvare il progetto esecutivo (trattandosi di appalto integrato) prima di passare finalmente alla consegna dei lavori e all’apertura del relativo cantiere in vista della realizzazione d’un parco, al posto dell’ex gasometro al Libertà.
 
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 16 Maggio 2011

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