Cultura e Spettacoli

“Exit Mundi”: il contemporaneo di scena al Petruzzelli

“Exit mundi”, la nuova cantata di Giovanni Tamborrino su liriche di Enzo Quarto ha ricevuto una calorosissima accoglienza dal pubblico al Politeama barese, dove è stata eseguita dall’Orchestra della Fondazione Petruzzelli diretta dal M° Vito Clemente. Sul palcoscenico il coro diretto dal M° Franco Sebastiani e il “Symbola Percussion Ensemble, composto da Gabriele Maggi, Nunzio Pietrocola, Tommaso Cotrufo, Michele D’Urso, Alberto Semeraro.  La “Cantata per soprano, tenore, baritono, voce bianca, pianoforti, percussioni, coro e orchestra” si è dimostrata un ampio lavoro, come ha evidenziato il dedicatario Enrico Girardi (critico musicale del Corriere della Sera), che durante i ringraziamenti finali ha preso la parola per tracciare a grandi linee l’evoluzione stilistica del compositore. “Apprezzo Giovanni Tamborrino per due sostanziali ragioni- ha esordito Enrico Girardi- e la prima è dettata dal suo legame ‘sonoro’ con il territorio, tanto sentito da portarlo agli inizi a far ‘suonare’ i materiali del territorio d’origine, sassi e cocci. Questo è un aspetto che lo rende unico nel panorama italiano, restituendogli profili di originalità. La seconda ragione è data dal forte legame della sua musica con il sacro. Tutta la musica di Tamborrino ha questa profondità”. Il sacro, tema strutturale della cantata “Exit mundi”, ha trovato nelle liriche scritte da Enzo Quarto- a volte crudamente descrittive delle miserie umane, a volte estatiche nel preconizzare la ‘vita nuova’-  quasi una attualizzazione dello scenario apocalittico giovanneo: un insieme di paure arcaiche che trovano una composizione nella venuta della luce/amore assolutizzante del finale. Nella parte iniziale della cantata, Tamborrino ha fatto alternare sonorità ‘tribali’ alle voci dei solisti e del coro, divampate in un finale traboccante di temi e suoni. È qui che la varietà compositiva del compositore ha presentato un ampio ventaglio di ritmi e sound, attingendo all’infinito repertorio delle ‘musiques du monde’ per elaborare il suo linguaggio personale: un meticciato tra le sperimentazioni poliritmiche, i timbri e le armonie particolari assonanti con la sensibilità del compositore, arricchite da linee melodiche cantabili al fine di permettere al pubblico- come ha confessato lo stesso Tamborrino- di essere coinvolto non solo nel discorso musicale, ma anche nel complesso tema escatologico sotteso all’Apocalisse e al Vangelo di Giovanni. Gli interpreti solisti- il soprano Sarah Allegretta, il tenore Danilo Formaggia, il baritono Giuseppe Naviglio- sono stati impegnati in alcuni toccanti passi della cantata, punteggiata dalla voce bianca della piccola Ilaria Paolicelli.  Suddivisa in 27 parti, la Cantata ha visto un grande impegno del coro, che ha dovuto ‘reggere’ il confronto con un organico orchestrale ponderoso, completato da due pianoforti (Elisabetta Fusillo e Claudia Minieri) che hanno contribuito a rendere arricchire armonicamente le sonorità preponderanti delle percussioni. Un’altra prova riuscita per il sodalizio artistico Quarto-Tamborrino; non è certo facile cogliere nel segno nell’ambito delle composizioni contemporanee su commissione, ma la strada segnata dalla Fondazione Petruzzelli, con l’attenzione e l’apertura anche per questo aspetto- oltre che per il repertorio classico e Novecentesco- fa ben sperare per l’evolversi di una sensibilità musicale aperta anche da parte del pubblico.
 Mariapina Mascolo
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 20 Settembre 2011

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