Primo Piano

Fa paura il caos della cassa integrazione in deroga: 150 mila ‘derogati’ a rischio

C’è poco da fare: la crisi azzoppa l’economia e le imprese spingono l’acceleratore sulle richieste di ammortizzatori sociali, ma il problema vero è che per la cassa integrazione in deroga, unico vero ammortizzatore sociale per hi paga i conti della crisi, la situazione è al limite. Solo per coprire il fabbisogno del 2014, infatti, mancherebbero all’appello circa 1 miliardo di euro mentre all’orizzonte si potrebbe profilare il rischio licenziamento per almeno ¼ dei 148 mila lavoratori attualmente protetti: in bilico dunque ci sarebbero tra i 48 e i 65 mila derogati, ma la cifra potrebbe agevolmente salire a 150 mila unità, se il governo dovesse sdoganare la bozza di decreto interministeriale che ne riforma i criteri di accesso. Tra i primi a scendere in campo per denunciare questo stato di cose, Nicola Brescia segretario nazionale e regionale dell’Unione Sindacati Impiego Pubblico e Privato (Usppi). E non  serve a rasserenare il clima la garanzia, offerta ancora l’altra settimana dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti sulla possibile erogazione in tempi brevi di altri 4-500 milioni di euro: “non bastano”, ripete Brescia,  chiedendo e a gran voce al governo un sostanziale “cambio di passo”. Perché questo è il timore dell’Usppi: che la bozza di provvedimento in mano all’esecutivo confermi la riduzione da 12 a 8 mesi dei mesi “tutelati” e i vincoli restrittivi per l’accesso al beneficio per aziende e lavoratori. Una tenaglia che potrebbe collocare fuori dal mercato del lavoro appunto, fino a 65 mila lavoratori anche nel caso avessero sottoscritto accordi di cig in deroga. Solo in Puglia, tanto per capirci, sono circa 700 le aziende che hanno chiesto questo intervento. Danno lavoro a quasi 6mila persone e per salvare quei posti di lavoro “La mobilità in deroga – ricorda Brescia – è invece l’indennità di ultima istanza a favore delle persone che hanno perso il posto di lavoro, non ne trovano un altro ed hanno già fruito del periodo massimo di aspi e mini aspi previsto dalle norme ordinarie. Anche in Puglia sono migliaia le famiglie in grave difficoltà che hanno bisogno di quella deroga negata e di un reddito di sopravvivenza. Dobbiamo aspettare che anche a Bari i cassintegrati salgano sul tetto del palazzo dell’Inps, minacciando di buttarsi di sotto se non fossero stati pagati, come già accaduto a Cosenza visto che anche in Calabria, 20 mila lavoratori in cassa o mobilità hanno smesso da nove mesi di ricevere sussidi che in teoria sarebbero già stati autorizzati?
Ma questi sono o potrebbero essere episodi, al Sud sempre più ricorrente, in un quadro più ampio: dal Mezzogiorno al Nord industriale, la cassa integrazione in deroga è al collasso. Centinaia di migliaia di famiglie sono rimaste senza redditi, benché sia stato loro promesso che hanno legalmente titolo a questa forma “eccezionale” di sussidio. Servono intanto altri fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia: saranno usati nei prossimi giorni per saldare alcune delle mensilità arretrate. Ma secondo stime (informali) del ministero del Lavoro, solo sul 2013 resta comunque un buco di 330 milioni. In questa fase il costo complessivo della Cig in deroga, secondo stime (ancora una volta, informali) del ministero del Lavoro, è di tre miliardi l’anno. E dire che questo strumento di emergenza era nato con l’inizio della recessione per le esigenze di piccole aziende di ogni tipo: edilizia, artigiani, negozi, studi di notai o di avvocati. Imprese non hanno mai dovuto versare contributi all’Inps per la cassa integrazione. Ora la situazione è caotica e a complicare tutto contribuiscono le scelte delle regioni, le incongruenze legali di uno strumento che almeno formalmente dovrebbe rappresentare un reddito transitorio, in attesa che la crisi passi e il lavoratore rientri in azienda. Già, ma quando, se in realtà il lavoratore non rientra quasi mai…

 

Antonio de Luigi

 

 


Pubblicato il 2 Agosto 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio