Fabrizio Moro:“Le mie canzoni come pietre miliari”
“Sono una persona che osserva molto. Credo sia giusto fotografare il contesto politico in cui vivo, per riuscire a lasciare nel tempo tracce e fotografie di me, come fossero pietre miliari, all’interno della musica italiana”. Si descrive con queste parole Fabrizio Moro, cantautore di origini calabresi, avvicinatosi alla musica a soli 15 anni. Le sue canzoni rispecchiano i disagi quotidiani, invitano a riflettere, raccontano la vita e tutto quello che le ruota attorno. Da gennaio è partito il suo nuovo tour Indoor nei club e il 15 febbraio farà tappa anche a Bari al New Demodè.
Da gennaio è iniziato il tuo nuovo tour Indoor nei club. Che tipo di riscontro sta ottenendo?
Sta andando al di là delle nostre aspettative, perché noi fino ad oggi abbiamo fatto concerti nelle piazze italiane, gratuiti, quindi aperti a tutti. Invece questo è il primo tour all’interno dei club, perciò questa è la prima volta in cui il pubblico paga per poter ascoltare la nostra musica. Nelle piazze non solo erano presenti i fan, ma anche coloro che passavano lì per caso e che magari neanche conoscevano la mia musica. D’altra parte, fino ad oggi abbiamo suonato per un pubblico di oltre mille persone, mentre con questo tour ci ritroviamo a suonare per un pubblico più ristretto. Quindi è difficile trovare un equilibrio.
Sei un cantautore molto apprezzato dai giovani, soprattutto per le tematiche trattate nei tuoi testi, primo fra tutti la mafia. Molti pensano che sia un male lontano, perché si sa nascondere e non si vede. Tu cosa ne pensi in merito?
Purtroppo io continuo a vederlo. Continuo a sentire l’importanza che alcune logge massoniche continuano ad avere in ambito sociale e politico. La mafia si è semplicemente trasformata. Ogni volta che si parla di questo tema, si rischia sempre di apparire banale, ma per quanto mi riguarda credo che la mafia sia sotto gli occhi di tutti, è presente specialmente in Parlamento. La mafia ha semplicemente smesso di operare attraverso la manovalanza e va in giro in giacca e cravatta, operando in modo diverso rispetto al passato.
A proposito di questo tema, una delle tue canzoni più celebri è “Pensa”. Cosa ti ha ispirato nella stesura del testo?
Sicuramente la vita di Paolo Borsellino mi ha portato a riflettere. Personalmente ricordavo solo alcuni dettagli. Quando fu ucciso avevo appena 16 anni, quindi ricordavo solo alcune scene, poi andando a leggere giornali, libri e biografie, mi sono reso conto di quanto sia importante raccontare la vita di Paolo Borsellino. Soprattutto perché ci sono ragazzi che non sanno nemmeno chi sia stato e che ruolo abbia avuto nella storia italiana, quindi credo sia un dovere di ogni cittadino diffondere il suo verbo. Per quanto mi riguarda, facendo un lavoro difficile, stando continuamente a confronto con le sfide, non posso avere paura di salire sul palco, sapendo che un altro uomo è riuscito a camminare a testa alta tra le vie della città, nonostante le minacce e i pericoli che si nascondevano dovunque. Non è da tutti fare quello che ha fatto Paolo Borsellino e per me è stato un importante punto di riferimento.
Più in generale da cosa trai ispirazione per le tue canzoni?
Da quello che mi circonda. Sono una persona che osserva molto. Le persone che frequento, quelle che mi circondano ovviamente sono la fonte di ispirazione maggiore, poi credo sia giusto fotografare il contesto politico in cui vivo, per riuscire a lasciare nel tempo tracce e fotografie di me, come fossero pietre miliari, all’interno della musica italiana.
Per quale motivo la tua canzone “Agitazione”, la cui prima parte si può ascoltare su Youtube, è rimasta incompleta?
In realtà è un brano che ho nel cassetto da diversi anni. L’ho presentato a Sanremo nel 2003 ed è stato scartato dalla commissione artistica. Poi non l’ho più pubblicato perché credo che oggi non mi rappresenti più.
Perché affidarsi ad un’etichetta indipendente e non ad una grande major discografica? E cosa ha comportato questo in termini di libertà di espressione?
Le major discografiche al momento svolgono un lavoro completamente diverso rispetto a quello che sta facendo la mia etichetta indipendente, non si dedicano più anima e corpo ad un progetto come il mio, ma fanno altro. Per quanto mi riguarda, preferisco proseguire lungo questo percorso, dedicando più tempo al live e meno agli appuntamenti radiofonici e televisivi, perché secondo me oggi attraverso il web e il passaparola si può ugualmente arrivare a tutti ed in maniera più dignitosa. Sostanzialmente oggi le major discografiche lavorano sull’usa e getta, su prodotti televisivi che lasciano il tempo che trovano, senza pensare alla qualità. Poi ovviamente ci sono delle eccezioni.
Dopo questo intenso tour, hai già in mente progetti futuri?
Sto scrivendo un libro. Lo sto scrivendo già da un paio d’anni, ma non trovo mai né il modo né il tempo per completarlo. Appena finirò questo tour, la prima cosa che farò sarà proprio quella di terminare questo romanzo.
Sei un cantautore impegnato su temi sociali e di attualità. A tal proposito cosa pensi dell’attuale situazione politica?
A 38 anni scendo ancora in piazza a manifestare ed ogni volta mi accorgo che ci sono moltissimi giovani, questo vuol dire che mancano punti di riferimento credibili, perché in Parlamento ci sono sempre le stesse facce e sentiamo sempre le stesse cose. La gente ormai non crede più nella politica e soprattutto da parte dei più giovani c’è un totale disinteresse nei confronti della stessa. Molti di loro la ritengono noiosa, non sanno cosa voglia dire impeachment, non sanno cosa sia una legge elettorale. Questo è il dramma peggiore e bisogna cercare di riavvicinare i giovani alla politica. Credo che il Movimento 5 Stelle in questo stia ottenendo buoni risultati.
Nicole Cascione
Pubblicato il 14 Febbraio 2014