Cultura e Spettacoli

Farfalla sì, farfalla no

Svuotato dal volto nero della tecnologia, l’Uomo è schiavo di questa. Eppure basta poco per rompere questo involucro di falsa, rassicurante ed epidermica gioia per ritrovare l’autenticità. Può bastare il calore di un focherello all’aperto, il frignare di un poppante, il numero di un artista di strada … o una farfalla che venga a distogliere qualcuno da un’occupazione giudicata importante, quando addirittura non vitale e per effetto di una traballante scala di valori. Parte proprio dal caso di una farfalla birichina ‘Esercizi di fantastica’, un’apprezzata produzione Sosta Palmizi che il giorno della Befana è stata in cartellone al Kismet. Il lavoro nasce dallo studio del sogno principale – inseguito per tutta la vita – di Gianni Rodari: codificare l’arte della fantasia. Come esistono regole per spiegare il pensiero razionale, sosteneva il Maestro di Omegna, ne esistono altre per innescare la fantasia e dare vita a storie. Una di queste regole, per esempio, può consistere nel totale abbandono alle suggestioni che un elemento del mondo della natura può accendere. Un elemento piccolo come un coloratissimo lepidottero, appunto, che venga a svolazzare sotto il naso di chi soffrendo della sindrome di connessione compulsiva vive col capo chino su uno schermo a cristalli liquidi. Il lavoro di sosta Palmizi – pensato da Giorgio Rossi e interpretato da Elisa Canessa, Federico Dimitri e Francesco Manenti, che hanno partecipato alla realizzazione – nasce intorno ad un grigio spaccato di abitazione. All’interno di queste due sole mura, avvolti da musiche che mortificano la gioia, si muovono come automi tre figure bigie, scialbe e mute e in rapporto di dipendenza col proprio telefonino. Poi, inaspettata, ecco la tenerezza di una farfalla che irrompe salvifica. “Butterfly !” è finalmente la prima parola pronunciata. Una parola subito avversata dal Potere (“No butterfly !). Inutilmente però, ‘ché suoni barocchi si fanno strada anticipando la libertà. La rivoluzione dà la stura ad una sarabanda di invenzioni e schegge coreutiche che sfruttano con molta immaginazione le numerose potenzialità dell’unico elemento scenico. La ‘mezza casa’, un’invenzione di Francesco Givone, Francesco Manenti e Francesca Lombardi, viene ripetutamente mossa, capovolta, ruotata, intanto che si entra e si esce per porte e finestre, ci si arrampica sui muri… Il ritorno del colore, che riporta il sorriso su pareti e persone mette fine a uno spettacolo piacevole e ironico, molto apprezzato. Degni di menzione i contributi di Beatrice Giannini, Francesca Lombardi (costumi), Francesco Manenti (illustrazioni), Elena Tedde (disegno luci) e Massimiliano Ferrari (esecuzione tecnica).

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Gennaio 2022

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