Fattacci e ‘spettatori’
Tre giorni fa, mentre uno studente di sedici anni moriva investito da un treno nei pressi di un passaggio a livello alla periferia di Barletta, a Bari il cadavere di una sconosciuta di età matura veniva rinvenuto tra gli scogli di Pane e Pomodoro. Due casi diversi quanto a dinamiche e motivi, lontani nel tipo d’emozione provocata, eppure accomunati da un elemento, lo stesso, peraltro presente anche nel precedente dramma di Palagiano dove, come si ricorderà, un bambino (Domenico) è morto nel corso di un agguato. Un elemento immancabile quando di mezzo è un fatto di sangue avvenuto in una via, su un lido, lungo una strada ferrata… Fra i tanti vieti luoghi comuni del linguaggio dei media ricorre un’espressione che vorrebbe essere pittoresca : il teatro della tragedia. Shakespeare aveva visto giusto nel dire che ogni uomo interpreta (alla perfezione) un ruolo. Non esiste angolo, piccolo o remoto, su questo devastato angolo di galassia che non si presti ad ospitare un scheggia della grande pantomima umana. Sul teatro di ogni tragedia (incendio, omicidio, incidente stradale) si muovono protagonisti, comprimari, comparse e figuranti. Personaggi dalle caratteristiche diverse a seconda delle ‘location’. Siccome parliamo di ‘teatro’, si può prescindere da una ‘platea’? Ed ecco intorno a questi ‘set’ una cornice di pubblico. Curiosi, perdigiorno e sfaccendati sono i più assidui ‘consumatori’ delle pubbliche tragedie. In piedi, le braccia conserte, immobili e attenti, sostano ai limiti dell’area delimitata dalle strisce in plastica a bande rosso/bianche, spettatori impassibili di un via vai di mezzi e uomini di soccorso in mezzo al frastuono delle sirene e il tormento dei lampeggiatori. Chiazze di sangue,cristalli in frantumi, resti carbonizzati, lacrime o grida disperate non scompongono gli ‘astanti’. Nulla respinge costoro, che non piangono, non ridono, non intervengono. Stanno. A che fare? A ‘nutrirsi’. Formati alla scuola del peggiore spettacolo, sono lì a godersi, dal vivo e in prima fila, uno ‘show’ più autentico che al cinema, più saporoso che in tv. E c’è dell’altro. A giustificare questa stasi ostinata è il sotterraneo piacere di realizzare il ‘meglio a te che non a me’, spiccia e primordiale filosofia da strada che dai giorni di Adamo tiene in vita il peggio della fauna umana : codardi, meschini, cinici ed egoisti. Quanti di questi infelici tre giorni fa sostavano in prossimità del pontile di Pane e Pomodoro dove fra gli scogli giaceva il corpo senza vita di quella povera donna. E quanti altri, arrampicati su muri di cinta, armati di binocoli, dall’alto di balconi osservavano il via vai intorno alla salma coperta da un lenzuolo di quel ragazzo di Barletta. Quanti altri ancora la settimana scorsa a Palagiano… Dove sono ora queste persone? Ovunque siano, stanno tutte facendo la stessa cosa : tenere banco e gonfiare il petto dinanzi a parenti e amici, “C’ero anch’io!”. E giù parole. Raccontano a modo loro, aggiungono o sottraggono dettagli a seconda della necessità di tenere viva l’attenzione, esaltano gli aspetti più grevi… E il mondo muore un altro poco ancora.
Italo Interesse
Pubblicato il 29 Marzo 2014