Cultura e Spettacoli

Federico, un successo personale

Ogni qual volta spirano venti di guerra fra Occidente e Oriente e l’una e l’altra parte fanno sfoggio di muscoli mettendo il mondo in ansia, non si può dimenticare che questo storico conflitto in passato ha conosciuto anche soluzioni intelligenti, ovvero affatto cruente e vantaggiose per entrambi i contendenti. E’ il caso della sesta crociata (1228-1229), che vide protagonista Federico II. Il grande svevo riuscì senza fare ricorso alle armi a stipulare col suo avversario, al-Malik al-Kāmil, un trattato di pace che per il cristianesimo significò la riconquista di Betlemme, Nazaret, Lidda, Sidone e Toron, oltre a Gerusalemme(ad eccezione della spianata del Tempio; ai musulmani inoltre era permesso accedere a Gerusalemme, che veniva ceduta smantellata e indifendibile). Eppure da questa parte del mondo il successo attirò su Federico solo critiche e inimicizie. La ragioni di tanta ingratitudine sono nell’antefatto di questa spedizione. Dopo il fallimento della quinta crociata, Federico fu esortato da Onorio III a mettersi a capo dell’ennesima impresa, come già promesso al pontefice al momento dell’incoronazione avvenuta nel 1220.Ma lo Svevo aveva più volte ritardato l’inizio delle operazioni per problemi sorti nei suoi territori siciliani. Per smuovere l’Imperatore da questa stasi, il papa nel 1225 combinò il matrimonio dello Svevo con Isabella, figlia di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme. La prospettiva di cingersi di quest’altra corona, spinse Federico ad accelerare i tempi. Era l’8 settembre 1227 quando l’imponente flotta prendeva il mare da Brindisi. Dopo poche miglia, però, le navi furono costrette a gettare le ancore a Otranto a causa di una epidemia scoppiata tra le truppe. L’inconveniente determinò l’ennesimo rinvio della crociata. Fiutando un tranello, il nuovo papa, Gregorio IX, scomunicò l’Imperatore. Ciononostante, Federico  ripartì da Brindisi il 28 giugno dell’anno dopo (ricorre dunque oggi il 791esimo anniversario di quel giorno). Lo accompagnava un esercito decisamente ridotto, in qualche modo ‘simbolico’. Questo perché l’impresa era stata preceduta da un’accorta fase preparatoria di carattere diplomatico: nell’estate del 1227, Federico aveva inviato i fedelissimi Berardo di Castagna, arcivescovo di Palermo, e Tommaso I d’Aquino, conte di Acerra,in missione diplomatica in Egitto, pressoal-Malik al-Kāmil. Federico colmò di doni il sultano, ben sapendo che questi stava preparando una campagna contro suo fratello al-Mu’azzam di Damascoe che perciò  non voleva essere intralciato da un attacco crociato. Profondo conoscitore dell’animo degli arabi, Federico giunse in Terrasanta accompagnato dalle sue guardie del corpo (musulmane..) con tipico sfarzo orientale, distinguendosi così da tutti i crociati che lo avevano preceduto. La mossa psicologica si rivelò determinante e il successo diplomatico, come già detto, fu assoluto. Federico rimase per alcuni mesi in Terra Santa, Dopo, visto che il successo gli aveva attirato solo critiche (e invidie), che era sempre scomunicato e che in sua assenza il suo Impero era diventato un focolaio di rivolte alimentate dai soliti nemici personali, decise di lasciare la Terrasanta imbarcandosi ad Acri il 1º maggio 1229,  giungendo a Brindisi il 10 giugno 1229. Una volta in Italia, cercò di ricucire per prima cosa il rapporto col papa, a sua volta deluso dall’assenza di una vittoria militare e dall’idea di una Gerusalemme smilitarizzata, senza mura e indifendibile. Solo nel 1230, con il Trattato di San Germano, fu revocata la scomunica. Tale gesto consacrò finalmente il successo personale dell’Imperatore.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 28 Giugno 2019

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