Cultura e Spettacoli

Fëdor non fu drammaturgo

Dostoevskij non era uomo di teatro, benché la sua narrativa per l’intensità dei dialoghi e la staticità dell’azione si presti ad un lavoro di riduzione teatrale. Ma non tutta la scrittura del genio moscovita si presta a queste trasposizioni. Anche quando ciò può avvenire, magari in termini di teatro di narrazione, non è detto che il successo sia assicurato. E’ il caso di ‘Il sogno di un uomo ridicolo’, opera che per i suoi elevati contenuti sembra pensata per una fruizione più personale che collettiva. In altri termini, non affabula. Ma Gabriele Lavia è di diverso avviso, altri gli danno ascolto ed ecco che, dopo altre tappe, ‘La tragedia di un uomo ridicolo’ approda anche alla stagione di prosa del Piccinni. Teatro Petruzzelli gremito lunedì sera. Per oltre un’ora, seduto su una sedia, Lavia racconta con la giusta gamma di toni e col talento che gli è proprio un ‘sogno’ che in verità avrebbe funzionato meglio per radio, possibilmente con qualche stacco musicale. La sensazione tre sere fa è stata quella di un povero e ‘ridicolo’ uomo chiamato a dire coram populo ciò che invece avrebbe con più piacere consegnato a un diario oppure al taccuino di uno psicoanalista. Il Nostro fa buon viso e vuota ugualmente il sacco ; lo fa con onestà, nel senso che è sincero e – quasi un attore – ci mette il sentimento necessario perché la confessione passi per spontanea. Non di meno resta la sensazione di una forzatura. E poi, per quanto pittoresco, il suo ‘sogno’ non ispira gestualità e mimica intriganti. E ove mai fosse il contrario, un luogo delle dimensioni e del fasto di un Petruzzelli si dimostrerebbe inadatto, richiedendo certa arte scenica un contatto più immediato col pubblico. Chissà però lo stesso lavoro, pur con tutti i limiti di cui sopra, portato in un contenitore di minori dimensioni e affatto altisonante… Dettagli, comunque. Alla fine dei conti ciò che conta è cosa pensa il pubblico. E quanti gongolavano lunedì sera. seduti in uno dei più prestigiosi teatri del mondo per godere del divo Lavia, essendoci di mezzo un nome come Dostoevskij. Gli involucri, come le apparenze, contano più di tutto in una società che ha fatto sostanza della propria vacuità. – Prossimo appuntamento con la stagione di prosa del Piccinni : sabato 22 e domenica 23 febbraio con ‘Penso che un sogno così…’, di Vittorio Moroni e Giuseppe Fiorello, per l’interpretazione di quest’ultimo e la regia di Giampiero Solari. Come anticipato dal titolo, lo spettacolo ripercorre la storia di Domenico Modugno con l’accompagnamento di musiche originali eseguite dal vivo. Non prefiggendosi di imitare nessuno, Fiorello ha precisato che il suo “Sarà un semplice omaggio personale e affettuoso a un ragazzo del Sud come me”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Gennaio 2014

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