Cultura e Spettacoli

Felicemente imperfette: le odalische di Cantatore

Ai tempi dell’impero ottomano le schiave vergini che affollavano gli harem dei sultani turchi venivano chiamate odalische. Esse non fungevano da concubine, benché potessero essere elevate a tale rango, giacché il loro compito consisteva nel servire non il sultano ma le sue mogli e concubine ; il termine infatti deriva dal turco ‘odalik’, che significa : cameriera, domestica. Nella cultura occidentale dell’Ottocento la figura dell’odalisca divenne un luogo comune della pittura orientalistica a sfondo erotico. Al tema dell’odalisca, questa donna dalla fisicità prorompente, ritratta con sensualità indolente e per lo più sdraiata su tappeti o sofà all’interno di sofisticati ambienti di gusto orientale, si dedicarono pittori famosi come Matisse, Delacroix, Ingres e Renoir. In tempi più recenti si è inserito in questo filone anche uno dei maggiori pittori pugliesi del Novecento. Nato a Ruvo nel 1906, Domenico Cantatore – scomparso a Parigi nel 1998 – dipinse odalische a cominciare dalla fine degli anni cinquata. Non si pensi però ad espressioni di maniera di questa femminilità sinuosa e molle. Cantatore, che amava le figure ‘nodose’ del Mezzogiorno, ritrasse odalische assolutamente ‘altre’, leggermente spigolose, di gusto rustico-proletario. Accomunate da una capigliatura corvina, le odalische di Cantatore trasmettono tutte un che di sottilmente ironico. Non sono, le sue, donne che si ‘sentono’, ma donne comuni, adipose e felicemente imperfette che sembrano farsi beffe dei canoni della bellezza femminile di oggi come quella di ieri e, perché no’, anche di quella di domani. Vibra nelle odalische di Cantatore una lontana rivoluzione al femminile. Una rivoluzione proclamata con grazia pigra, che fugge la polemica o il gesto reboante. Come scrisse Salvatore Quasimodo, che di Cantatore fu amico ed estimatore, queste odalische sono “divinità di un amore che non tradisce, sempre in attesa. Il taglio pittorico di queste donne richiama la lirica di Hickmet (massimo poeta turco del Novecento – n.d.r.) per conseguenze descrittive, ma è una problematica nella quale la religione del bene e del male si affida a un dualismo non inquieto”. La stagione delle odalische di Cantatore dicevamo, comincia alla fine degli anni cinquanta, A questo proposito scrive Marco Valsecchi : “E’ il momento in cui Cantatore scopre l’energia del colore… Le Odalische distese sul sofà, fulgide nei panni viola e bianchi, sono le regine di questa stagione, senza alterigia ma tutte comprese della loro parte. Le Odalische di Delacroix hanno portato nella pittura moderna il molle incanto dell’oriente. Le Odalische di Cantatore rivelano invece la primitiva fissità della ‘mater matuta’ mediterranea, trovano l’abbandono sul braccio ripiegato come nelle metope arcaiche col mito di Fedra”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Luglio 2018

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