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Fernando Tissone: “Cassano un top player, mi piacerebbe tornare in Italia”

La stagione calcistica sta per entrare nel vivo e tra poco più di una settimana si chiuderà il calciomercato, ma i direttori sportivi e gli agenti dei calciatori sono in fermento per sistemare i propri tesserati presso i lidi migliori e trovare l’occasione giusta per il tecnico di turno. Quanto al Bari che domenica è uscito in Coppa contro l’Avellino ha evidenziato qualche pecca nella coppia dei difensori centrali Perrotta-Sabbione e sono mancate le geometrie e la fase di costruzione di Hamlili, lasciato a scopo precauzionale in panchina in vista dell’esordio in campionato. Sebbene uscire da una competizione fa sempre male, non c’è da preoccuparsi e quale migliore soluzione che concentrarsi esclusivamente sul campionato aspettando qualche ‘colpetto’ di mercato. Abbiamo contattato ieri un centrocampista argentino ma con passaporto italiano e di origini comasche, classe 1986, Fernando Tissone. Il centrocampista italo-argentimo che vanta 131 presenze in A, e ben otto tra Champions League e Europa League, con anche una rete realizzata, si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni, in attesa di scegliere la sua nuova destinazione. L’ex faro del centrocampo dell’Udinese di Spalletti ma che ha vestito anche la maglia dell’Atalanta, della Samp e militato nei campionati spagnolo, ucraino e portoghese ci ha raccontato della sua carriera e svelato aneddoti interessanti.

Giunto in Italia dopo che ti sei segnalato in un torneo con il Como hai fatto le valigie e sei approdato alla corte di Luciano Spalletti, centrando anche una qualificazione in Champions. Che ricordo conservi di quella stagione e del tecnico che ti ha fatto esordire?

A Luciano Spalletti sarò per sempre grato, è il mister a cui sono più legato. L’esordio non si dimentica, sono arrivato a 17 anni, sono stato il primo argentino allora ad esordire a quell’età nella massima serie. E giocavo De Sanctis in porta, Totò Di Natale in attacco e tanti altri giocatori importanti dai quali ho appreso tanto. Spalletti ha centrato una qualificazione importantissima ed aveva un gruppo che lo seguiva in tutto. Poi l’ha dimostrato con la sua carriera e merita di allenare un grande club o Nazionale.

Ti menziono un’altra data, il 7 dicembre 2005, Udinese –Barcellona 0-2, che serata  fu?

Memorabile senza dubbio. Messi aveva qualche acciacco e non fu rischiato, il primo tempo terminò pari, nella ripresa salirono in cattedra e ci fecero due gol, ma fu una partita bella giocata sino alla fine. Loro alla fine vinsero quella Champions League. Ricordo anche la mia prima rete europea contro il Levski Sofia in coppa Uefa sempre con l’Udinese. Giocare in Europa, che sia Europa League o Champions ti arricchisce in modo incredibile. Come ho detto precedentemente, poi ho avuto modo ci crescere all’ombra di giocatori come Totò Di Natale, Iaquinta che hanno vestito per anni la maglia della Nazionale italiana.

Dopo l’esperienza con l’Atalanta e di nuovo con l’Udinese sei approdato a Genova sponda blucerchiata dove hai conosciuto un certo Antonio Cassano, pibe de Barivecchia. A tal proposito ti ricordo una partita serale, il 24 marzo 2010, Bari-Samp 2-1, Cassano vi portò in vantaggio e Meggiorini e Barreto rimontarono dinnanzi a quasi trentamila spettatori?

Anche con la Sampdoria ho vissuto momenti felici, anzi sono stato molto male l’anno scorso quando c’è stata la tragedia del Ponte Morandi. Quella partita a cui ti riferisci, era infrasettimanale, sapevamo di affrontare una squadra che stava facendo parlare tutti bene gli addetti ai lavori, persino in Europa. Ma Cassano ci rassicurò che avremmo vinto perché conosceva l’ambiente. In realtà Antonio che considero un grandissimo talento ed è un peccato si sia ritirato subito perché lo considero un top player, con i piedi faceva quello che voleva, ci portò in vantaggio. Loro, però sostenuti dal loro grande pubblico e Gianpiero Ventura ribaltarono la partita, ci provammo sino alla fine trovando il muro Gillet. A fine stagione però conquistammo una meritata qualificazione in Champions che fu la ciliegina di una stagione molto intensa. Se avessimo vinto con il Bari, saremmo arrivati terzi davanti al Bari, ma il calcio è imprevedibile.

Hai giocato anche in Spagna, Ucraina e Portogallo, che differenze hai trovato e torneresti in Italia?

In Spagna si il livello è molto simile a quello italiano dove ora avete anche Cristiano Ronaldo. In Spagna le difese concedono qualcosa di più e si tende di più a giocare sul fraseggio e con il possesso palla. Ucraina e Portogallo, sicuramente sono un gradino sotto, però vi posso garantire che nessuno ti regala nulla ed in Portogallo conservo il ricordo recente di aver vinto la Coppa del Portogallo, l’equivalente della Coppa Italia.

In Portogallo sempre quest’anno ha militato tuo fratello Cristian, classe 1988, piedi buoni e duttilità strepitosa?

Cristian è un grande. Lui è cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, poi ha fatto la spola tra la Spagna ed il portogallo. Lui è un centrocampista regista basso, ma in questa stagione ha ricoperto altri ruoli del centrocampo. Ha grande duttilità, una forza esplosiva e farebbe benissimo anche in Italia, dalla serie B alla lega Pro, penso che Bari sarebbe la piazza ideale per lui. Tuttavia, credo che continuerà a far parlare di sè, perché ha grande voglia e determinazione.

A proposito di Bari, hai detto che hai giocato soltanto una volta al San Nicola, ma dall’anno scorso il Bari è ripartito con una società che sta facendo una grande programmazione. Dal presidente Luigi De Laurentiis, al tecnico Giovanni Cornacchini e ad un abile e giovane direttore sportivo vero stratega di questo calciomercato biancorosso, parlo di Matteo Scala. Quanto i stuzzicherebbe l’idea di venire a Bari, pur scendendo in Lega Pro?

A dire il vero ho già diverse offerte che sto valutando. Alla fine non conta il denaro, ma il progetto e la scelta che compi, il credito e valore della società che si propone per avere le tue prestazioni. Devi fare valutazioni a 360 gradi. Io posso dire che ho voglia di giocare e sento di poter dare ancora tanto. Sono in buone condizioni perché mi alleno quotidianamente e sto valutando. Bari resta una grande piazza che non ha bisogno di presentazioni, però ripeto, in generale, i matrimoni ed in questo caso i rapporti lavorativi, bisogna sempre volerli da ambo le parti.

Marco Iusco

 


Pubblicato il 21 Agosto 2019

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