Fibronit, tutto fermo per la bonifica alla fabbrica della morte
Angela, Ernesto, Peppino, Elena, Franco, Lucia, Nicola, sono alcuni dei nomi di uomini e donne, giovani e meno giovani, con in comune la colpa di aver vissuto la propria infanzia, il proprio lavoro o la loro quotidianità nei dintorni della Fibronit di Bari, la fabbrica che lavorava amianto. Ed hanno pagato con la loro vita questa convivenza. Il mesotelioma pleurico, la terribile patologia connessa all´inalazione di fibre d´amianto, li ha stroncati portandoli via ai loro cari, ai loro amici, al loro futuro. Ed in occasione della giornata mondiale per onorare le vittime dell’amianto, parla Nicola Brescia, presidente del comitato cittadino Fibronit: “”Vogliamo ricordare i tanti cittadini baresi stroncati dal mesotelioma approfittando della sesta giornata mondiale dedicata, appunto, alle vittime dell´amianto. Bari è tra le città che ha pagato e paga un contributo altissimo a questa imperdonabile forma di inquinamento ambientale. Ma la cosa più grave è quanto, malgrado la grande opera di sensibilizzazione praticata a più livelli, sia ancora sottovalutata la pericolosità dell´amianto a tutt´oggi presente su tutto il territorio: sia per quanto riguarda le attività di bonifica e di messa in sicurezza di tutte le aree inquinate, sia nell´attenzione posta nella cura e controllo di tutti gli ex esposti””. Purtroppo, a distanza di un anno dalla nascita di una “task force” che avrebbe dovuto occuparsi proprio di queste fasi di controllo, il comitato Fibronit torna all’attacco denunciando non solo la completa inattività di questo gruppo di lavoro, ma un passo indietro rispetto al livello di allerta denunziato vista la paventata chiusura di Medicina del Lavoro del Policlinico di Bari, unico ambulatorio per la Puglia che da anni si occupa di monitorare coloro che per professione o solo per convivenza ambientale, sono venute a contatto con materiali o struttura contaminata da amianto. Ancora oggi,infatti, rimane aperta la questione del mantenimento della struttura sanitaria barese soffocata dall´assenza di fondi e dalla mancanza di certezze determinate dal piano di riordino ospedaliero. Nicola Brescia non le manda a dire e parla chiaro: “”Le prestazioni dell´ambulatorio degli ex esposti all´amianto sono a serio rischio per la mancata assegnazione dei fondi dedicati previsti dal precedente DIEF che non consente l´adeguamento di apparecchiature ormai obsolete, l´assegnazione di una borsa di studio ad un giovane medico specialista e la prosecuzione delle ricerche sui nuovi marcatori tumorali per il mesotelioma””. E a che punto si trova la vicenda della bonifica alla Fibronit di Bari? “”Siamo ancora in attesa di una parola chiara e definitiva sull´inizio delle attività di messa in sicurezza definitiva dell´area inquinata e della realizzazione su di essa del “Parco della Rinascita” che, seppur in minima parte, potrà dare giustizia ai tanti cittadini baresi offesi e uccisi dalle micidiali fibre d´asbesto che per tanti anni hanno inquinato l´aria che, ignari, quotidianamente, respiravano””. In realtà il progetto per la bonifica definitiva dell’ex fabbrica dei veleni s’è arenato nelle stanze del Ministero all’Ambiente da diversi mesi, a causa di prescrizioni rispetto al progetto inoltrato dal Comune di Bari impossibili da realizzare a causa di interventi e impegni di spesa fuori portata.
Francesco De Martino
Pubblicato il 28 Aprile 2011