Cronaca

Fiera del Levante tra voglia di privatizzazione e paura del personale

 

Torna a riunirsi il Consiglio d’amministrazione della Fiera del Levante di Bari, un’altra tappa per decidere il futuro di quello che era –tanti, ma tanti anni fa…- il cuore pulsante di una regione vivace. Ora non si parla più di quando, anche nei periodi storici più duri dell’ente autonomo, bastava che i viali del quartiere fieristico tornassero a riempirsi di un fiume di gente, per mettere a tacere le voci di crisi e spese folli. Oggi non basta più: occorre fare i conti con un dissesto senza precedenti, e nemmeno gli esperti dell’ultimo presidente riescono a trovare il bandolo della matassa, mentre i dipendenti continuano a tremare,. Al pensiero di quello che potrebbe essere il futuro. In più c’è la procura della Repubblica di Bari che ha avviato una approfondita indagine per capire il motivo di un bilancio così bucato, mentre si passano al setaccio i conti dell’ente e si dipinge una situazione che lo stesso presidente Ugo Patroni Griffi, espertissimo di bilanci e conti, non esita a definire “gravissima”. Ed è proprio dalle pagine redatte in passato dagli esperti accorsi al capezzale della Fiera che si intuisce quando quel meccanismo così rodato che teneva in piedi un Campionaria che si avviava a grandi passi verso l’ottantesimo compleanno, si inceppo’. La data, sulla quale ci siamo soffermati spesso sulle olonne di questo giornale, è il primo giugno di tredici anni fa: in un solo colpo ci fu un’infornata di  ben ventotto –diconsi ventotto….- assunzioni, un colpo che manco la società per azioni più quotata avrebbe retto. I dipendenti oggi sono arrivati a sessantasette e i contratti di lavoro anziché essere conformi al Contratto nazionale di lavoro del settore di competenza, cioè il terziario, sono ancorati a regole ed accorgimenti che poco hanno a che fare con la logica. Impiegati che vengono inquadrati come dirigenti, orario lavorativo senza controlli, straordinario che strafora ogni regolamento, riconosciuto perfino ai dirigenti, anomalia tutta barese dell’Ente Fiera. E poi a scialare di tutto e di piu’: superminimi, una tantum, extra e premi di produttività, mentre il CdA deve fare di tutto per capire se e quando Fiera del levante potrà «imboccare la strada del cambiamento». Cioè della privatizzazione, come ha raccontato anche Nichi Vendola. Il governatore ha firmato insieme con il presidente dell’ ente autonomo Ugo Patroni Griffi, il protocollo d’ intesa perché sia Invitalia, l’ agenzia governativa per l’ attrazione degli investimenti di cui è azionista unico il ministero dell’ Economia, a indicare la strada della privatizzazione. Presto ne sapremo di piu’. Ma quel che fa paura sono i costi del personale: oggi i dipendenti della Fiera costano oltre 3 milioni e mezzo di euro all’anno, mentre basterebbero solo una ventina tra impiegati e quadri, magari con un paio di dirigenti, facendo a meno di grandi manager e megadirettori generali, buoni solo a favorire amici degli amici intascando anche loro maga-stipendi che servono ad aprire voragini….

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 14 Marzo 2014

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