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Fieramosca tra verità e finzione

Uomo politico, patriota, pittore e scrittore, Massimo Taparelli, marchese d’Azeglio, del quale oggi ricorre il 219esimo anniversario della nascita, deve buona parte della sua fama a ‘Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta’, un romanzo pubblicato nel 1833. Nell’opera, che risente fortemente del clima pre-risorgimentale, la storia di Fieramosca e compagni viene enfatizzata, nel senso che d’Azeglio assegna ad un episodio di scarso rilievo un valore patriottico che va ben oltre la reale portata storica dei fatti. A sostenere quest’enfasi concorre l’invenzione. Nel ‘Fieramosca’ di d’Azeglio determinante si rivela l’elemento sentimentale : Amato da una schiava saracena e, in segreto, anche dalla figlia del capitano spagnolo al cui soldo egli è con altri soldati di ventura italiani, Fieramosca ama invece – e dall’infanzia – la bella Ginevra, la quale però è stata costretta dalle circostanze a sposare Grajano d’Asti. Quest’ultima figura è al centro di un vasto dibattito storico : Un Claude Grajan d’Aste compare effettivamente nella lista dei tredici cavalieri francesi. Ma è corretto dargli del “traditore” come capziosamente d’Azeglio mette in bocca al ‘suo’ Fieramosca? Nel 1503, anno della Disfida, ad Asti come in Piemonte l’espressione ‘Italia’ aveva un valenza non più che geografica, come d’altra parte anche a Trieste, Cagliari o Bari. Ma l’autore torinese aveva necessità di romanzare, eccolo allora lavorare ancora di fantasia e confezionare ad arte la figura di un antagonista che si presentasse ben più marcata di quella – già forte – di La Motte, lo spocchioso cavaliere francese che con commenti sarcastici circa il valore degli italiani in guerra fu causa della storica tenzone. Grajano d’Asti muore ucciso da Giovanni Brancaleone nel corso dello scontro (il vescovo Paolo Giovio, che fu testimone della Disfida, riporta che un cavaliere francese, tale “Claudio” – presumibilmente riferendosi a D’Aste – morì per una grave ferita alla testa). A questo punto Ettore ha la possibilità di riprendersi Ginevra. Dopo la battaglia galoppa verso il convento ove la donna si trova rinchiusa. Lì però apprende che la donna è morta di dolore all’idea di restare per sempre disgiunta da lui. A questo punto Ettore si spinge col suo cavallo in un precipizio… Quest’ultima invenzione prende spunto da una leggenda preesistente. In realtà Fieramosca, dopo la disfida, nell’aprile dello stesso anno prese parte prima alla battaglia di Cerignola e poi a quella di Gaeta. Lasciati gli spagnoli nel 1510, passò al servizio della Serenissima. Nel 1512 fu al soldo di Fabrizio Colonna e, dopo, del vicerè di Napoli, Raimondo de Cardona. Da questo momento comincia un vuoto di notizie che dura sino a quando il cavaliere capuano non si ritrova a Valladolid, sede della corte del Re di Spagna, dove muore per malattia il 20 gennaio 1515 all’età di 39 anni. – Nell’immagine, un fotogramma del film diretto da Alessandro Blasetti nel 1938 e dedicato all’eroe della Disfida.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 24 Ottobre 2017

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