E’ stato un finale col “botto” quello della X Legislatura regionale pugliese. E che “botto”!… considerato che la maggioranza di centrosinistra guidata da Michele Emiliano non è riuscita neppure ad approvare un ddl, quello che avrebbe introdotto in extremis la doppia preferenza di genere alle prossime elezioni regionali, che lo stesso Emiliano ed il suo esecutivo avevano presentato anche a seguito della recente diffida che il Governo nazionale “giallo-rosso”, guidato dal premier Giuseppe Conte, aveva fatto notificare alla Regione Puglia, affinché adeguasse rapidamente la legge elettorale pugliese alle direttive di una legge nazionale del 2016 che favorisce il rispetto del principio costituzionale sulla pari opportunità tra i generi anche per l’espressione di voto. E, quindi, per le elezione di rappresentanti femminili nell’Assemblea regionale pugliese. Da non dimenticare che la Puglia e la Liguria (che poi, però, ha provveduto) erano rimaste le uniche a non aver ancora introdotto nelle rispettive leggi elettorali la seconda preferenza di genere. La Puglia, invece, non è riuscita a farlo spontaneamente ed ora si attende l’iniziativa minacciata con la diffida dal Governo centrale, che dovrebbe così mettere fine a tale anomalia. Ma vediamo nel dettaglio come sono andati i fatti in Regione durante l’ultima seduta consiliare della Legislatura che avrebbe dovuto approvare la doppia preferenza di genere. Tale punto era stato lasciato per ultimo nell’Odg della seduta consiliare di martedì scorso proprio perché su di esso si prevedeva turbolenza in Aula. E cos’ è stato. Infatti, la seduta è iniziata con la presentazione da parte di “Fratelli d’Italia” di 1.964 emendamenti a firma del consigliere Francesco Ventola, per contrastare le ulteriori modifiche alla legge elettorale proposte dal centrosinistra, che a sua volta aveva presentato una dozzina di emendamenti volti a modificare l’attuale impianto della vigente legge elettorale. Tra questi ultimi anche un emendamento di gradimento del M5s che prevedeva l’introduzione dell’obbligo di rispettare le percentuali di rappresentanza di genere 60%-40% nella compilazione delle liste elettorali a pena di esclusione della lista dalla competizione e non come è già ora che prevede invece solo una ammenda pecuniaria in caso di mancato rispetto di dette percentuali per le candidature. Però, tale approvazione a pochi giorni dalla scadenza di presentazione delle liste elettorali (ndr – il termine è il 22 Agosto prossimo) avrebbe sicuramente messo in difficoltà le forze politiche che hanno quasi già pronte le liste, per cui il capogruppo di Forza Italia, Nino Marmo, aveva chiesto che detto emendamento fosse approvato ma con il differimento dell’entrata in vigore dalla XII Legislatura e non dalla prossima. In cambio l’opposizione di centrodestra aveva offerto la disponibilità, attraverso il capogruppo di Fdi, Ignazio Zullo, sia a ritirare i circa 2000 emendamenti che a votare favorevolmente il ddl di Emiliano per l’introduzione immediata della doppia preferenza di genere. Disponibilità confermata anche da Marmo che, pur dichiarando l’astensione a titolo personale sul ddl, ha annunciato che non avrebbe chiesto il voto segreto sulla preferenza di genere. Dopo un’interruzione iniziata alle ore 20.15 circa ed annunciata di mezzora, ma in realtà durata due ore, ne viene fuori un testo che sembra mettere d’accordo tutti. Ossia doppia preferenza subito e quote del 60-40 obbligatorie dal 2025. Però, il documento di tale accordo sui banchi del governo regionale non trova condivisione, perché “qualcuno” voleva verosimilmente dimostrare al M5S di volerli assecondare sull’entrata in vigore immediata dell’obbligo sulle quote 40-60. A quel punto non c’è più accordo, Forza Italia presenta un emendamento che ha l’effetto di impedire la candidatura del professore Pierluigi Lopalco e che viene approvato con voto segreto grazie ad almeno 10 franchi tiratori tra le fila della maggioranza, poiché l’emendamento forzista ha ottenuto 28 a favore e 19 contrari. A quel punto il Pd ottiene un’altra sospensione dei lavori, questa volta l’ultima e definitiva, perché a quel punto la maggioranza ha deciso di non rientrare più in Aula e, pertanto, di far cadere il numero legale. E, quindi, lo scioglimento della seduta senza almeno approvare il ddl di Emiliano sulla doppia preferenza di genere. L’esito di detta ultima seduta ha scatenato il fuoco incrociato contro Emiliano delle opposizioni di centrodestra e penta stellata, ma anche degli altri candidati presidenti. Infatti, per Ivan Scalfarotto, candidato di “Italia Viva”, “Azione” e “Più Europa”, “L’ultima pagina è la più buia per Michele Emiliano”. Invece, per Antonella Laricchia, candidata presidente del M5S, “gli uomini di Emiliano e Fitto hanno offeso le donne pugliesi”. Mentre per Raffaele Fitto, candidato del centrodestra, sorge il sospetto che “si sta consumando un pericoloso gioco politico-elettorale che mette a rischio la tenuta democratica delle Istituzioni”. Ma anche il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro (Pd), notoriamente e necessariamente sostenitore di Emiliano si è mostrato deluso dall’esito della seduta consiliare regionale che avrebbe dovuto approvare la doppia preferenza di genere ed ha parlato di “sconfitta per la nostra Regione”. Nel dibattito su quanto accaduto ieri notte nell’Aula barese di via Gentile si è inserita alche la leader di Fdi, Giorgia Meloni, che ha assicurato la disponibilità del suo partito “a votare anche oggi stesso il testo approvato dalla giunta Emiliano”. “Non vorremmo – ha dichiarato Meloni – che quanto accaduto sia in realtà un tentativo di creare problemi ed ostacoli alle procedure relative allo svolgimento delle elezioni, visto che non si ha memoria di un intervento legislativo sostitutivo”. Perciò la leader di Fdi ha chiesto il tempestivo intervento del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e del premier Conte per garantire il funzionamento della macchina elettorale”. Infatti, nella mattinata di mercoledì, con una lettera protocollata presso la presidenza del Consiglio regionale pugliese, il Gruppo regionale di Fdi ha chiesto al presidente dell’Assemblea regionale pugliese, Mario Loizzo, la convocazione del Consiglio regionale il 5 agosto, per votare il testo di legge Emiliano sulla doppia preferenza di genere, così come approvato dalla VII Commissione. “In un minuto – ha affermato Zullo in conferenza stampa – votiamo a favore e diamo alla Puglia la doppia preferenza. Il resto é manfrina”, aggiungendo: “sfidiamo Emiliano a venire in Aula e a votare la sua legge”. Quel che è certo, invece, che il governatore uscente, Emiliano, e la sua maggioranza non potevano concludere in maniera peggiore la Legislatura appena terminata. Una legislatura in cui – per espressa ammissione dello stesso Emiliano sulla sua pagina di Facebook – non è riuscito “a convincere la maggioranza in Consiglio ad
approvare la doppia preferenza di genere che è un punto essenziale del nostro programma”. “In questi anni – ha ricordato sempre il governatore uscente sul social – sono stati presentati alcuni disegni di legge in tal senso, in particolare dal Pd, che però non sono mai arrivati in aula arenandosi nei meandri dell’Assemblea. Per tale ragione ho visto con favore e persino sollecitato il Governo ad intervenire per indurre il Consiglio regionale ad approvare i disegni di legge sulla doppia preferenza di genere”. E ciò altro non è per Emiliano che un espresso riconoscimento del proprio fallimento politico al riguardo della legge elettorale pugliese per la doppia preferenza di genere. Ma sicuramente – come è sotto l’occhi di tutti – non è sicuramente l’unico fallimento politico in Puglia di quest’ultima Legislatura e di chi in essa ha avito responsabilità di governo, perché di tutti gli altri già se ne parla da tempo nel dibattito politico pre-elettorale in atto.
Giuseppe Palella
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