Cronaca

Finché c’è guerra, c’è speranza anche per Emiliano e Decaro

 

“Finché c’è guerra, c’è speranza” non solo per i venditori di armi, come nell’omonimo film dell’Albertone nazionale (ndr – Sordi), ma anche per il governatore pugliese Michele Emiliano che, nella partita per i posti in lista alle prossime politiche di settembre fra il Pd nazionale ed il centrosinistra pugliese, sta aprendo una vera e propria “guerra” con i vertici romani di piazza del Nazzareno per ottenere tra i suoi fedelissimi, rispetto alle politiche del 2018, almeno un nome in più da portare in Parlamento con l’elezione garantita in uno dei 5 listini bloccati pugliesi del Pd, oltre ovviamente a tre uscenti (Lacarra, Messina e Pagano) che sarebbero riconfermati in posizione sicuramente eleggibile. Una “guerra” che vede Emiliano impegnato ad ottenere dal segretario nazionale del partito, Enrico Letta, un posto sicuro per un rappresentante 8 a suo dire!) del civismo nostrano, che nel 2020 gli ha consentito di vincere le regionali e da cui anche questa volta, secondo Emiliano, potrebbe dipendere in Puglia la possibilità di vittoria o meno della coalizione del centrosinistra in alcuni dei 15 collegi dell’uninominale, oltre che dei voti alla lista del Pd nel proporzionale. Una tesi, questa di Emiliano, evidentemente non condivisa a Roma dai vertici lettiani del partito, poiché il sistema elettorale delle politiche, il “rosatellum”, è profondamente diverso da quello delle regionali dove, oltre alle coalizioni, ci sono comunque le preferenze a fare la differenza. Infatti, secondo alcuni addetti ai lavori della politica, Emiliano sta puntando i piedi con i vertici del Nazzareno per ottenere un non iscritto al Pd, ma garantito per l’elezione al primo posto di uno dei 5 listini pugliesi di questo, pur sapendo che la “coperta” è corta, anzi cortissima già per gli iscritti e, in particolare, gli uscenti, a causa della riduzione di 1/3 dei posti parlamentari da eleggere sia alla Camera che al Senato. Solo in Puglia – come è noto – il numero dei deputati da portare sugli scranni di Montecitorio è passato da 42 delle vote passate a 27, mentre per i senatori il numero è sceso da 20 a 13. Perciò, la pretesa del governatore Emiliano non solo si presenta come politicamente inaccettabile, ma è addirittura lesiva per il partito di Letta, che in Puglia il 25 settembre prossimo, se non riuscirà ad ottenere una percentuale di voti considerevolmente superiore a quella del 2018, rischia di non fare eleggere neppure qualcuno dei nomi collocati in posizione sicura al secondo posto dei listini e, in particolare, al Senato. In realtà, Emiliano – sempre secondo i bene informati della politica – sa benissimo che la sua richiesta a Letta è improponibile, perché se accolta potrebbe determinare non un vantaggio per il Pd pugliese, ma un sicuro svantaggio nelle urne, in quanto potrebbe esserci una sorta di reazione negativa da parte di coloro che si vedrebbero penalizzati dal loro stesso partito, per far spazio ad esterni che nulla hanno avuto a che fare con il Pd e che, per giunta, non si sa neppure se sono effettivamente portatori di consensi ed in che misura. Però, il governatore si starebbe impuntando con la richiesta di un esterno civico in posizione sicura in uno dei listini del Pd al solo evidente fine di crearsi un possibile alibi (visti i pronostici dei sondaggi!) dopo il voto, nel caso in cui il partito di Letta non consegua in Puglia risultati soddisfacenti. In modo da poter poi dire che il Pd non ha dato adeguato spazio ad una rappresentanza parlamentare civica e l’elettorato di tale area politica si è orientato nelle urne prevalentemente verso altre sigle ed altra coalizione. Ma verosimilmente non sarebbe solo questo il motivo per cui Emiliano rivendica dal Pd un nome di espressione civica da portare a Roma. Infatti, lo scopo principale potrebbe essere altro. Sempre secondo qualche addetto ai lavori, la ragione vera potrebbe essere quella di creare ulteriori difficoltà al segretario Letta nella quadratura delle candidature in Puglia, dove da tempo c’è un vero e proprio problema di gestione interna del partito che ha consentito finora ad Emiliano di continuare ad avere una sorta di controllo interno, pur non essendone più iscritto (poiché – come è noto – incompatibile con la sua posizione professionale di magistrato fuori ruolo), attraverso il sindaco barese Antonio Decaro ed il segretario pugliese uscente Marco Lacarra. Esponenti, questi ultimi, da sempre in simbiosi politica con lo stesso Emiliano, ma che a Roma invece hanno sempre lasciato intendere di essere politicamente autonomi da questo. Ed al riguardo basta vedere le vicende nel Pd pugliese ai tempi della segreteria Renzi. Quindi, la “guerra” aperta da Emiliano sulle candidature non solo celerebbe quella sul futuro controllo interno del Pd pugliese, che finora con Emiliano, Decaro e Lacarra è stato di fatto una sorta di “repubblica indipendente” da piazza del Nazzareno, ma rischia di lasciare morti e feriti sul campo. su ambo i fronti alle prossime politiche con il segretario Letta da una parte e i leader pugliesi Emiliano e Decaro dall’altra. Infatti, il segretario Letta – sempre a detta di qualche bene informato – starebbe usando le candidature al Parlamento come una clava per potersi poi liberare dai giochi al ribasso nel partito, praticati finora da Emiliano e Decaro per continuare ad avere in Puglia una gestione personalistica del Pd. Non a caso entrambi, anziché candidarsi e dimostrare di contribuire fattivamente al rilancio elettorale del Pd in Puglia in questa tornata delle politiche, hanno preferito restare sulle rispettive poltrone locali di comando. Letta, invece, vorrebbe un rinnovamento reale del suo partito in Puglia. Rinnovamento che non può non passare attraverso un controllo Pd pugliese da parte dei vertici nazionali e, soprattutto, ad una stretta sintonia politica con Roma si temi importanti e d’interesse nazionale. Cosa, questa, che – come si ricorderà – in Puglia spesso non è statanel Pd. Pertanto, – sempre secondo i ben informati – Letta vuol capitalizzare i sondaggi, che a livello nazionale vedrebbero il Pd al 25%, per dare una spallata al governatore pugliese e al sindaco di Bar che non hanno accolto di mettersi in gioco nell’importante partita per il Pd del 25 settembre prossimo. Per cui l’emissario pugliese di Letta, l’onorevole biscegliese Francesco Boccia, pochi giorni fa è stato categorico nel negare qualsiasi accordo o cessione di posti sicuri nei listini bloccato del Pd ad esponenti delle civiche emilianiste. Boccia, inoltre, avrebbe cooptato, fra le candidature ad elezione certa nei listini bloccati, la presidente del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone e il vice Presidente della giunta, Raffaele Piemontese. Entrambi pedine chiave per ribaltare le sorti del futuro congresso pugliese del partito in chiave nazionale e non strettamente locale di esclusivo asservimento ad Emiliano e Decaro. Boccia, inoltre, ha negato un posto sicuro alla Camera al fedelissimo di Decaro, il consigliere regionale Francesco Paulicelli. la cui uscita dall’Aula di via gentile sarebbe servita a far posto ad un fedelissimo di Emiliano primo dei non eletti nel 20020, Domenico De Santis, oltre che ad accaparrarsi un altro esponente quasi sicuramente più fidato a Decaro che al Pd.  Insomma, il “no” di Letta ad un eletto sicuro dei civici nel Pd sarebbe  una manovra che punta a ridimensionare sul campo Emiliano e Decaro nel Pd pugliese, poiché al Pd nazionale non servono le civiche di Emiliano per vincere o ottenere un risultato positivo alle elezioni in Puglia, se queste poi hanno la pretesa di sottrarre un eletto certo al partito di Letta e che farebbe gioco esclusivamente ad Emiliano e Decaro per sconquassare gli equilibri interni ad Pd pugliese, per continuare a sottrarlo di fatto da possibili controlli romani su importanti decisioni d’interesse nazionale e locale del partito. Inutile dire che tale comportamento di Letta sta costringendo Emiliano e Decaro a masticare amaro ed a restare in silenzio per non invelenire la campagna elettorale, oltre che – ovviamente – non rischiare sorprese per i nomi a sicura elezione di loro gradimento e già concordati, oltre i quali Letta pare non essere disposto a concede altro al duo pugliese finora “proprietario” del Pd i Puglia, Emiliano & Decaro. Ma finché c’è guerra, anche per essi c’è speranza!

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 6 Agosto 2022

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