Fiorello sold-out, il ritorno del bagarino?
Dacché hanno ricostruito il Petruzzelli non si sente più parlare di una categoria di persone che un tempo lucrava disonestamente nell’imminenza dei grandi appuntamenti lirici, rock o calcistici. L’avvento della possibilità del biglietto last-minute ha spazzato via soprattutto dai teatri la figura del bagarino. Ma l’appuntamento di stasera al Petruzzelli – con replica domani – è di quelli che possono giustificare il ritorno (anche in Rete) di questo odioso personaggio. Il botteghino del Petruzzelli ha annunciato il sold-out per entrambe le date. In cartellone, per la stagione di prosa del Piccinni, l’atteso ‘Penso che un sogno così’, un lavoro di Giuseppe Fiorello e Vittorio Moroni, interpretato dal primo e diretto da Giampiero Solari. Lanciato a ridosso del successo di ‘Volare’ la RAI-fiction in due puntate con lo stesso Fiorello protagonista, ‘Penso che un sogno così’ si annuncia come un omaggio a Modugno dove per paradosso il grande Mimmo non è proprio centrale allo spettacolo. Nato nel periodo di massima fortuna dell’artista polignanese (il 1969), Giuseppe Fiorello è cresciuto nel suo mito. In questi casi ricordare qualcuno o qualcosa equivale e ripercorrere la propria infanzia. Per cui l’opera di Fiorello / Moroni è la storia, un po’ nostalgica, di un bambino che diventa ragazzo e poi uomo camminando mano nella mano di un padre ideale. Era fatale che quando il talento di casa Fiorello si fosse svegliato anche in Giuseppe, quel ricordo avrebbe germinato qualcosa. Ed eccolo il qualcosa, uno spettacolo di affabulazione, essenziale, senza enfasi, che vede dialogare Fiorello e Modugno in una relazione dai tratti onirici sottolineata da Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, musicisti a vista. Quale Modugno emergerà? Riteniamo solo il Mister Volare incontenibile, estroso e lazzarone cui tutto va perdonato, perciò intoccabile. E sì che il buon Mimmo aveva più di qualcosa da farsi perdonare. Negli anni d’oro, per esempio, si spacciava per siciliano. Più in là si sarebbe giustificato asserendo che i suoi produttori gli avevano vietato di tacere l’origine pugliese che, a differenza di oggi, non faceva immagine. E poi c’è la faccenda di Fabio Camilli, il figlio negato. Domenico Modugno ebbe Fabio da Maurizia Calì ma non lo riconobbe mai. Ebbene, proprio il mese scorso, al termine di una lunghissima controversia legale, il Tribunale di Roma ha riconosciuto al Camilli i suoi diritti, il che lo affianca nella ripartizione dei diritti d’autore ai tre fratellastri che il padre naturale ebbe da Franca Gandolfi. E’ scontato che nello spettacolo di Fiorello lo spinoso tema non sarà nemmeno sfiorato. A parte il fatto che ‘Penso che un sogno così’ è stato pensato due anni prima di quella sentenza, questo Modugno privato e buio non pagherebbe. Quando il grosso pubblico ha sancito un mito non è disposto a tornare indietro.
Italo Interesse
Pubblicato il 22 Febbraio 2014