Cultura e Spettacoli

Fitodepurazione, valore delle aree umide

Martedì scorso la Guardia Costiera sequestrava preventivamente l’impianto di depurazione Bari Ovest per sversamento di reflui non depurati. Lo stesso giorno l’Ansa comunicava che l’impianto di fitodepurazione di Melendugno, nato come esperienza pilota in Puglia, è oggi additato in Europa come esempio. Contraddizioni di una terra, la nostra, storicamente in bilico tra contraddizioni. Ma cos’è un impianto di fitodepurazione? Si tratta di un antico sistema di depurazione naturale della acque reflue domestiche, agricole e talvolta industriali, che avviene sfruttando le proprietà delle zone umide.  Se nella Roma imperiale la Cloaca Maxima sfociava direttamente nelle Paludi Pontine, oggi con la fitodepurazione si termina di depurare a valle (ovvero in bacini artificiali) quanto a monte si è cominciato a sgrossare con un moderno impianto di trattamento fognario. Le piante più utilizzate in questo tipo di sistemi sono le macrofite aquatiche, come il Phragmites australis o cannuccia di palude (a Melendugno utilizzano la Typha). L’esperimento di Melendugno conferma  i vantaggi ambientali (miglior impatto paesaggistico) ed economici (risparmio di energia elettrica, limitati costi di gestione) della fitodepurazione, per quanto questi impianti rimangano validi solo per piccole e medie utenze in quanto richiedono grandi superfici. L’impianto del piccolo comune salentino (dove si trattano anche le acque reflue di Calimera e Martignano per un complessivo bacino d’utenza di  nemmeno ventimila persone) si estende su una superficie di otto ettari, di cui cinque sono occupati dai cosiddetti bacini di lagunaggio. I restanti tre ettari sono costituiti da un’area umida artificiale che, oltre a riqualificare ambientalmente il sito arricchendolo sul piano paesaggistico, svolge una funzione determinante nella dinamica dei flussi migratori dell’avifauna. L’impianto è oggetto di visite guidate da parte di scolaresche provenienti da tutta la Puglia nell’ambito del progetto ‘Io Fitodepuro’. Il progetto, che ha tra le sue finalità il monitoraggio della flora e della fauna presenti nella neo zona umida di Melendugno, ha permesso di censire quattro tipi di comunità vegetali, 73 specie di avifauna (di cui 61 per il passo primaverile e 58 per quello autunnale) ; sono anche state rilevate quattro specie di anfibi, quattro di rettili e sei di mammiferi. Tanta ricchezza, che ha dell’incredibile se si considera che il Fitodepuratore di Melendugno è in funzione da pochissimi anni, conferma la forza e la rapidità con cui la Natura sa riprendersi il territorio, anche adattandosi ai guasti antropici.

Italo Interesse


Pubblicato il 20 Dicembre 2013

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