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Flop in Aula al primo test del dopo l’ingresso di Amati in giunta

Rinviata a martedì prossimo la legge dei debiti fuori bilancio, a seguito del mancato raggiungimento dei 26 voti necessari all'approvazione. Per l'Arti, invece, modificata la governance da uno a tre membri ed un solo revisore

Si è concluso con un flop, ieri, il primo test in aula per la coalizione di centrosinistra che sostiene il governatore pugliese, Michele Emiliano, dopo il rimpastino che ha lacerato i rapporti fra la formazione consigliare di “Azione” e la maggioranza, a seguito della nomina ad assessore al Bilancio e Finanze del consigliere calendiano Fabiano Amati. Infatti, la seduta di ieri del Consiglio regionale pugliese è terminata per il venire meno del numero legale dopo la votazione del terzo punto all’odg, che prevedeva l’approvazione di una delibera su alcuni debiti fuori Bilancio. La maggioranza si è fermata a 25 voti a favore, numero – come è noto – insufficiente per approvare un provvedimento sui debiti fuori Bilancio, che richiede la maggioranza assoluta dei membri assegnati all’Assemblea pugliese, ovvero 26 voti. L’approvazione dei debiti fuori Bilancio era urgente, come sottolineato in Aula durante la discussione dal neo assessore al Bilancio, Fabiano, che nel suo intervento ha dichiarato: “Colleghi, se fosse possibile, siccome mi rendo conto che alla fine siamo nelle condizioni di votare il provvedimento con la maggioranza assoluta, così come richiesto per i provvedimenti di variazione al Bilancio, vi chiederei di valutare la circostanza che il protrarsi del pagamento dei debiti fuori Bilancio produce una esposizione dell’Ente all’aumento degli interessi”. “Per cui, – ha proseguito Amati – ogni giorno che passa rappresenta un esborso maggiore. E siccome noi, bene o male, dovremo riconoscere i debiti fuori bilancio, se non li riconosciamo oggi, li riconosceremo al prossimo Consiglio regionale, vorrei che durante la votazione si avesse questa consapevolezza”. Quindi, l’appello del neo-assessore ai colleghi consiglieri è stato: “Il mio è un intervento meramente contabile, proprio di contabilità, a tutela della cassa. Poi, capisco tutto, capisco ovviamente le riflessioni che si possono fare all’interno di una dialettica ordinaria fra maggioranza e opposizione all’interno dei gruppi, capisco tutto, però vorrei far presente che da un punto di vista tecnico la questione sono i maggiori esborsi da interessi”. Appello disatteso, visto i numeri conseguiti nella votazione, e che ha costretto la presidente dell’Assemblea ad aggiornare la seduta a martedì 12 novembre, con la ripresa dei lavori proprio dall’esame del disegno di legge di riconoscimento dei debiti fuori Bilancio. Difatti, ieri la mancata approvazione dei debiti fuori Bilancio, a detta di alcuni, sarebbe una conseguenza dei “mal di pancia” scatenatisi all’interno della maggioranza di Emiliano e legati proprio alla nomina di Amati in Giunta. Una nomina contestata apertamente dagli altri due esponenti del gruppo consigliare di “Azione”, Ruggero Mennea e Sergio Clemente, che – come è noto – lamentano la mancanza condivisione, da parte del presidente Emiliano, della scelta del nome con il partito che deve rappresentare in Giunta l’assessore Amati. A ricucire lo strappo con “Azione” ci aveva provato lunedì scorso il segretario pugliese del Pd, Domenico Desantis, che aveva incontrato il capogruppo Mennea, però senza ottenere grossi risultati. Infatti, il responsabile regionale del partito di Carlo Calenda ha ribadito l’appoggio esterno agli alleati fino a quando l’assessore Amati non si dimetterà dall’incarco ricevuto da Emiliano per rappresentare “Azione” nell’esecutivo. L’ordine del giorno di ieri del Consiglio regionale prevedeva, oltre all’assestamento dei conti ed i debiti fuori bilancio, anche altri diversi provvedimenti urgenti da approvare, quali il rinnovo del Corecom, scaduto da due anni, e la nomina del vice presidente del Consiglio in quota maggioranza. Postazione quest’ultima ricoperta fino a cinque mesi fa dal consigliere Cristian Casili del M5S e da cui si era dimesso a seguito dall’uscita dei pentastellati dalla maggioranza. Ora, però, Emiliano vorrebbe riproporlo con la prospettiva di riportare il partito di Giuseppe Conte nella sua coalizione di governo della Regione. Ma anche per l’elezione di Casili a vice di Loredana Capone (Pd) è stato chiesto un nuovo rinvio, con la speranza che i pentastellati pugliesi decidano di ritornare in maggioranza dopo l’assemblea nazionale del loro partito, fissata per il 23 e 24 novembre prossimi a Firenze. Comunque la seduta di ieri del Consiglio regionale pugliese, secondo i sei rappresentanti di opposizione del partito di Giorgia Meloni, Fdi, sarebbe servita a mettere l’Arti (l’Agenzia regionale per le innovazioni tecnologiche) al servizio della prossima campagna elettorale con un escamotage degna del miglior Arsenio Lupin. Infatti, hanno dichiarato in una nota i sei consiglieri del Gruppo di Fdi, “si moltiplicano le poltrone e si annullano, praticamente, i controlli. Nell’Agenzia che si dovrebbe occupare di innovazione tecnologia l’unica vera innovazione è, infatti, l’aver creato un consiglio di amministrazione a tre, oltre a un intero comitato scientifico, mentre i revisori dei conti si riducono a uno”. “Un decadimento della politica regionale – hanno commentano il capogruppo Renato Perrini e i consiglieri di Fdi Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Tommaso Scatigna e Tonia Spina – che utilizza organismi pubblici e soldi dei pugliesi per fare una campagna acquisti che, ahimè, tenta di strizzare l’occhio al ‘centro’ del centrosinistra per tentare, anche oggi inutilmente, di avere i numeri necessari per i debiti fuori bilancio e il Defr, perché sulle leggi che portano un nome e un cognome, o un destinatario elettorale, i numeri li trova eccome”. “Lì dove, invece, si tratta di assumere la responsabilità politica di amministrare la Regione, – hanno concluso i rappresentanti ‘meloniani’ – la maggioranza, che oggi poteva pure contare sul voto favorevole del M5S non aveva i voti di ‘Azione’ (partito del nuovo assessore al Bilancio), ma non solo” di questo. Insomma, una maggioranza, quella di Emiliano, che naviga a vista e che “prende il largo” solo quando si tratta di costituire nuove poltrone e dare ulteriori incarichi. Mentre, quando si devono votare provvedimenti utili alla collettività, spesso rischia di arenarsi sulle secche di un fondale poco profondo con i numeri, per far navigare senza rischi una maggioranza che è tale solo per la spartizione delle poltrone.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Novembre 2024

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