Cultura e Spettacoli

Folla, chiasso e miasmi nella Bari che fu

E’ maggio e le prime comitive di stranieri si aggirano per la città vecchia. Incantati, dal “dedalo delle viuzze che serpeggiano fra pietre millenarie”, nordeuropei e statunitensi scattano foto a iosa. Fra alcune settimane, osservando sullo schermo di un pc quegli scatti, proveranno a immaginare le stesse strade e gli stessi palazzi animati da ben più intenso ritmo di vita. Noi stessi nei giorni del corteo nicolaiano ci interroghiamo su cosa doveva essere mille anni fa Bari (che allora neanche poteva dirsi ‘vecchia’ essendo ‘unica’) affollata da popolani vestiti di panni che oggi vediamo addosso a figuranti. E la fantasia vola, mitizza un borgo di mare vivacissimo e prosperoso. Ma era poi questo paradiso la Bari medievale? Fino al 1813, anno in cui il Murat autorizzò la lottizzazione dei terreni posti al di là delle mura, ben diciottomila abitanti si concentravano in appena mezzo chilometro quadrato. Una superficie, quest’ultima, rimasta la stessa da quasi un millennio e sulla quale nei giorni cruciali delle partenze per le crociate potevano arrivare ad affollarsi anche venti, venticinquemila persone. Facile immaginare le conseguenze di una concentrazione umana che doveva avere dell’intollerabile all’interno di un centro abitato dove la larghezza media delle strade non superava i due metri. Ci lamentiamo oggi degli ingorghi del traffico. E quando due carri si incrociavano lungo quei budelli? Strade continuamente lerce delle deiezioni degli animali da soma (che con caldo di luglio…). Nel Duecento non si parlava di inquinamento acustico perché non esistevano sirene, allarmi, clacson e impianti industriali. Però vicoli risuonanti dei richiami dei venditori e del chiasso di centinaia di botteghe artigiane… Un vivere gomito a gomito che non faceva bene a nessuno. La minaccia igienica era in agguato permanente ; la gente non usava lavarsi, una famiglia su due trovava come crescere galline e conigli, ogni palazzo aveva la sua stalla. Tanta promiscuità – acuita dal senso di claustrofobia messo dalla scarsezza di spazio fisico – forse innescava di continuo litigi. Le guardie dovevano avere il loro bravo da fare per sedare risse, che aggiungevano clamore al già spaventoso vociare di gente per strada, dai balconi, dai bassi. E, salvo che ai confini della cinta muraria, la luce solare era poca, il ricambio d’aria modesto. No, nella Bari medievale non si stava meglio che nella sua discendente dell’era globale. Con la differenza però che la gente non faceva caso al fetore in cui navigava, accettava le epidemie come castighi imposti dal Cielo e ciò che oggi chiamiamo chiasso era normale suono di centro abitato. Un suono che nell’abbraccio della mura suonava rassicurante. Perché oltre la Muraglia cominciava l’incubo saraceno e al di là dei bastioni che davano sull’entroterra cominciava quello dei briganti e degli invasori di turno. Oggi invece per trovare nemici non dobbiamo scomodarci più di tanto. Basta scendere per strada. Fra scippatori, rapinatori e balordi possiamo dirci serviti. E al rientro chissà che topi d’appartamento non ci abbiano riservato qualche bella sorpresa.
Italo Interesse


Pubblicato il 27 Maggio 2012

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