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Forte fermento del “mondo” olivicolo per i prezzi all’ingrosso troppo bassi di olio e olive

E’ in forte fermento il “mondo” olivicolo pugliese a causa dei bassi prezzi praticati sul mercato locale già nel corso di avvio della stagione di produzione. Prezzi troppo bassi dell’olio extra vergine e conseguentemente delle olive, già ad inizio campagna, a causa di una presunta inaccettabile strategia  di “non acquisto” messa in atto dai grossisti sin dall’inizio della stagione di produzione, al fine  di far  “allineare” al ribasso la quotazione dell’olio d’oliva di produzione italiana a quello di provenienza estera,  in particolare di Grecia e Spagna. E questa è sicuramente un’ulteriore ed inaccettabile stangata per gli olivicoltori e trasformatori italiani, che producono un olio extra vergine di qualità verosimilmente superiore a quello straniero, ma che di contro non trova il giusto riconoscimento economico, che scaturisce da tutti i fattori di produzione, neppure dopo una carenza produttiva come quella verificatasi nella campagna olearia del 2018/2019, a causa delle note gelate di febbraio-marzo del 2018. Infatti, tra i primi a denunciare l’anomalia di mercato che si sta verificando già nelle prime settimane della stagione produttiva dell’olio è Coldiretti-Puglia, che in una nota parla di una vera e propria “invasione” di olio d’oliva spagnolo sul mercato interno nazionale, con importazioni che nel 2019 crescono in quantità del 48% rispetto agli anni precedenti e con inevitabili gravi ripercussioni sull’Uliveto Italia che, sulla base di un’analisi sui nuovi dati Istat relativi al commercio estero, evidenziano come il settore olivicolo italiano vada in netta controtendenza rispetto al surplus commerciale fatto registrare a livello generale. Tale problema – ha reso noto la stessa Coldiretti – sarà discusso a Roma nel corso di un incontro convocato dal Sottosegretario pugliese alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate del M5s, a cui parteciperà una delegazione di olivicoltori e frantoiani di Coldiretti-Puglia, guidati dal presidente regionale dell’associazione, Savino Muraglia. “E’ impensabile che il prezzo di olive e olio sia già ad inizio campagna al di sotto dei costi di produzione” ha dichiarato il presidente Muraglia, rilevando che “le speculazioni in campagna vanno stanate sui banchi di vendita al consumo”. Infatti, ha spiegato il presidente pugliese di Coldiretti, “in una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione a 2,50-3,00 Euro (ndr – al litro) è impossibile che sia contenuto olio extravergine di oliva (ndr – italiano), perché detta quotazione non coprirebbe neanche i costi di produzione”. “L’olio extravergine di oliva ‘Made in Italy’ – ha chiarito Muraglia –  non può essere venduto a meno di 7-8 euro al litro”. Quindi, ha concluso Muraglia, “bisogna guardare con più attenzione le etichette, acquistare oli sulla cui etichetta è esplicitamente indicato che siano stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente da aziende olivicole e frantoiani che fanno della tracciabilità il fiore all’occhiello aziendale”. Nei soli primi otto mesi del 2019 –  secondo quanto riferisce Coldiretti – sono arrivati dall’estero in Italia ben 280 milioni di chili di olio spagnolo che, spesso vengono mescolati con quantitativi di olio d’oliva nazionale, per acquisire in etichetta e sotto la copertura di marchi nazionali storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali e mondiali. Il risultato è – ha rilevato inoltre Coldiretti – un’invasione sugli scaffali dei supermercati di oli di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’olio nuovo italiano, con un effetto dirompente che rischia di vanificare l’ottima annata olivicola in corso e che vedrà un incremento di produzione di olio extra vergine d’oliva italiano per un totale stimato di 315 milioni di chili, peraltro di ottima qualità.  Secondo Coldiretti, la Spagna si conferma primo importatore di olio d’oliva nel nostro Paese, con oltre i tre quarti del totale delle vendite di olio d’oliva sul nostro mercato interno, Vendite salite complessivamente a 363 milioni di chili nel 2019, in aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Mentre al secondo e terzo posto, per le importazioni in Italia di olio d’oliva, si piazzano rispettivamente i greci e i tunisini. A favorire gli arrivi dall’estero di olio d’oliva in maniera così massiccia – sempre secondo Coldiretti – è la mancanza o l’insufficiente trasparenza nella commercializzazione al dettaglio del prodotto, nonostante sia obbligatorio indicare per legge, in etichetta, dal primo luglio 2009 (in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009) anche la nazione di origine delle olive da cui è stato estratto l’olio commercializzato. Infatti, ha rilevato ancora Coldiretti, sulle bottiglie di olio extra vergine ottenute da olive straniere in vendita sugli scaffali della Gdo (Grande distribuzione organizzata) è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere ad occhio nudo le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”, che pure sono obbligatorie per legge  per l’etichettatura dell’olio di oliva. Infatti, riferisce sempre Coldiretti-Puglia, la scritta il più delle volte è riportata in caratteri molto piccoli, collocata sulla contro etichetta (apposta sul retro bottiglia) e, in molti casi, in una posizione addirittura da renderla difficilmente visibile. Se, poi, a tutto questo si aggiunge che bottiglie contenenti olio extra vergine ottenuto da olive straniere spesso sono vendute anche con rinomati marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità, i rischi per il comune acquirente consumatore di cadere in un inganno commerciale sono notevoli, perché questi ultimi dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento, per poter scegliere consapevolmente un olio extra vergine di produzione italiana al 100%. Poca chiarezza sull’olio d’oliva si riscontra per Coldiretti anche nei ristoranti, dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti per la somministrazione ai tavoli di questo prodotto, in quanto nei locali di ristorazione è tuttora fuorilegge 1 bottiglia di olio d’oliva su 4 (25%), perché non viene rispettato l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre  del 2014 n. 161, che prevede anche sanzioni per i titolari delle aziende di ristorazione, oltre che la confisca del prodotto. Ad ogni buon conto Coldiretti-Puglia, nel concludere la sua recente denuncia sulle anomalie persistenti nel settore della commercializzazione dell’olio d’oliva, rende noto, come esempio, le principali voci di costo all’ingrosso di una bottiglia di olio extra vergine (al netto di Iva (22%) per bottiglia; tappo antirabbocco 0,15 euro + Iva (22%); etichetta e controetichetta 0,40 euro in su + Iva (22%); costo di imbottigliamento e confezionamento 0,50 euro a pezzo; costo minimo dell’olio extra vergine di oliva italiano all’ingrosso 5,00 euro inclusivo di Iva (4%) e trasporto. Trattasi, ovviamente, di una tabella indicativa per un raffronto comparativo minimale che i comuni consumatori di olio extra vergine d’oliva effettivamente 100% italiano dovrebbero fare, per effettuare un acquisto consapevole di tale prodotto sugli scaffali di vendita al dettaglio. Diversamente procederebbero alla cieca e, quindi, con il rischio di incorrere negli inganni commerciali accennati. Ovvero di acquistare un olio d’oliva che sia realmente nazionale, ma soltanto per il marchio.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 19 Novembre 2019

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