Sui recenti dati diffusi dall’Istat in merito all’andamento dell’inflazione nel nostro Paese, a seguito delle conseguenze dell’evento bellico tra Russia e Ucraina, sono intervenute a commento degli stessi la Cia (Confederazione italiana agricoltori) e la Coldiretti della Puglia per rendere note le rispettive preoccupazioni sull’andamento attuale dei prezzi e le richieste della categoria, per contenere la lievitazione dei costi di produzione, al fine di tamponare ai fattori di rischio e, quindi, crisi per il settore agricolo. Infatti, nella nota della Cia da subito si rileva che grazie agli effetti del bonus energia, esteso a circa 5 milioni di famiglie italiane, l’inflazione ha subito un rallentamento. Però, per la Confederazione degli agricoltori italiani, è sempre troppo alta per cittadini e imprese agricole, avendo registrando ad aprile un aumento del 6% tendenziale (dal +6,5% del mese precedente). Infatti, ha rilevato la Cia, la componente energetica regolamentata, pur frenando, segna comunque una crescita del 64,3% su base annua (dal +94,6%), che vuol dire costi di produzione ancora alle stelle per serre, stalle e agriturismi, in una fase fondamentale del calendario agricolo. Quindi, secondo la Confederazione i prezzi dei beni alimentari accelerano al +6,1% rispetto ad aprile di un anno fa (+5% quelli lavorati e +7,8% quelli non), con conseguenze immediate per i consumatori, trascinati però dagli aumenti costanti di acqua, elettricità e combustibili (+24,7%) e trasporti (+9,7%). E anche se la riduzione delle accise sui carburanti per autotrazione ha raffreddato un po’ i listini del gasolio per i mezzi di trasporto (da +34,5% a +23,1%) e della benzina (da +26,4% a +13%), non è abbastanza per ridare fiato al settore primario e all’intera filiera agricola, in un Paese come il nostro, in cui oltre l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma. Percentuale, questa, che nel caso degli alimentari freschi supera addirittura il 90% delle merci trasportate. Perciò, ha evidenziato la Confederazione nazionale degli agricoltori italiani, è necessario continuare a tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, prevedendo più risorse e interventi strutturali sui campi e lungo la filiera agroalimentare anche per scongiurare speculazioni sui prezzi al dettaglio che né le aziende, né i cittadini possono accettare. L’analisi di Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat relative all’inflazione ad aprile 2022 pone invece l’accento sul carrello della spesa, con la classifica dei rincari che è guidata dagli oli di semi, soprattutto quello di girasole, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita dovuti agli aumenti internazionali del grano, ed al terzo il burro, che risente della ridotta disponibilità di mais destinato all’alimentazione delle mucche da latte. I prezzi di cibi e bevande – ha rilevato nel dettaglio l’analisi di Coldiretti – sono balzati in media del 6,4%, con aumenti a doppia cifra per la pasta (+14%), carne di pollo (+12%), verdura fresca (+12%) e frutti di mare (+10%), ma sono aumentati anche quelli di gelati a (+10%), uova (+9%) e pane (+8%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente – ha precisato la Coldiretti – l’intera filiera agroalimentare, a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Infatti, secondo quanto riferisce ancora Coldiretti, circa 1/3 del totale nazionale delle imprese agricole è costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Infatti, ha poi sottolineato Coldiretti Puglia, il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette sui costi di produzione del cibo, ma anche su quelli di confezionamento. Dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti l’incidenza dei maggiori costi colpisce anche le diverse filiere di produzione riguardanti le confezioni di latte, le bottiglie per olio, succhi e passate, le retine per gli agrumi ed i barattoli smaltati per i legumi. Con il risultato, ad esempio, che in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml, in vendita mediamente a 1,3 euro, oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Quindi, per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori. E, se si considerano i soli prodotti trasformati, la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi di euro, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Ismea. Quindi, anche per Coldiretti Puglia, come rilevato dalla Cia, nel comparto agricolo nazionale bisogna intervenire, per contenere il più possibile il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati per salvare le aziende e programmare il futuro, lavorando da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali. E con precisi obiettivi – ha concluso Coldiretti Puglia – non solo qualitativi e quantitativi, ma anche sui prezzi, che devono essere equi, senza mai scendere sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Ma – come è noto – tra il “dire” ed il “fare”, però, c’è sempre di mezzo il “mare” che rischia nella pratica di rendere tali enunciazioni solo un elenco di buoni propositi da conseguire, ma che in concreto è quasi sempre assai difficile da raggiungere appieno.
Giuseppe Palella
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