Cultura e Spettacoli

Fortunato Picchi, patriota ‘anomalo’

Il 6 aprile 1941, nel poligono militare di via Agucchi a Roma veniva fucilato alla schiena Fortunato Picchi, singolare figura di patriota. Aveva 45 anni, era stato accusato di “tradimento a danno della Patria”. La storia di quest’uomo interseca quella della nostra terra durante l’ultima guerra. Reduce della Grande Guerra, dove come soldato semplice aveva combattuto sul fronte macedone, Picchi emigrò in Inghilterra, dove iniziò a lavorare presso il Savoy Hotel come cameriere. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, come tutti i cittadini italiani residenti nel Regno Unito, Picchi venne internato nell’isola di Man. Picchi, che durante la sua lunga permanenza a Londra non aveva smarrito l’amore per l’Italia al contempo maturando una coscienza fortemente antifascista, avanzò richiesta di arruolamento nel corpo dei paracadutisti : Voleva dare il suo contributo alla caduta di Mussolini. La richiesta fu accolta. Era il 1940. Quando l’anno dopo lo Stato Maggiore britannico architettò l’operazione Colossus, Picchi fu subito coinvolto. La sua conoscenza dell’italiano sarebbe tornata preziosa in un’impresa di grande valore strategico : paracadutare sul territorio italiano una quarantina incursori che minassero le condotte dell’Acquedotto Pugliese in due punti istinti : il viadotto sul torrente Tràgino e quello sul torrente Ginestra. L’azione ebbe luogo l’11 febbraio 1941 e andò a ‘buon’ fine. Le cariche danneggiarono gravemente i due ponti-canale (ma i tecnici dell’Acquedotto, i quali in previsione di attentati avevano accantonato nei pressi di ogni viadotto tubazioni di scorta, ripararono il danno in meno di due giorni). Non andò a buon fine invece la fuga degli incursori, il cui piano ora prevedeva di raggiungere la foce del fiume Sele, dove era in attesa un sommergibile. Immediatamente allertati, gruppi di civili, carabinieri e soldati si misero a dare la caccia agli attentatori, che vennero localizzati tra il 12 e il 15 febbraio. Al termine di uno scontro a fuoco, nel corso del quale morirono due civili, gli incursori nemici vennero tutti arrestati. I prigionieri, prima rinchiusi nel carcere di Napoli, furono poi inviati al campo di lavoro di Sulmona. Tranne uno : Fortunato Picchi. Malgrado sulle prime avesse cercato di passare per un soldato francese, Picchi venne smascherato e incriminato di altro tradimento. Il processo fu una formalità. Picchi, che non aveva speranze, respinse l’accusa di tradimento e dichiarò con fermezza di essere un “patriota” e, come tale, d’aver agito “allo scopo di contribuire alla liberazione dell’Italia dalla tirannide fascista”. Scontato il verdetto della corte. Picchi non presentò nemmeno domanda di grazia e affrontò la morte con grande dignità.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Giugno 2018

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