Fotogrammi, coraggio e cinismo
Lunedì scorso l’annuncio ufficiale : Dal 27 aprile al 27 maggio Bari, unica sede italiana, ospiterà l’allestimento degli scatti dei finalisti della quinta edizione di World Press Fhoto. Cinque i reporter finalisti : Ivor Prickett, Patrick Brown, Adam Ferguson, Toby Melville e Ronaldo Schemidt. Quest’ultimo concorre con una foto che ritrae un ragazzo in fuga con la schiena avvolta dalle fiamme (lo scatto risale ai giorni dei disordini scoppiati in Venezuela nel corso delle proteste contro il governo di Nicolas Maduro). L’immagine, che qui non è possibile riprodurre per ragioni di copyright, ha dell’agghiacciante. Tecnicamente perfetta, essa però presenta un neo, ovvero suscita una domanda imbarazzante : Premesso che serve un bel coraggio per scegliere di trovarsi in prima linea, quale lo stato d’animo di Schemidt in quel momento, gioia o raccapriccio? Nel primo caso si può capire la necessità di bersagliare il poveraccio di scatti, tra cui selezionare quello ‘buono’, cioè quello più ‘remunerativo’. Nel caso contrario, perché Schemidt non è intervenuto in favore di quel giovane? Se un reporter è anche un uomo, non dovrebbe essere impermeabile all’istinto solidale. Ma, il dovere di cronaca, si dirà, il mestiere del fotoreporter… e poi se si è a digiuno di nozioni in fatto di pronto soccorso, non è meglio fermarsi e lasciar fare a chi è del mestiere? Così stando le cose non esiste motivo perché un otturatore non si apra e chiuda quindici, venti volte (altrettante volte sedando una coscienza). Se si scende di livello, non dissimile è l’atteggiamento del passante il quale al cospetto di una sciagura o d’una situazione d’imminente pericolo mette da parte ogni senso della solidarietà e cava dalla tasca lo smartphone. Così la Rete si riempie di video-spettacolo – alcuni dei quali destinati a diventare virali – affatto formativi. A questo atteggiamento, anche ostentato di cinismo è preferibile l’esempio offerto da Lorenzo Pianezza, il diciottenne che a Milano ha salvato un bambino di due anni e mezzo caduto sul binario del metrò. Il giovane, consapevole del rischio che correva (l’arrivo del convoglio era imminente), si è calato nella fossa dove scorre il binario a raccogliere il bambino, metterlo in salvo e dopo venir fuori da quella trappola. Un gesto eroico e da dividere con la prontezza dell’operatrice Atm la quale, notata sul monitor la situazione, ha fermato la corsa di quel treno attivando la manovra d’emergenza. Un gesto meraviglioso, tutti d’accordo, purtroppo solitario. Perché i tanti altri passeggeri fermi sulla banchina sono rimasti a guardare? Almeno, auguriamoci che in Rete non cominci a circolare un altro video dello stesso gesto girato da uno smart.- Nell’immagine, uno scatto di James Natchwey che ritrae un altro celebre fotoreporter, Bryan Denton.
Italo Interesse
Pubblicato il 17 Febbraio 2018