Cultura e Spettacoli

Fra due torrenti l’insediamento dei Peucezi

Quanto è cambiato il volto di Bari dai primi insediamenti umani ad oggi? Se una macchina del tempo collocata in piazza Massari scaraventasse un fortunatissimo viaggiatore all’età del Bronzo, il nostro viaggiatore non riconoscerebbe il sito : Egli si ritrova ai margini di una boscaglia ricca di odori penetranti e mai percepiti. Quali uccelli cantano così?… Distante, una volpe lo scruta guardinga. In alto un grosso rapace insegue un gabbiano così temerario da allontanarsi dalla riva per trecento metri. Dalla parte dove il vento trasporta un intenso odore di alghe, il manto vegetale va degradando in una steppa qua e là chiazzata di cespugli di macchia mediterranea. A spezzare la monotonia del piatto paesaggio è un modesto e glabro promontorio che si leva in direzione nord-est a meno di un chilometro. Incuriosito, il viaggiatore si incammina. Calpesta un terreno accidentato lungo il quale non si scorge una pista. A misura che si avvicina al promontorio l’odore di alga si fa più intenso. Ecco, è giunto. La piccola altura costituisce la parte terminale di una penisoletta alla cui punta schiuma il mare. Un villaggio di capanne circondato da un rozzo muro in pietra è arroccato in cima all’altura. Dal suo interno giungono nitriti, suoni di lavoro e voci (incomprensibili) di gente affaccendata. Quanta gente potrà abitare quel sito? Non più di un duecento anime. Uomini armati di lancia e scudo – attenzione, sono guerrieri peucezi! – vigilano all’ingresso. Meglio non farsi vedere, tanto più che un uomo coperto di stracci sta uscendo dall’accampamento alla testa di un gregge (dove il pastore porterà a pascolare le sue pecore?). Scivolando cautamente fra macchie, cespugli e qualche ondulazione del terreno, il viaggiatore si allontana verso destra. Giunge subito in vista di un’insenatura sabbiosa. Rozze imbarcazioni a vela affollano il piccolo specchio d’acqua. Sul bagnasciuga un gruppetto di uomini e donne discute animatamente con alcuni pescatori che hanno depositato sulla riva reti colme di pesce (cos’è, il pesce non è fresco, il prezzo non è equo?…). Più avanti un’altro pastore. In lontananza una nuvola di polvere… Una carovana. Uomini a piedi, vestiti sommariamente accompagnano somari carichi di ceste. Mercanti, probabilmente. Procedono su una pista che poi abbandonano per dirigersi verso la caletta. La strada, un sentiero poco accidentato, è libera. Si può procedere verso sud. L’aria è meravigliosamente profumata, i colori accecano. Il paesaggio resta piatto. A sinistra il mare, a destra una boscaglia bassa che si addentra nell’entroterra. Nessuno sulla pista, il mare e il vento risuonano altissimi in un silenzio inconcepibile. La passeggiata finisce davanti alla foce di un fiumiciattolo sulla cui riva si abbevera un branco di robusti cavalli selvatici dal manto bruno e lucente. E’ tempo di tornare indietro. Ma raggiunto il punto di partenza, il viaggiatore è tentato di procedere. C’è un altro sentiero, che ci sarà a nord-ovest dell’insediamento?… La passeggiata, questa volta più breve si ferma davanti alla foce, paludosa, di un altro fiumiciattolo. Alte dune sabbiose avvolgono una spiaggia dalla sabbia bianchissima. Oltre le dune, pini si stendono a perdita d’occhio. Da un cespuglio sbuca un cervo, l’animale s’impaurisce alla vista dell’uomo e scompare al galoppo tra il fitto sottobosco. Il sole comincia a calare. C’è appena il tempo di tornare alla Macchina e premere il pulsante di ritorno. Una sensazione vorticosa e il nostro viaggiatore è di nuovo in mezzo al traffico. Gli automobilisti strombazzano : Che fa quel cretino piantato in mezzo alla strada? L’ex viaggiatore scruta la mole del Palazzo del Governo, si volta verso il Palazzo di Città, si gira verso il Margherita e si ritrova più stupefatto di prima. Sicché, riflette stordito mentre prudentemente guadagna il marciapiede, ha prima visto il sito dove ora si levano i ruderi del Monastero di Santa Scolastica, poi lo specchio d’acqua compreso fra il Fortino e il Margherita, quindi il torrente Valenzano, infine il torrente Picone, l’ansa di Marisabella, la spiaggia e la pineta di San Francesco… Meglio allora che adesso? E’ difficile dire.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Marzo 2016

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