Frederic e Lou, l’amore intrappolato
E’ andato in scena al Duse un lavoro di e con Leo Lestingi che racconta uno degli ultimi giorni di Frederic Nietzsche
Amari furono gli ultimi giorni di Frederic Nietzsche, segnato dalla follia, solo e segregato dalla sorella-carceriera (Elizabeth), accudito con amore solo dalla fedele Anna, la governante. Si sa poco di tale funesto periodo. Per cui torna gradita questa fantasia di Leo Lestingi, ‘Lou & Fritz’, in cui credibilmente si ricama intorno all’appena documentato ultimo incontro avvenuto tra il grande pensatore e Lou von Salomé, la donna amata fra molte sofferenze da Nietzsche vent’anni prima (in ‘comunione’ con l’amico d’entrambi, Paul Rèe) e poi scomparsa dalla sua vita; l’incontro ebbe luogo a Weimar il 15 ottobre 1899, ultimo compleanno di Nietzsche, il quale si sarebbe spento dieci mesi dopo, il 25 agosto. Nel ritrarre la devastante solitudine di un uomo e d’un filosofo, acutamente Lestingi non fa apparire Elizabeth. L’assenza della donna assegna a questa figura una palpabilità minacciosa. In questo modo, l’ombra della ‘Grande Sorella’ si avventa sull’incontro, segnando il crepuscolo di una vita e dell’epopea di un pensiero entrato nella Storia. Andata recentemente in scena al Duse, questa produzione Almanacco ha vista in scena, con lo stesso Lestingi, le brave Lidia Cuccovillo (Lou) e Anna Maria Damato (Anna). Avvolto dal Preludio del I atto del Tristano e Isotta di Wagner e dall’Adagietto della V sinfonia di Mahler, lo spettacolo ha il sapore della pagina voltata: Nietzsche non ha più ragione di vivere, Lou di rivedere il mancato amore, Anna di restare in quella casa. Non sappiamo Elizabeth, ma si può immaginare la donna sicura nella maturata decisione – poi messa in essere nel 1893 – di dare vita a Naumburg ad un Archivio di promozione del pensiero del fratello; ma il progetto non rese giustizia al pensiero nietzchiano, in parte distorto soprattutto con la pubblicazione artefatta e postuma dei frammenti che vanno sotto il nome di ‘La volontà di potenza’. ‘Lou & Fritz’ getta le sue fondamenta nel gran bel lavoro di Lestingi in fase di scrittura; una drammaturgia dalla sofferta gestazione e frutto di lunghe ricerche e della rilettura della vicenda che si riferisce sia a Nietzsche che a Lou von Salomé. Una messinscena che vive di parola, più che d’azione, stante la preponderanza del testo rispetto al movimento scenico, a sua volta impedito dall’ingombro (tenuto conto della limitata metratura del palcoscenico del Duse) procurato al centro della scena dal tavolo da lavoro del filosofo. Lestingi offre un’interpretazione pensierosa ed incupita, pacata e piena di riserbo, coerente col ritratto che alcuni dopo la nobildonna russa avrebbe fatto del filosofo, descritto in questi termini : “Il contegno suscitava l’impressione di segretezza e di riservatezza. Nella vita di ogni giorno era di una grande cortesia e di una mitezza quasi femminile”). A questa mansuetudine sconfitta, fa contrasto il piglio moderatamente propositivo, appena accademico e tuttavia efficace della Cuccovillo. Chiude bene il cerchio il contributo accorato e contenuto di Anna Maria Damato.
Italo Interesse
Pubblicato il 26 Novembre 2024