Fumata nera in Commissione per la modifica di statuto e legge elettorale
Slitta alla prossima settimana il voto in Consiglio regionale sui due ddl della Giunta
Nella seduta del Consiglio regionale prevista per oggi, 20 maggio, non si voteranno i due disegni di legge di modifica dello statuto e della legge elettorale. Infatti, ieri la VII Commissione permanente agli “Affari Istituzionali” della Regione non ha potuto portare a termine l’esame dei due ddl della Giunta regionale e, quindi, esprimersi col parere per mancanza del numero legale al momento del voto. Come già riferito in un precedente servizio della scorsa settimana, nel primo disegno di legge si adegua lo statuto regionale alle disposizioni della normativa nazionale, nella parte in cui stabilisce che il plenum dei consiglieri dell’Assemblea regionale debba essere conforme a quanto stabilito dalla legge statale in base al numero dei residenti. Per cui la Puglia, avendo – come è noto – subito ultimamente un decremento di popolazione residente sotto la soglia dei 4 milioni di abitanti, dovrebbe ridurre il numero degli eletti a 40, dagli attuali 50. A meno che il Parlamento, prima che il governo Meloni emani il decreto di indizione delle prossime elezioni regionali, accolga la proposta di legge già presentata al Senato da Forza Italia che prevede la riduzione nel caso che il decremento di popolazione sia superiore al 5% della soglia già fissata. Ossia, nel caso della Puglia, che la riduzione sia superiore, o pari, ai 200mila abitanti sotto la fascia dei 4 milioni previsti dalla normativa. Invece, il secondo disegno di legge interviene sulla distribuzione dei seggi, rendendola conforme al numero di consiglieri di cui si comporrebbe il prossimo Consiglio regionale. La seduta di ieri della VII Commissione, però, è stata comunque animata da una serie di interventi che hanno messo a fuoco i dubbi e le incertezze che ruotano introno alle modifiche che si vogliono introdurre con i due citati ddl. Il consigliere Napoleone Cera del gruppo della Lega ha richiesto l’audizione di Anci, sindacati ed esperti che possano spiegare nel dettaglio l’impatto delle modifiche. A quel punto si sono rese necessarie due sospensioni per appurare se fosse legittimo il rinvio di tutta la seduta – come supposto inizialmente dal presidente Joseph Splendido, anch’egli del partito di Matteo Salvini, – o se anche la richiesta di audizioni dovesse essere sottoposta al voto dei commissari – come sostenuto dall’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, presente alla seduta in veste di commissario rappresentativo del gruppo di Azione. La segreteria generale del Consiglio ha confermato la seconda interpretazione. Però, al momento di votare la richiesta di audizioni sul primo punto all’ordine del giorno, ossia la proposta a firma di Amati e del consigliere Francesco Paolicelli del Pd, di abrogare l’obbligo per i sindaci di dimettersi 180 giorni prima del voto, è mancato il numero legale. A determinare la caduta del numero legale sono state l’assenza nel centrosinistra e la non partecipazione al voto dei rappresentanti del centrodestra. Mentre la consigliera Grazia di Bari del “Movimento 5 Stelle”, vice presidente della VII Commissione, si è astenuta perché subentrata alla presidenza in sostituzione di Splendido, che aveva abbandonato la seduta. La necessità di approvare in tempi rapidi il disegno di legge di modifica allo statuto è dettata soprattutto dai tempi obbligati per completare l’iter legislativo previsto per le norme statutarie. Infatti tali norme, in caso di approvazione con una maggioranza inferiore a quella qualificata, richiesta dal Regolamento, per essere approvate necessitano di una doppia votazione favorevole a distanza di 60 giorni l’una dall’altra, più ulteriori 3 mesi per consentire la richiesta di un eventuale referendum da parte di un cinquantesimo degli elettori della regione, o di un quinto dei componenti del Consiglio regionale. Tempi che, in scadenza di legislatura, potrebbero non essere sufficienti se il passaggio in Consiglio del ddl di modifica dello statuto dovesse slittare ulteriormente. Dopo la fumata nera della VII Commissione, che non ha votato il disegno di legge per mancanza di numero legale, nella riunione dei capigruppo. La maggioranza di centrosinistra alla Regione Puglia ritenterà la modifica dello Statuto nella seduta del Consiglio prevista per martedì 27 maggio. Sempre che il disegno di legge venga votato nella prossima seduta della Commissione “Affari istituzionali”. Per intervenire sulla legge elettorale, invece, si tenterà nuovamente di trovare un accordo. Per i gruppi di maggioranza di “Per la Puglia”, “Azione” e “Con”, infatti, la discussione della legge elettorale deve comprendere non solo l’adeguamento della redistribuzione dei seggi, che – come detto – nella prossima legislatura saranno quasi sicuramente 40 e non più 50, ma anche gli altri punti proposti. Ossia l’introduzione del consigliere supplente, la soglia di sbarramento al 4% legata però al risultato della coalizione e non del presidente, l’obbligo per i sindaci, che vogliano candidarsi al Consiglio regionale, di dimettersi 60 giorni prima del voto e non 180 come previsto attualmente dalla norma approvata lo scorso anno ed in attesa di essere discussa dalla Corte costituzionale, a seguito dell’impugnativa effettuata dal Governo nazionale. Insomma, alla Regione Puglia la legislatura che sta per terminare potrebbe concludersi con un finale tutt’altro che tranquillo, considerate le acque agitate in cui versa la maggioranza e lo stato di confusione con cui navigano le forse di opposizione di centrodestra e del M5S, che non sa ancora se alle prossime regionali in Puglia si presenterà in coalizione con il Pd, oppure con proprio candidato presidente, come è già accaduto nel 2015 e nel 2020.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 20 Maggio 2025