Fumata nera per Sisto, ma anche per Ninni Cea
Ancora una fumata nera per l’elezione del deputato forzista barese Francesco Paolo Sisto alla Corte Costituzionale. Infatti, il noto penalista barese alla votazione di ieri del Parlamento in seduta congiunta si è fermato a quota 511 voti, mentre il quorum necessario all’elezione è di 571 preferenze, vale a dire i 3/5 degli aventi diritto al voto. Ma a restare ancora una volta, insieme a Sisto, a bocca asciutta c’è pure l’ex consigliere comunale barese Ninni Cea del Pdl-Fi che, in caso di elezione alla Consulta di Sisto, gli subentrerebbe a Montecitorio, essendo divenuto nella graduatoria del listino pugliese del partito di Silvio Berlusconi il primo dei non eletti alla Camera, dopo che nel settembre 2014 il primo degli esclusi di quella stessa lista alle politiche del 2013, Nuccio Altieri, ha preso il posto di Antonio Leone, eletto al Csm. Nella votazione di ieri per l’elezione dei giudici della Consulta hanno votato 877 tra deputati e senatori su un totale di 951aventi diritto al voto. Oltre a Sisto, nessun altro dei nomi proposti ha raggiunto il quorum necessario per essere eletto alla Consulta. Infatti, degli altri nomi proposti hanno conseguito voti 536 Augusto Barbera, 492 Giovanni Pitruzzella, 140 Francesco Modugno, 56 Piepoli e 10 Besostri. I voti dispersi sono stati 44, mentre le schede bianche sono state 83 e le nulle 36. Quindi, per ora, l’intesa tra Pd e Forza Italia per l’elezione di tre nuovi giudici per la Corte Costituzionale non ha sortito l’effetto sperato. Infatti, l’accordo tra il maggior partito di governo, il Pd, e quello più consistente dell’opposizione di centrodestra, Fi, prevedeva per l’appunto l’elezione di Barbera, Sisto e Pitruzzella, mentre dai banchi dell’opposizione pentastellata si è puntato sul nome di Modugno. Ma la spaccatura sui nomi da votare non c’è stata evidentemente solo nelle fila delle opposizioni, perché anche tra quelle della maggioranza si sono registrate molte defezioni sui nomi indicati dai vertici dei rispettivi gruppi parlamentari. Prima del voto ci sono state delle trattative tra la maggioranza di governo, in particolare il Pd, con il gruppo di opposizione che fa capo al ‘Movimento 5 Stelle’. Trattative che – secondo qualche bene informato – avrebbe dovuto portare all’elezione di due giudici costituzionali indicati dal Pd ed uno dal M5S. Però, qualcosa non ha funzionato nella trattativa, per cui alla fine gli esponenti del M5S hanno dirottato il proprio voto sul nome di Modugno ed il Pd ha invece puntato a resuscitare l’accordo raggiunto a suo tempo con Fi. Infatti, il deputato Danilo Tonelli del M5S, subito dopo l’esito negativo delle votazioni per la Consulta, ha commentato : “La spartizione delle poltrone in perfetto stile Partito della Nazione ha fallito: se vogliono cambiare metodo ed arrivare al ‘metodo 5 Stelle’ noi ci siamo e penso che oggi noi siamo più che mai necessari”. Commento, questo, che sembrerebbe quasi un messaggio alle forze di maggioranza per dire che senza un’intesa con i pentastellati, la prossima volta il risultato finale delle elezioni dei tre giudici costituzionali potrebbe essere per la maggioranza, ed il Pd in particolare, addirittura imprevedibile. Però, ieri a Roma, oltre alla seduta comune dei due Rami del Parlamento per l’elezione di alcuni membri delle Consulta, c’è stato anche il debutto di una nuova componente del centrodestra lanciata dall’ex coordinatore di Ncd, Gaetano Quagliariello, che, con un’iniziativa “sui generis” tenutasi al tavolo di un caffè Illy di Roma, ha presentato il movimento politico definito con il nome “Idea”, in quanto acronimo di “Iniziativa ed Azione”. Un movimento che – a detta del suo fondatore e presentatore – punta al ritorno a identità, valori e culture politiche di centrodestra moderato, ma soprattutto al coinvolgimento del territorio e di un’opinione pubblica disorientata e dalla mancanza di un’offerta politica nel mondo che cambia. A fondare e presentare questo nuovo movimento politico insieme al senatore Quagliariello, c’erano anche i parlamentari Augello, Giovanardi, Roccella, Piso, Bueno, Vaccaro, Compagna e due consiglieri regionali, Casali (Veneto) e Chiodi (Abruzzo), oltre ad una decina di responsabili regionali (sono stati annunciati presto comitati provvisori in tutte le 20 regioni) e ad un consiglio dei Garanti, che si apprestano a far compiere i primi passi a questo nuovo movimento di centrodestra, che Quagliariello ha descritto innanzi tutto come una forza “a contrario”. Infatti, ha affermato l’ex coordinatore del partito di Alfano: “Non siamo un altro partitino, non siamo la scissione di Ncd, che è stato un’esperienza utile al Paese, ma ultimata, perché chiamandosi Nuovo centrodestra non si può pensare di essere un pezzo del centrosinistra”. “Non siamo un’operazione di Palazzo” ha proseguito Quagliariello, che ha precisato: “Siamo invece un movimento che consente la doppia appartenenza e che ha una posizione politica chiara: essere alternativi a Renzi e al governo senza posizione pregiudiziali perché, come abbiamo fatto per la finanziaria, faremo proposte e vedremo quali risposte ottengono”. Ed ha precisato ancora Quagliariello: “Siamo un movimento fatto da chi senza iattanza è uscito da Ncd, da giovani che fanno politica con passione sul territorio, con un rapporto privilegiato con i candidati sindaci come Marchini, Passera, Di Piazza e Lettieri e con i movimenti con cui abbiamo fatto le regionali come primi interlocutori”. Insomma, nel centrodestra il terremoto iniziato nell’autunno del 2013, con la spaccatura di Forza Italia e la costituzione del Ncd di Angelino Alfano prima, e dei gruppi politici Ala di Denis Verdini e Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto appena qualche mese fa, continua. Anzi, le scosse di assestamento non sembrano ancora essersi fermate e già altri scossoni potrebbero profilarsi all’orizzonte.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 26 Novembre 2015